30 agosto 2006

Ciascuno ha diritto di protestare come vuole

(fonte: lapadania.com - Massimo Fini - 26.08.06)

Gentile Direttore,
i paragoni di vicende attuali con i crimini nazifascisti sono una forzatura grottesca. Lo sterminio degli ebrei perpetrato dai nazifascisti fu un fatto specifico, eccezionale, scientificamente pianificato e attuato nelle maniere atroci, orrende, che tutti conosciamo. Forzata e grottesca è l’equazione, formulata spesso dalla stampa, anche italiana, George W. Bush uguale Hitler. Forzati e grotteschi sono dunque anche i paragoni fatti dall’Ucoii in un comunicato a pagamento pubblicato dal Quotidiano Nazionale: “Ieri stragi naziste, oggi stragi israeliane”, “Marzabotto=Gaza”, “Fosse ardeatine=Libano”. Ma anche noi usiamo ed abusiamo di queste forzature. Anzi siamo stati i primi. È stato il presidente Bush, ripreso favorevolmente da quasi tutta la stampa occidentale e da autorevolissimi storici, politologi, esperti e commentatori, americani, europei e italiani, a parlare di “fascisti islamici”. Ora si può pensare quello che si vuole dei movimenti, terroristici o di guerriglia o semplicemente ideologici, che oggi, nel mondo islamico, si oppongono all’Occidente, ma col fascismo, fenomeno europeo, non c’entrano niente. E se una componente, poniamo, della comunità ebraica italiana avesse pubblicato a pagamento un comunicato in cui paragonava gli atti dei terroristi o dei guerriglieri islamici a quelli dei nazisti e avesse fatto, come ha fatto l’Ucoii, un elenco delle loro vittime, certamente non ci sarebbe stata “l’unanime condanna” del nostro mondo politico, la richiesta di espellere questa componente da ogni organizzazione dello Stato né si sarebbe invocata la censura (Mastella) o parlato di “istigazione a delinquere” (D’Onofrio) o proposto di mettere direttamente i suoi esponenti in galera (Gasparri) come invece è stato fatto con l’Ucoii. Il problema è, come sempre, quello dei due pesi e due misure, che sono convinto esasperi il mondo musulmano, anche quello non fondamentalista, ancor più delle nostre bombe. L’Occidente è pieno di armi atomiche fin sopra i capelli (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Israele), ma basta che ci sia il sospetto che un Paese islamico, l’Iran, possa ipoteticamente farsene una che subito ci sono i deferimenti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, minacce e piani di colpirlo preventivamente, guarda un po’, proprio con bombe nucleari sia pure “tattiche”. Israele ha violato trenta risoluzioni Onu senza patirne alcuna conseguenza, per Saddam Hussein è bastato il sospetto che non ne avesse rispettata una (il possesso delle famose “armi di distruzione di massa” che non sono state mai trovate e che aveva in altri tempi quando proprio noi gliele avevamo fornite in funzione antikhomeinista, antisciita e anticurda) perché l’Iraq fosse aggredito, invaso, occupato con conseguenze devastanti per la sua popolazione (150mila morti) e con la disintegrazione di quel Paese. E anche come “disinformatia” non siamo da meno. Quella dell’Ucoii è sì fare un puntiglioso e macabro elenco delle vittime civili dell’esercito israeliano senza fare minimamente cenno alle vittime civili provocate dalla guerriglia o dal terrorismo palestinesi o islamici. La nostra, in questo caso, è di forzare ulteriormente il comunicato dell’Ucoii. Così Magdi Allam scrive sul Corriere della Sera (20 agosto) che il comunicato dell’Ucoii “nega il diritto di Israele all’esistenza e ne predica la distruzione”. Nessun riferimento del genere c’è in quel comunicato che, oltre al paragone grottesco di cui si è detto, fa una critica durissima alla politica del governo israeliano ed elenca le vittime provocate dall’esercito di Gerusalemme. Nemmeno questo si può dire? Sono d’accordo su un punto che non è espresso esplicitamente nel comunicato Ucoii ma è implicito e che le “unanimi” reazioni di sdegno confermano. Non è ammissibile che ogni critica a Israele sia immediatamente bollata come antisemitismo e come razzismo. Non è ammissibile che Israele pretenda, come pretende, di godere di un trattamento privilegiato in ragione dello sterminio di sessant’anni fa. Israele, oggi, è uno Stato come un altro e, come per ogni altro Stato, le sue politiche e le sue azioni possono essere legittimamente oggetto di critiche anche durissime, giuste o sbagliate che siano. Questo eterno ricatto morale, che strumentalizza cinicamente i poveri morti di ieri per giustificare i poveri morti di oggi, deve finire. Oltretutto credo che non giovi, come ha osservato anche qualche commentatore ebraico americano, a Israele stesso. Si è detto anche che il comunicato Ucoii è un’istigazione all’odio. Può essere. Ma l’odio è un sentimento e come tale non lo si può reprimere d’autorità né mettergli le manette. Io ho il diritto di odiare chi mi pare e di dirlo. Ma se torco anche solo un capello a coloro che odio devo andare dritto e di filato in galera. In ogni caso in quanto a odio anche noi non scherziamo. Quando George W. Bush parla di “Stati canaglia” che cos’è se non “istigazione all’odio” una minaccia di distruggere quegli Stati, almeno nell’assetto che si sono dati come è avvenuto per l’Iraq? Che cosa sono se non espressioni d’odio gli articoli di certi fondamentalisti occidentali? Che cosa esprimono, se non odio e disprezzo gli ultimi libri di Oriana Fallaci? Eppure nessuno, a parte alcuni integralisti islamici che fan il paio con i nostri, si è mai sognato, giustissimamente, di chiedere il ritiro di quei libelli venduti a milioni di copie. La Fallaci ha diritto di esprimere i suoi odi, i suoi disprezzi, le sue idiosincrasie, le sue paure e, quando ce l’ha, i suoi argomenti. Come tutti. L’Ucoii ha espresso, legittimamente, un suo punto di vista. Fazioso e di parte, che può essere altrettanto legittimamente criticato nel modo più duro. Le espulsioni, le radiazioni, le fatwa, la garrota, le manette lasciamole ai totalitarismi. Lasciamole ai fondamentalisti islamici.

"La forza governa il mondo, non l'opinione: tuttavia è l'opinione che si serve della forza", Blaise Pascal

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