20 maggio 2008

Peak Food e Codex Alimentarius

Il Codex Alimentarius è un intricato insieme di regole e di normative elaborate dal una Commissione intergovernativa, costituita dai governi di 173 Paesi più la Comunità Europea, e istituita nel 1963 dalla FAO e dall'OMS (la presenza di questi ultimi dovrebbe già suggerirci che da qualche parte c'è l'inganno). Questa commissione si riunisce una volta all'anno per decidere e per codificare le procedure di produzione, i livelli di sostanze inquinanti "ammesse", gli additivi, l'etichettatura e in genere il modo di produrre e di trattare gli alimenti. Un organismo centralizzato che a parole dovrebbe facilitare gli scambi internazionali degli alimenti. A prima vista, non sembra esserci niente di male in un sistema che standardizzi gli alimenti. Il problema sorge quando la WTO (altro indizio che non lascia ben sperare), l'organizzazione mondiale del commercio, nella sua veste di arbitro del commercio internazionale, utilizza questo Codice per decidere se un determinato prodotto può circolare liberamente a livello internazionale, prevaricando gli interessi dei singoli. Identicamente Se un alimento corrisponde ai parametri fissati dal Codex, sarà impossibile rifiutarlo. Un esempio (piuttosto noto per "sentito dire", ma i cui attori sono spesso nell'ombra) è l'opportunità o meno di sostenere l'allattamento al seno da parte della madre, o di dare il via libera invece alle poltiglie sostitutive di Nestlé e simili [*1], che oltre ad essere costose in termini di valuta estera, non sembra siano il massimo per lo sviluppo del sistema immunitario dei bambini. Così interi continenti come l'Africa, o nazioni come India e Uguruay, si trovano ad affrontare un "muro di gomma" dei paesi industrializzati, che danno palesemente man forte a colossi al di sopra di qualsiasi confine nazionale. Risultato finale: le pappe sostitutive al latte materno continuano la loro marcia trionfale. Il commercio mondiale è salvaguardato, però a discapito del sistema immunitario dei nascituri del terzo mondo. Questo perchè si è rinunciato al libero mercato in nome di una falsa tutela dell'individuo, che al contrario si rivela una minaccia per i nuovi nascituri e una enorme fonte di guadagno per le grandi multinazionali. Allo stesso tempo, non potendo rifiutare un alimento approvato dal Codex, si rischia spesso di incorrere in sanzioni. Ad esempio: agli europei non piace la carne agli ormoni degli americani. Gli Usa si rivolgono all'Organizzazione mondiale del Commercio, che chiede agli scienziati del Codex se questa carne veramente sia dannosa. Il verdetto "non ci sono prove scientifiche sufficienti per affermare la dannosità degli estrogeni nella carne", si traduce in pesanti sanzioni, tariffe punitive introdotte dagli USA contro l'Europa che invece continua a proteggere, per ora, la salute dei suoi cittadini. Proprio come nel caso dell'Africa, l'interesse del singolo è totalmente assecondato a favore di quello di una ristretta cerchia di persone, grazie all'intervento di una commissione che tra i suoi scopi statutari ha anche quello di "proteggere la salute dei consumatori e garantire pratiche commerciali leali". Non colgo nessuna lealtà nel disincentivare l'allattamento al seno o nel proibire, a prescindere, cure terapeutiche a base di vitamine e erbe [*2 - *3]. Allo stesso tempo questo organismo incentiva l'uso di pesticidi, cibi irradiati e OGM (con somma gioia della Monsanto) [*4]. Il Codex Alimentarius è insomma a tutti gli effetti un tentativo riuscito di limitare la libertà dell'individuo, che si trova impossibilitato a scegliere determinati alimenti o farmaci di origine naturale, proibiti per legge. Una situazione destinata a peggiorare, dato che dal 2009 questo insieme di regole diverrà legge all'interno degli Stati Uniti, e con tutta probabilità una sua estensione all'Europa è solo questione di tempo. Ecco un interessante stralcio del documentario " Nutricide - Criminalizing Natural Health, Vitamins, and Herbs", della dottoressa Rima Laibow [*5]:

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