"La caratteristica di questo periodo di guerre distruttive e di disintegrazione sociale è la rivolta contro l'economica". Così scrive Ludwig Von Mises nella sua più completa difesa del metodo e della portata della scienza economica, ovvero il testo "Epistemological Problems of Economics". La citazione risale agli anni Trenta ma, come tutti gli insegnamenti della Scuola Austriaca, è incredibilmente attuale. In questo trattato egli argomenta che il principale errore dello statalismo, del socialismo, del protezionismo, del razzismo può essere trovato nella rivolta contro la logica economica. Questa identificazione è valida anche oggi, tant'è che quotidianamente sentiamo banchieri, politici e intellettuali che continuano a sostenere che la realtà è qualcosa di cui non devono preoccuparsi e preferiscono motivare le loro scelte scellerate appellandosi al "bene comune" o ad altri feticci che a rotazione vengono utilizzati da ormai quasi un secolo. Al momento della stesura di questo trattato la visione classica dell'economia come una scienza deduttiva e basata sul libero mercato veniva progressivamente corrotta dal positivismo e dalla programmazione centralizzata, prendendo una strada verso l'autodistruzione dell'essere umano in quanto creatura razionale e individuale da cui oggi è sempre più difficile deviare. La grande maggioranza degli economisti e dei sociologi è completamente all'oscuro dei contributi di Mises all'epistemologia delle scienze e pensa di poter tranquillamente trascurare queste pietre miliari. É tranquillamente possibile ignorare un pensatore, sebbene della sua portata, ma i problemi sociali rimarranno invariati o addirittura saranno destinati a peggiorare. L'articolo che segue è un estratto del trattato ed è pubblicato anche su Ludwig Von Mises Italia. Buona lettura.
Tutti i tentativi della spiegazione scientifica possono al massimo avere successo nello spiegare i cambiamenti in qualcosa di dato. Ciò che è prestabilito è inspiegabile. É semplicemente così. Per questo rimane incompreso per noi. É l'irrazionale, ciò che il ragionamento non può esplicare, quello che i concetti non sono in grado di cogliere senza lasciare qualcosa di non ancora spiegato. Per la scienza dell'azione umana, le valutazioni e gli obiettivi dello scopo ultimo a cui gli uomini mirano costituiscono l'ultimo dato e non si è in grado di andare oltre. La scienza può registrare e classificare i valori, ma non può spiegare quello che li può definire come valori che devono essere riconosciuti come corretti o condannati come perversi. La comprensione intuitiva dei valori attraverso le facoltà intellettive non costituisce ancora una "spiegazione". Tutto ciò che cerca di fare è di vedere e stabilire quali siano i valori in un determinato caso e niente di più. Nei casi in cui lo storico cerca di andare oltre questo confine, diventa un apologeta o un giudice, un agitatore o un politico. Egli abbandona la sfera della riflessione, indagando la sfera teoretica e entra nell'arena dell'azione umana.
La scienza appartiene interamente al dominio della razionalità. Non può esistere una scienza dell'irrazionale tanto quanto non possa esserci una scienza irrazionale. L'irrazionale è al di fuori del campo del ragionamento umano e della scienza. Quando confrontati con l'irrazionale, il ragionamento e la scienza non possono che registrare e classificare. Essi non sono in grado di penetrare più "profondamente", nemmeno con l'aiuto della "comprensione". Infatti il criterio dell'irrazionale consiste nel non poter essere pienamente compreso dal ragionamento. Ciò che siamo in grado di dominare completamente con la ragione non appartiene più alla sfera irrazionale. L'esempio più puro dell'irrazionale come oggetto dell'attività scientifica si può trovare in ciò che viene chiamato Kunstwissenschaft [1]. La Scienza dell'Arte non potrai mai essere più che la storia dell'arte e degli artisti, delle tecniche, dei soggetti e dei temi trattati dall'arte e delle idee che la governano. Non c'è una teoria universalmente valida dell'artistico, dei valori estetici o del'individualità artistica.
Ciò che gli scrittori d'arte scrivono a riguardo, che si tratti di una lode o di una condanna, esprime solo la loro personale esperienza relativa al lavoro artistico. Possiamo chiamarla "comprensione", ma, per quanto possa andare oltre l'accertamento dei fatti irrazionali del caso, in definitiva non si tratta di scienza. Colui che analizza un opera d'arte, la scompone nel senso stretto della parola. La precisa qualità estetica, comunque, è efficace solo nel lavoro completo, non nelle sue parti. Un'opera d'arte è un tentativo di sperimentare l'universo come un tutt'uno. Non si può analizzare e sezionare in parti e commentarle senza distruggere il suo significato intrinseco. La Kunstwissenschaft, quindi, non può fare altro che costeggiare i frammenti dell'arte e le opere d'arte. Non può mai afferrare il significato dell'arte in quanto tale. Questa disciplina tuttavia può sembrare indispensabile a molti perché fornisce un accesso al godimento delle opere d'arte. Negli occhi degli altri può essere vestita da una speciale dignità riflessa dallo splendore degli oggetti d'arte stessi. Altri ancora dicono che non potrà mai avvicinarsi al concetto specifico di arte. Anche questo è vero, sebbene non si sia giustificati a guardare dall'alto in basso la storia dell'arte e i suoi storici.
La posizione della scienza nei confronti dei valori che regolano l'azione umana non è diversa da quella da adottare nei confronti dei valori estetici. Anche in questo caso la scienza non può fare altro che registrarli e, al massimo, classificarli. Tutto ciò che può ottenere con l'aiuto del "pensiero"si riferisce a quei mezzi utili alla realizzazione di valori, brevemente, al comportamento razionale degli uomini che mirano ai loro fini. A riguardo di questo aspetto la storia e la sociologia fondamentalmente non sono diverse. La sola distinzione tra le due è che la sociologia, in quanto scienza teoretica, si sforza di trovare leggi universalmente valide per un comportamento razionale mentre la storia, impiegando queste leggi, presenta il corso temporale delle azioni umane. L'argomento della storia è il dato storico nella sua individualità. Essa deve trattarlo con i mezzi forniti dalla teoria, ma fintanto che non oltrepassa i suoi limiti e tenta di prescrivere valori, la storia non può esaurire l'individualità del dato persino con l'aiuto della "comprensione".
La storia, se si insiste, può essere definite come la scienza dell'irrazionale, ma non bisogna dimenticarsi che è in grado di avere accesso all'irrazionale solo grazie ai mezzi della scienza razionale. Nel momento in cui questi mezzi falliscono, la storia non può riuscire che nell'accertamento di fatti irrazionali del caso attraverso la comprensione empatica. La comprensione non spiega l'individuo, la sua persona o i valori in una data esperienza, perché non coglie il loro significato quando vengono concepiti. Essa li scorge semplicemente. Quindi, per quanto riguarda la comprensione, non ci può essere alcun progresso nelle scienze storiche, nel senso in cui vi è progresso nelle scienze naturali o nella sociologia.
Ci sono progressi nelle scienze storiche solo nella misura in cui la comprensione è coinvolta, ad esempio per quanto riguarda il miglioramento nel trattamento delle fonti e in una più funzionale cognizione sociologica ora ci permettono di cogliere il significato degli eventi meglio di quanto non fosse possibile in precedenza. Oggi, per esempio, con l'aiuto della teoria economica siamo in grado di comprendere gli eventi della storia economica sotto una luce diversa da quella del passato. Comunque, la storia deve essere ripetutamente riscritta perché gli elementi soggettivi che emergono col passare del tempo e i cambiamenti continui nelle personalità aprono nuovi punti di vista nella comprensione. Questo elemento soggettivo, che viene sempre mischiato con la comprensione, è responsabile del fatto che la storia può essere riscritta in una varietà di punti di vista. C'è una storia della Riforma scritta dal punto di vista cattolico e una dal punto di vista protestante. Solo chi fallisce nel riconoscere le differenze fondamentali che esistono tra l'ideologia e la comprensione, tra la sociologia e la storia, sarà incline a supporre che queste differenze esistono anche nella sfera della sociologia e nel mettere in contrasto una sociologia tedesca con una inglese o una teoria economica proletaria con una borghese.
Note
[1] Il termine tedesco Kunstwissenschaft, che viene usato nella versione originale, sta ad indicare una disciplina che tratta sia la storia dell'arte che le valutazioni estetiche della stessa.
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