5 febbraio 2008
La minaccia antisemita
Da qualche parte c'è qualcuno che ce l'ha parecchio con Israele (e forse anche con gli Ebrei), altrimenti non si spiegherebbe l'appello al boicottaggio della Fiera del Libro di Torino, in cui Israele è stato invitato come ospite d'onore. Anzi, reinvitato, visto che l'ospite d'onore di questa edizione, come provato da un *documento ufficiale siglato dal segretario generale della Fiera del Libro Picchioni nel gennaio del 2007 questa manifestazione doveva essere dedicata all'Egitto. In seguito si è cambiata opinione e scelto di celebrare Israele, poiché quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della creazione di questo Stato. Da questa scelta è nato un movimento, avviato da partiti politici, personalità e associazioni che militano per i diritti dei palestinesi, che chiede di cambiare l’invitato d’onore della Fiera, poiché, ai loro occhi, è indecente celebrare uno Stato – facendone un « invitato d’onore » - quando il suo governo non rispetta minimamente i diritti umani e umilia quotidianamente il popolo palestinese. Davanti al rifiuto dei responsabili della Fiera di Torino, il movimento ha invitato gli scrittori e il pubblico a boicottarla. Per quanto non condivida assolutamente questa scelta bisogna prendere atto del fatto che si tratta chiaramente di una critica alla scelta dell’Invitato d’onore, che non preclude assolutamente agli autori israeliani di esprimersi o anche di dibattere con loro. Rifiutare di celebrare Israele e la sua politica di oppressione non ha niente a che vedere con l’antisemitismo, come asserito dal consigliere dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane Victor Magiar [*1], o il diniego della libertà di espressione. Anche perchè a condividere questo boicottaggio ci sono autori israeliani come Aaron Shabtaï che ha dichiarato [*2] di voler boicottare a titolo personale "sia la Fiera del Libro di Torino, che il Salon du Livre di Parigi che si terrà a Marzo, non unendosi alla delegazione del suo Paese". Nonostante queste premesse il fatto è stato completamente distorto, tanto che lo stesso Fassino in una lettera al Corriere della Sera scrive: "quell’odioso boicottaggio oggi è rivolto contro Israele, simbolo di un’identità che — proprio attraverso il Libro—è riuscita a sopravvivere a secolari discriminazioni, persecuzioni e pogrom e perfino all’immane tragedia dell’olocausto", quasi a suscitare una reazione pavloviana nel lettore e resuscitare fantasmi di tragedie tanto lontane nel tempo le cui vittime sono diventate una giustificazione per gli aguzzini di oggi.
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