Per coloro che nutrono la convinzione che il problema sia lo Stato e la sua struttura leviatanica, i mandati governativi in cui sono in carica politici progressisti, che a parole sposano le false battaglie che sono a cuore dell'opinione pubblica, sono periodi estremamente difficili. Il motivo principale sta nel fatto che l'informazione, soprattutto quella proveniente dai canali non ufficiali o non allineati, sembra sopirsi, incantata e impegnata nella venerazione del nuovo eletto. Ricorrendo a una metafora cinematografica, tutti gli abitanti di Zion rimangono in attesa che Neo li salvi dall'oscuro esercito delle macchine, come nell'ultimo film (anche in una scala qualitativa) della trilogia di Matrix. Nel mondo reale al posto delle macchine ci sono i software finanziari degli speculatori nella borsa di Wall Street e Neo molto probabilmente non è tanto benintenzionato quanto nella fiction cinematografica. L'ultimo colpo di scena di questa complicata trama è nato dall'incidente alla piattaforma nel golfo del Messico e sarà destinato a eclissarsi nel silenzio generale. La compagnia petrolifera proprietaria della struttura ha fatto per anni da mecenate a Mr. Change:
Mentre il geyser di greggio della Bp pompa milioni di galloni di petrolio nel golfo del Messico, il presidente Barack Obama e i membri del congresso, potrebbero dover rispondere dei finanziamenti milionari da parte del gigante petrolifero di cui hanno beneficiato per diversi anni durante la loro campagna elettorale.La British petroleum ha versato più di 3,5 milioni di dollari ai candidati del governo federale negli ultimi 20 anni. Secondo il Center for Responsive Politics la fetta più grande di queste donazioni è andata ad Obama [*1]. Le donazioni vengono da un mix di impiegati e di comitati per il sostegno elettorale; 2,89 milioni di dollari sono stati versati ai candidati da comitati legati alla compagnia e 638.000 dollari da individui. In aggiunta a questo il gigante petrolifero ha speso milioni di dollari (16 solo nello scorso anno) in gruppi di pressione nel tentativo di influenzare le politiche energetiche. Durante la sua carica al Senato e mentre era candidato presidenziale, Obama ha ricevuto 77.051 dollari dal colosso petrolifero, attestandosi al primo posto della classifica nei benefici che la Bp ha elargito ai politici.
Non male per chi, proprio dopo l'incidente nel golfo del Messico, ha dichiarato che ha tutte le intenzioni di "tenere il proprio stivale sul collo della Bp". Il caso vuole che Obama stesso, nei mesi passati, avesse sostenuto un interessante e del tutto disinteressata, politica di approvvigionamento delle risorse energetiche:
L'amminstrazione Obama ha proposto di aprire vaste aree di oceano, molte delle quali per la prima volta, lungo la costa Atlantica, il golfo del Messico e la costa settentrionale dell'Alaska alle perforazioni per la ricerca di petrolio e gas. La proposta, un compromesso che farà piacere alle compagnie petrolifere ma manderà su tutte le furie i residenti e le organizzazioni ambientaliste, metterebbe fine a una lunga moratoria sulle esplorazioni lungo la costa orientale dal Delaware fino alla Florida, coprendo un totale di 167 milioni di acri di oceano.
Per un liberale molto probabilmente la cancellazione di una moratoria potrebbe anche risultare una decisione positiva, ma, per i più diffidenti, questa proposta (su cui ora i democratici tentennano per via dell'incidente) suona come la moneta di scambio per chi ti ha sostenuto durante tutta la tua campagna elettorale. Come può infatti un presidente sostenere le trivellazioni petrolifere e poi dichiarare che gli americani "non possono guidare quanto vogliono, mangiare quanto vogliono e abbassare il termostato alla temperatura che più gli aggrada"?
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