17 aprile 2012

I Sindacati e "gli altri" Piccoli Tim

Tornando a casa dal lavoro l'altro giorno, sono passato davanti a una macchina parcheggiata davanti al dipartimento di inglese che mi ha strappato un sorriso. Si tratta di una berlina grigia con un adesivo verde sul paraurti che recita che dovremmo ringraziare i sindacati per le 40 ore settimanali di lavoro. Le mie risate sarebbero rivolte al proprietario della macchina, che è noto come ragazzo intelligente alla facoltà di inglese e qualcuno che capisce in termini ampi di movimenti sociali e politici di oggi rispetto al cittadino medio, ma che si impegna comunque in uno dei passatempi preferiti del cittadino medio - ovvero pubblicizzare disinformati pareri economici - incollando quell'adesivo da paraurti sulla sua macchina.


Questi professori inglesi. Molti di loro pensano di essere sottopagati perché aderiscono alla teoria del valore-lavoro quando si tratta dei loro stessi stipendi. Molti leggono Upton Sinclair e ritengono che i sindacati hanno forzato gli standard qualitativi nella produzione. Essi leggono Charles Dickens e ritengono che le unioni sindacali hanno salvato i lavoratori occidentali da indicibili orrori, anche se il lavoro minorile non è stato abolito legalmente negli Stati Uniti fino a quasi 100 anni dopo la pubblicazione di Oliver Twist. Se i Bob Cratchit ( il sottopagato, sfruttato e maltrattato impiegato di Ebenezer Scrooge, ndt) dell'Era Vittoriana inglese avesse avuto accesso al Sindacato dei Lavoratori Impiegati, non solo si sarebbero potute affrontare le pratiche di gestione di SCroogie ma i Piccoli Tim (il figliolo invalido di Bob Cratchit nel racconto di Dickens, ndt) nel mondo avrebbero dormito sonni più tranquilli.


Come Mises ha opinato più volte, se la teoria è assente, non si può dare nulla per scontato. Ciò vale anche per Dickens quando ha scritto i suoi racconti o per i miei colleghi quando attaccano adesivi alle loro macchine. Lo confesso: da studente universitario interessato nelle materie economiche, ero abituato a guardare tali professori con un disprezzo che spesso diventava mutuo alla fine del semestre. Stavo in quelle classi tristi, come parte di un pubblico in cattività, essendo costretto ad ascoltare conferenze finanziate dallo stato sul socialismo, mentre i miei compagni - la progenie del cittadino medio - si beavano di tutto ciò.


Esperienze come queste sono state tra le tante che mi hanno spinto a studiare economia. Almeno i professori di economia sembrava avessero un senso dell'umorismo, e mentre pochi portavano i programmi normativi nelle loro classe (che erano meno vincolanti, poichè questi professori avevano capito le decisioni costi-benefici marginali riguardo saltare le lezioni), tutti comunque avevano una venerazione per i dati sia teorici che pratici per sostenere le loro opinioni. Inutile dire che non c'era un sentimento molto favorevole verso i sindacati nei dipartimenti di economia. Per mantenere tale sentimento sarebbe stato necessario ignorare troppa teoria e troppe prove degli effetti Dickensiani delle unioni sindacali sulla società nel suo complesso.


0 commenti:

Posta un commento