26 dicembre 2007

La guerra aerea segreta in Afghanistan e Iraq


Il rapporto [*1 - *2] di Anthony H Cordesman del "Centre for Strategic and International Studies", istituto fondato da Zbigniew Brzezinski, veterano della guerra afghana degli anni '80, ha rivelato un massiccio incremento del numero degli attacchi aerei in Afghanistan e Iraq negli ultimi due anni. Lo studio documenta 1.119 incursioni aeree di bombardamento (tecnicamente CAS, “close air support/precision”), un numero quintuplicato rispetto al 2006. In Afghanistan il numero di queste incursioni è salito dalle 1.770 nel 2006 alle 2.926 di quest'anno; un aumento del 65% in un anno, e 34 volte di più che nel 2004. Anthony Cordesman attribuisce il motivo di questi aumenti vertiginosi all'aumento delle attività belliche talebane e ai rigurgiti della restistenza irakena, non contrastati dalle forze di terra NATO, insufficienti a coprire l'intero territorio. Più di 6.000 civili afghani sono stati uccisi durante quest'anno, quasi il doppio delle vittime durante l'invasione del 2001. In realtà le cifre non sono poi così precise, in quanto il rapporto non tiene conto delle vittime causate dagli elicotteri, dagli A-10 e non sono conteggiate le conseguenze degli attacchi compiuti dall'artiglieria di terra. Inoltre lo studio tiene conto delle sole operazioni compiute nel progetto Enduring Freedom e non di quelle della NATO.


Quello che è fuori discussione è che l'esecutivo militare statunitense non si è mai mostrato restio a bombardare zone altamente popolate. Tant'è che tra il 7 ottobre 2001 e marzo 2002 questi bombardamenti hanno mietuto tra le 3.000 e le 3.400 vite [
*3 - *4] e dal 2003 gli Stati Uniti hanno sganciato 59.787 libbre (circa 30 tonnellate) di armi a grappolo [*5], con basi aeree, come quella di Balad, che portano avanti più di 10.000 operazioni in una sola settimana. Questi assalti sono parte di quel che è meglio tenere segreto dei conflitti in Iraq e Afghanistan: l'enorme intensificazione dei bombardamenti statunitensi in questi e altri paesi dell'area, il crescente numero di vittime civili accidentali che tale strategia coinvolge, e il crescente ruolo dei killer privi di piloti umani nel conflitto. Il risultato dell'accresciuta guerra aerea, secondo l'organizzazione Iraq Body Count, che ha sede a Londra, è un aumento delle vittime civili. Lo studio “Bombs Over Baghdad” di Lancet delle "morti in eccesso", che prende in considerazione il periodo che va dal marzo 2003 al giugno 2006, ha stabilito che gli attacchi aerei siano stati responsabili del 13% delle morti - 76000 al giugno del 2006 - e del 50% delle morti dei bambini al di sotto dei 15 anni [*6]. Dovendo affrontare la sconfitta o sanguinosi punti di stallo, gli alleati si sono rivolti alle forze aeree, come principalmente gli USA in Vietnam. Ma, come in Vietnam, il terribile prezzo inflitto ai civili dalle bombe non garantisce nulla se non il fallimento sul lungo termine.

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