20 luglio 2006

Nei secoli Fidel

(fonte: Uliwood Party, 25/05/06, Marco Travaglio)

Per festeggiare la messa in mora che apre formalmente la procedura della Commissione europea contro la Legge Gasparri pubblico un articolo di Marco Travaglio di pochi mesi fa:

Chi ha visto “Otto e mezzo” di martedì ha potuto capire meglio il discorso di Nanni Moretti sul berlusconismo dopo Berlusconi. Il neoministro alle Comunicazioni Paolo Gentiloni duettava da pari a pari col presidente di Mediaset Fedele Confalonieri dinanzi a un arbitro disinteressato: Giuliano Ferrara. Si parlava di conflitto d’interessi, antitrust, legge Gasparri, cosine così. Il ministro informava che gli editori di tv non saranno dichiarati ineleggibili (come peraltro stabilisce la legge del 1957): tutto verrà risolto con un comodo blind trust che non risolverà nulla (come ha ammesso lo stesso Confalonieri). Ma, a prescindere dalle cose dette, bastavano le facce, ad audio spento, per intuire come andrà a finire anche stavolta. Ormai, come dice Luttazzi, il conflitto d’interessi è diventato ambiente. Gentiloni non è uomo da inciuci e, probabilmente, è in assoluta buona fede. Ma trova del tutto normale che chi dovrebbe smantellare il conflitto d’interessi e il trust ne discuta col presidente dell’azienda che incarna il conflitto d’interessi e il trust. Da quando è passata la balzana idea che Mediaset è «un grande patrimonio del Paese» (in realtà è un patrimonio del suo maggiore azionista, che incidentalmente è pure il capo dell’opposizione), Confalonieri è assurto al rango di monumento nazionale. Un’istituzione. Il rappresentante di un gruppo privato che da 12 anni viola due sentenze della Corte costituzionale continuando a occupare le frequenze di tre reti su terra potendone possedere solo due (una spetterebbe a Europa 7 di Francesco Di Stefano, ma Ferrara s’è dimenticato di invitarlo e Gentiloni s’è scordato di citarlo), per non parlare del Codice penale, s’è trasformato in un oracolo da consultare nei momenti-chiave della vita pubblica. C’è da nominare il presidente della Rai, cioè della concorrenza? Confalonieri vedrebbe bene Petruccioli. C’è da eleggere il capo dello Stato? A Confalonieri non dispiace D’Alema. Prodi offre le Comunicazioni a Di Pietro? Confalonieri non gradisce. C’è da rimpiazzare il dg della Rai, cioè della concorrenza? Confalonieri ha il suo candidato, ma «non lo dico per non bruciarlo». C’è da cambiare la Gasparri? Confalonieri avverte: «Non ci provate». È bello sapere che, su ogni dilemma della nostra vita quotidiana, possiamo contare su una voce amica. Slip o boxer? Chiediamo a Confalonieri. Vacanze al mare o ai monti? Interpelliamo Confalonieri. Rasoio elettrico o lamette? Facciamo decidere a Confalonieri. La privatizzazione delle istituzioni è giunta al punto che anche i più insospettabili hanno imparato a conviverci. Naturalmente Confalonieri fa benissimo a difendere gl’interessi della sua azienda/lobby, e se lo fa alla luce del sole tanto meglio per tutti. Il problema non è lui. Sono gli altri. È l’idea che i problemi si risolvano mettendosi d’accordo, mediando, facendo compromessi con chi quei problemi rappresenta. Come se la cosa pubblica fosse la frazione matematica fra interesse generale e interessi di bottega. Negli Stati Uniti l’Antitrust è più volte intervenuta a sanzionare il gruppo Microsoft per abuso di posizione dominante, imponendogli di cedere i rami eccedenti il tetto massimo consentita. Ma non s’è mai sognata di invitare Bill Gates a dibattiti tv o a negoziati bilaterali per trovare un accordo a metà strada: i rappresentanti dello Stato ascoltano le parti, ma alla fine impongono la potestà della Legge, che non è trattabile. E alla fine il privato obbedisce. Certo, gli Usa sono agevolati dal fatto di avere uno Stato e, dunque, di non conoscere “Otto e mezzo”. Hanno chiaro il confine fra pubblico e privato. A proposito. La Velina Rossa ha lanciato l’idea di nominare senatore a vita Bellachioma, quello che disconosce il risultato delle elezioni, minaccia lo sciopero fiscale e il ritiro dal Parlamento di tutti gli eletti dell’opposizione. Per completare l’opera, si potrebbe promuovere Confalonieri presidente della Corte costituzionale, sostituire l’inno di Mameli con quello di Forza Italia ed erigere, al Vittoriano, un monumento allo stalliere.

Approfondimenti:

"Quando l'oro parla, l'eloquenza è senza forza.", Erasmo da Rotterdam

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