21 giugno 2006

Il piano di rinascita democratica

(estratto di un articolo di Marcello Pamio)

Il 25 e 26 giugno prossimi, i cittadini della Repubblica italiana sono chiamati a votare SI oppure NO alla modifica della Costituzione. Modifica pensata e voluta (ci hanno detto) da 4 saggi della politica. Volete conoscere i nomi degli illuminati (non proprio di Baviera)? Andrea Pastore (Forza Italia), Francesco D'Onofrio (Udc), Roberto Calderoli (Lega) e Domenico Nania (An). Questi grandi luminari e statisti, che tutto il mondo c’invidia - soprattutto il Calderoli - si sarebbero riuniti in una baita in Cadore e lì al fresco avrebbero partorito le numerose modifiche della Costituzione. E’ bene sapere che la Costituzione italiana è composta da 139 articoli, dei quali i primi 12 riguardano i PRINCIPI FONDAMENTALI della Repubblica, i successivi 42 articoli costituiscono la prima parte dedicata ai DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI. I rimanenti 85 articoli rappresentano la seconda parte della Costituzione e disciplinano l’Ordinamento della Repubblica. Proprio la seconda parte verrebbe, più che modificata completamente stravolta, se passasse il SI a fine giugno. Gli articoli che verrebbero cambiati sono 53 su 85, quindi oltre il 60% della seconda parte della Costituzione. Ma essendo la prima parte dei PRINCIPI FONDAMENTALI strettamente interconnessa con la seconda, modificando quest’ultima verrebbe di conseguenza modificata anche la prima, quindi anche i DIRITTI DEI CITTADINI.
In definitiva i 4 saggi, (marionette usate per tale scopo dai poteri economici che come sempre stanno dietro certe importanti decisioni), hanno messo nero su bianco una modifica costituzionale che rientra a tutti gli effetti nel famoso “Piano di Rinascita democratica” (seppur aggiornato) dell’ex maestro venerabile Licio Gelli. Prendete tale programma e costaterete che non sto scherzando. Già alla fine degli anni ‘70 (il programma è stato scoperto nel doppio fondo di una valigia nel 1981) si parlava di Premierato, controllo e separazione delle carriere in magistratura, controllo della stampa (come libertà di stampa siamo a livelli del Terzo mondo), creazione di un club di natura rotariana (che sia per caso Forza Italia?), ecc. Tutto già visto, ma non si tratta di un deja-vu, ma della realizzazione politica di un programma ben preciso e conosciuto. Noi italiani abbiamo dunque una grossa e doppia responsabilità il 25 e 26 giugno. Primo perché qualche personaggio losco vorrebbe stravolgere la Costituzione (in cui, è giusto dirlo, andrebbero modificati alcuni articoli, ma NON certamente 53 su 85) e secondo non essendoci il quorum, anche se voterà una persona sola, potrà ribaltare la Costituzione mettendo a repentaglio le libertà di tutti. Ricordiamo che qui non si tratta di bandierine o banderuole politiche, non si tratta di presunta destra o presunta sinistra: qui si sta parlando dei nostri sacrosanti e inviolabili diritti.
Con la propaganda cercano di fare credere ai pollastri, che la devoluzione renderà più autonome e indipendenti le regioni. E’ vero esattamente il contrario. Molte competenze (per la precisione tredici) su importantissime materie saranno dello stato centrale (“ la Roma ladrona” di bossiana memoria), e le regioni NON potranno assolutamente concorrere alle decisioni dello Stato centrale. Dove sta allora questa indipendenza? Non per niente verrà introdotto anche il concetto di INTERESSE NAZIONALE…
Per concludere, avete idea di quanto costerà a noi contribuenti questo ridicolo quanto stolto passaggio? Un calcolo fatto da “Il Sole24Ore” (pubblicato il 12 giugno scorso) ha stabilito che la devoluzione provocherà una emorragia di oltre 270 miliardi di euro, di cui 180 miliardi coperti dal nuovo sistema fiscale, e gli altri 90 miliardi dovranno essere trovati da nuove imposte! Cioè oltre 180.000 miliardi di vecchie lire saranno pagati da noi italiani! Non so se mi sono spiegato.
Con il debito pubblico che continua salire (ha sforato i 1.556 miliardi di euro) dove troveremo gli euri necessari? Provate a indovinare? Tutto questo per avere un senato federale composto da 252 senatori che conteranno meno di niente, ma che riceveranno degli ottimi stipendi. Avremo, se passerà il SI, un super Primo Ministro, i cui poteri saranno molto maggiori di quelli che ha avuto all’epoca Benito Mussolini. Con la scusa di voler impedire i ribaltoni di Governo, il Premier non avrà bisogno della fiducia della Camera per insediarsi e il suo mandato non potrà essere revocato dal Presidente della Repubblica, il quale perderà i suoi poteri di garante diventando un semplice gregario. Nel nuovo sistema parlamentare il Primo Ministro potrà imporre la sua volontà e il suo potere, sciogliendo addirittura le Camere, e i Ministri saranno tutti suoi semplici dipendenti. Se da una parte potrebbe essere anche legittimo aumentare i poteri del Primo Ministro, dall’altra bisogna aumentare i poteri di controllo e controbilanciamento: Parlamento e Presidente della Repubblica. Invece questi ultimi saranno svuotati dei loro poteri. In soldoni, stanno preparando il terreno (se passerà il SI) per una vera e propria dittatura…

Per maggiori informazioni: Forum DAC - Speciale Referendum Costituzionale 2006

"Fino a quando abuserai, Catilina, della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora cotesta tua condotta temeraria riuscirà a sfuggirci? A quali estremi oserà spingersi il tuo sfrenato ardire? Né il presidio notturno sul Palatino né le ronde per la città né il panico del popolo né l'opposizione unanime di tutti i cittadini onesti né il fatto che la seduta si tenga in questo edificio, il più sicuro, ti hanno sgomentato e neppure i volti, il contegno dei presenti?", Cicerone - Catilinariae orationes

2 commenti:

fuocoamare ha detto...

Ma molti penseranno: "...e a me che me ne fotte?" Facciamo capire anche a loro che la nuova riforma è contro i loro interessi: la spesa per la riforma (270mld di euro)è coperta solo per 180mld di euro e bisogneranno nuove tasse.

Anonimo ha detto...

C'è un evidente legame tra il “Piano di Rinascita democratica” della P2 e le attuali tendenze alla “riforma” - in senso “presidenzialeggiante” - della Costituzione Italiana della fine degli anni Quaranta del secolo scorso.

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