10 ottobre 2006

Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso

(riflessione tratta da un articolo di Carlo Bertani)

Pare proprio che ci sia un nuovo membro nel ristretto “Club della bomba atomica”. Dopo i cinque grandi (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia) e i tre « membri di fatto » (India, Pakistan, Israele), anche l’isolatissima e misteriosa Corea del Nord ha effettuato ieri mattina il test nucleare che aveva annunciato la scorsa settimana e che tanto scalpore e reazioni indignate aveva suscitato in tutto il mondo. L’evento si inserisce, tra l’altro, nelle celebrazioni che in Corea del Nord si hanno per i nove anni di potere di Kim Jong Il, detto il "caro leader". Dopo l’autoproclamazione a “potenza nucleare” della Corea del Nord nel febbraio 2005, quello odierno costituisce la prima vera conferma che questa nazione possiede “la bomba”. Lo scalpore destato dalle prove missilistiche di Kim Jong-Il offusca però la vera minaccia: la prospettiva del collasso catastrofico della Corea del Nord. Il modo con cui si conclude il regime potrebbe determinare l'equilibrio del potere in Asia per decenni. Chi sarebbe il probabile vincitore? La Cina. La determinazione di Kim Jong-Il nel dimostrare la sua potenza missilistica e nucleare è segno della sua debolezza. Lui sa che i cinesi si sono sempre interessati di più della geografia della Corea del Nord — con le sue più numerose aperture verso il mare nelle vicinanze della Russia — che della sopravvivenza a lungo termine del suo regime (come gli Usa, anche quando vogliono che il regime sopravviva, i cinesi hanno per la Corea del Nord progetti che non contemplano il «Caro Leader»). Uno degli obiettivi principali di Kim è di obbligare gli Stati Uniti a negoziare direttamente con lui, facendo così sembrare più forte il suo Stato in realtà infiacchito. Non si può che condannare l’atto della Corea del Nord, ribadendo tuttavia la mia ferma opposizione alle armi atomiche in generale, qualunque sia la nazione che le possegga. Sembra quasi che la colpa della proliferazione nucleare sia tutta dei coreani e degli iraniani. Al termine della Seconda Guerra Mondiale una sola nazione possedeva l’atomica, gli USA, e dopo poco l’ebbe anche l’URSS. La prima “proliferazione” riguardò le altre potenze vincitrici: Gran Bretagna, Francia e Cina reclamarono la loro parte di radiazioni concentrate e custodite, all’evenienza, per il domani. Guarda a caso, le cinque nazioni erano le stesse che avevano diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che funziona in questo modo: l’Assemblea dell’ONU discute per mesi, s’accapiglia, si confronta, s’accorda, vota. Al termine di tanto trambusto, la proposta giunge in Consiglio di Sicurezza: anche lì si discute, ci si accapiglia, si vota. Piccolo particolare: durante la votazione uno dei cinque tira fuori il jolly, alza la paletta – come ad un gioco di Mike Bongiorno – ed esprime il veto. Di tutto quello che si è discusso per mesi non me ne frega un accidente: io metto il veto e la cosa è chiusa. Se non vi piace, ricordate che – proprio in questo istante – ho un sottomarino con 24 missili – ciascuno dei quali porta tre testate – che incrocia a cinquanta miglia dalle coste di quel paese…come si chiama…Patacchistan, Kafirius, Repubblica Democratica del Mais Verdeggiante…va beh, non me lo ricordo, però tenete sempre a mente quel mostro d’acciaio con le sue 72 bombe nucleari pronte. Basta schiacciare un bottone: chiaro?

"La pace non può essere mantenuta con la forza, può essere solo raggiunta con la comprensione". Albert Einstein

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