20 giugno 2006

Le ragioni del NO

Il referendum del 25-26 giugno è una decisiva occasione per azzerare una riforma che investe partiessenziali della Costituzione repubblicana. […]
Il testo sottoposto a referendum, indicato con l’improprio nome di “devolution”:

a) ferisce l’unità nazionale attribuendo alle Regioni la competenza esclusiva in materie che riguardano i livelli essenziali delle prestazioni per i diritti alla salute ed alla istruzione. […]
b) concentra nel Primo ministro poteri che rendono del tutto squilibrata in senso autoritario la forma di governo dell’Italia, isolandola dagli Stati liberal-democratici. […]
c) Il superamento del bicameralismo paritario (escludendo il Senato dal rapporto di fiducia) non è giustificato dalla creazione di un vero Senato federale rappresentativo degli enti e delle comunità territoriali. La riduzione del numero dei parlamentari è un espediente puramente demagogico perché essa è operativa solo dal 2016 quando i capi e capetti di oggi saranno sperabilmente in pensione;
d) La distribuzione delle attribuzioni legislative tra Camera e Senato in base alle diversità delle materie (quelle di competenza esclusive dello Stato, le altre di competenza concorrente con le Regioni) rende del tutto incerto l’esercizio del potere di legiferare, anche perché il Primo ministro può spostare dal Senato alla Camera la deliberazione in via definitiva sui testi ritenuti fondamentali per l’attuazione del programma di governo;
e) da ultimo, ma non per ultimo, il testo sottoposto a referendum viola l'art. 138 della Costituzione, che non prefigura “riforme totali” della Carta, e viola i diritti degli elettori, radicati negli artt. 1 e 48 Cost., elettori che con un solo "si" o "no" vengono costretti a prendere contemporaneamente posizione sulle modifiche delle funzioni del Presidente del Consiglio, delle funzioni del Presidente della Repubblica, del procedimento legislativo, della composizione e delle funzioni di Camera e Senato, delle competenze legislative regionali, della composizione della Corte costituzionale, del giudizio di legittimità costituzionale in via diretta e del procedimento di revisione costituzionale.

Se vincesse il sì diventerebbe impossibile per molto tempo cambiare un testo approvato dal popolo; mentre se vince il no, c’è solo il rifiuto di “quella” riforma (votata nella passata legislatura) restando aperta la strada per emendamenti migliorativi puntuali coerenti con i principi ed equilibri fondamentali dell’impianto costituzionale: emendamenti da approvare a maggioranza qualificata, in forza della auspicata riforma dell’art. 138 della Costituzione, volta a mettere fine una volta per tutte all’epoca delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza.

Seguono le firme di:
- 17 presidenti o vice-presidenti emeriti della Corte costituzionale;
- 178 professori universitari di diritto costituzionale, diritto pubblico e diritto amministrativo;- 100 professori universitari di materie giuridiche;
- 174 professori universitari di altre discipline.

La versione integrale del documento è disponibile qui.
Ringrazio "memento" per la segnalazione.

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese." Principi fondamentali della costituzione italiana, Art. 3

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, bello il post. Anche io ho scritto un articolo sulle mie ragioni per il NO. Passa a trovarmi, ciao!

Nicolò ha detto...

Grazie per la collaborazione andryyy. Segnalo un altro provvedimento mal enunciato dagli sponsor (totalmente fallaci e di parte) di mediaset:

"Il superamento del bicameralismo paritario (escludendo il Senato dal rapporto di fiducia) non è giustificato dalla creazione di un vero Senato federale rappresentativo degli enti e delle comunità territoriali. La riduzione del numero dei parlamentari è un espediente puramente demagogico perché essa è operativa solo dal 2016 quando i capi e capetti di oggi saranno sperabilmente in pensione;"

Anonimo ha detto...

io non ho preso posizione, anche perchè non ho capito che posizione prendere!
complimenti per il sunto, ma per ora mi sembra che regni tanta confusione da ogni parte e che il voto propenda per il sì o per il no solo a seconda dell'ideologia che accompagna il sì ed il no!
Ho provato a capire e ne è venuto un post lunghissimo..............
(arrivo dal blog di beppone)
Grazie per la tyua chiarezza e per la tua sintesi
disastro
www.disastro

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