8 febbraio 2006

Conflitto di interessi in casa Lunardi

Ennesimo caso di conflitto di interessi per il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi. Analizzando il bilancio della società da lui amministrata fino al giorno prima di giurare come ministro della Repubblica, il quotidiano finanziario milanese Mf ha scoperto che la Rocksoil nel corso del 2002 ha ottenuto solo quattro nuove commesse. Tutte all'estero, come promesso da Lunardi a chi avanzava timori di casi di conflitto di interessi in Italia. Ma contrariamente agli impegni presi dal ministro - che nel 2001 ha ceduto le azioni della Rocksoil a moglie e figli, risolvendo «all'italiana» ogni potenziale conflitto , tra gli ultimi progetti vinti dalla società di famiglia ce n'è uno che riguarda da vicino il nostro paese. La commessa incriminata si chiama «Francia Modane» e consiste nella consulenza per la progettazione dei 54 km ferroviari in galleria del futuro corridoio 5 Torino - Lione, tunnel che da soli assorbiranno metà del costo dell'opera, in tutto 13 miliardi di euro (di cui 8 a carico della Francia). Lunardi, raggiunto nella villa di Berlusconi dai giornalisti di Mf, non smentisce i contenuti del servizio. Al contrario, rivendica di essere stato ai patti e nega ogni conflitto di interessi: «Da quando sono ministro la Rocksoil lavora solo all'estero. In questo caso specifico la consulenza è stata chiesta dalla società Effage, con la quale la Rocksoil aveva già lavorato nella realizzazione della linea dell'alta velocità Lione-Marsiglia nei primi anni '90». Secondo il ministro insomma non c'è nessun conflitto. Ma se si va a vedere chi ha affidato l'appalto all'Effage si scopre che si tratta della Ltf, Lione Torino Ferroviaria, una società di diritto pubblico partecipata alla pari da Rff e Rfi, le due società di proprietà statale che possiedono e gestiscono le reti ferroviarie in Italia e in Francia. Per il nostro paese quindi il 50% di Ltf è ancora di proprietà del Tesoro. Ricapitolando, all'origine di tutto c'è un appalto pubblico, per metà italiano, che viene affidato, tramite un'altra società, alla Rocksoil dei figli e della moglie di un ministro della Repubblica. La parte ottenuta dalla società della signora Lunardi e figli non è casuale: la consulenza per la progettazione infatti si aggiudica con il metodo della trattativa privata tra le parti. Non è difficile immaginare che decidendo di affidarla a una società che ha legami di sangue con il ministro delle Infrastrutture italiano, le società coinvolte si garantiscano il buon esito della progettazione, e magari un occhio di riguardo sulle procedure di controllo. In altre parole, gli interessi del controllore, tramite i figli e la moglie, coincidono con quelli del controllato. E i finanziamenti dell'opera avviata dal nostro ministro finiscono direttamente nelle tasche dei suoi familiari. «E' un fatto gravissimo», commenta Edoardo Zanchini, responsabile trasporti di Legambiente. «Si spiega anche così, con questo gigantesco conflitto di interessi di Lunardi, la fretta con cui il governo sta chiudendo le fasi di progettazione anche di altre grandi opere, continuando a negare ogni confronto con il territorio e le associazioni». «Nel momento di massima crisi del governo - continua Zanchini -, Lunardi fa di tutto per chiudere tutti gli affari che lo riguardano in prima persona». E snocciola poi i vari appalti targati Rocksoil che hanno subito un'accelerazione. Solo per restare all'estate: l'avvio del tunnel sotto la tangenziale di Mestre, «un progetto inutile perché nel frattempo lo stesso governo ha approvato il passante», dice l'urbanista. Nei giorni scorsi Lunardi ha poi annunciato che sul tunnel dell'autostrada Livorno - Civitavecchia «andrà avanti anche da solo», senza le regioni. Secondo Zanchini si tratta di un progetto a cui il ministro stesso ha partecipato direttamente quando dirigeva la Rocksoil. Indignato anche Antonio Ferrentino, presidente della comunità montana Bassa Val di Susa, l'associazione dei comuni che da anni si batte duramente contro la mega-opera che stravolgerebbe il territorio. «E' la prova evidente di un conflitto di interessi gigantesco. Lunedì valuteremo con i nostri legali se ci sono gli estremi per un'azione penale». Secondo Ferrentino la soluzione del tunnel per la Torino-Lione è un atto di arroganza da parte del governo. A suo avviso infatti sarebbe necessario distribuire il trasporto merci su tutto l'arco alpino. Entro il 1 settembre comunque i comuni della Val Susa presenteranno in sede europea le loro osservazioni sulla grande opera, che proprio Lunardi, vincendo le forti resistenze dei francesi, è riuscito a far inserire nel piano Van Miert delle infrastrutture di interesse europeo. Sul conflitto di interessi per la Torino - Lione le senatrici dei Verdi Anna Donati e Loredana De Petris hanno presentato un'interrogazione parlamentare al premier Berlusconi e al ministro Tremonti, chiedendo che Lunardi sia esonerato dall'occuparsi del progetto di questa tratta ferroviaria, anche in sede europea.

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Oltre alla sovracitata Rocksoil di Lunardi per la parte francese, sul versante italiano la fetta più grossa andrà all'Impregilo, al quale verrà affidata la realizzazione del progetto. Quotata in Borsa, con un fatturato consolidato 2004 di 2.999 milioni di euro, Impregilo è controllata da alcuni azionisti di riferimento quali Igli Spa (società veicolo costituita da Gruppo Gavio, Gruppo Techint, Autostrade spa, Efibanca e Sirti) che detiene il 16,89%, Gemina con una quota dell'11,829%, Banca Popolare di Milano con il 3,084%, Assicurazioni Generali spa (2,136%) e Lazard AM (2,015%). Il restante 64,046% del capitale è rappresentato da flottante. L’impegno dell’azienda in opere di tale impatto sociale e ambientale, del resto, non è nuovo. Dalla diga di Chixoy in Guatemala alla diga di Ilisu nel Kurdistan turco, fino il mega-progetto Lesotho Highlands Water Project, per il quale è in corso un processo per corruzione, l’Impregilo si è distinta nella sua storia per una serie di opere al centro di aspre critiche da parte di comunità locali, associazioni ambientaliste e per i diritti umani.

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