31 ottobre 2006

La democrazia non piove dal cielo

(fonte: peacereporter.net - Enrico Piovesana)

Una distesa di lettini di legno disposti in file ordinate sotto il sole nella piana di Khar, davanti alle rovine della scuola coranica di Chingai [*1]. Sullo sfondo, a pochi chilometri, le montagne che segnano il confine con l’Afghanistan. Su ogni lettino, avvolto in lenzuola sporche di sangue, il cadavere, o pezzi di un cadavere. Ottantatre in tutto. Insegnanti e studenti – dagli otto ai vent’anni – della madrasa bombardata e distrutta questa mattina prima dell’alba dai missili lanciati dagli elicotteri da guerra dell’esercito pachistano. Che afferma invece di aver ucciso 83 “sospetti terroristi” di al Qaeda. Il raid aereo è scattato alle 5 di mattina. Obiettivo: la madrasa Zia-ul-uloom Taleem-ul-Quaran, un edificio isolato nei pressi del villaggio di Chingai, 10 chilometri a nord di Khar, la città principale della regione tribale di Bajaur. Secondo il generale Shaukat Sultan, portavoce dell’esercito di Islamabad, la madrasa era un obiettivo legittimo in quanto “era utilizzata dai terroristi di al Qaeda come campo di addestramento, non come scuola di teologia islamica”. La prova? A dirigerla era il focoso teologo locale Maulana Liaqatullah, esponente del gruppo islamico Terhrik Nefaz-e-Shariat Muhammad, bandito dal governo per i suoi presunti legami con al Qaeda. Ma i residenti del villaggio sostengono che nella scuola – certamente una delle tante madrasa pachistane in cui si insegna l’islam integralista deobandi (variante indo-pachistana del wahabismo) – si trovavano solo studenti e insegnanti. Lo conferma lo stesso ministro pachistano per la Frontiere Nord-Occidentali, Siraj-ul-Haq, che dopo essersi recato sul luogo del bombardamento si è dimesso dal suo incarico in segno di protesta contro quello che ha definito un “criminale attacco condotto dagli Stati Uniti e dai loro alleati”, un attacco di cui il governo pachistano si sarebbe addossato la responsabilità “per compiacere il suo padrone, gli Stati Uniti”.

Chingai si trova vicino a Damadola, il villaggio bombardato dall'aviazione Usa lo scorso 13 gennaio in un raid che uccise almeno 18, forse 30 civili nel villaggio pachistano di Damadola, a pochi chilometri dal confine afgano [*2]. Un attacco sferrato con missili lanciati da velivoli telecomandati Usa ‘Predator’ e organizzato dalla Cia allo scopo di eliminare l’ideologo di al Qaeda e braccio destro di bin Laden, il medico egiziano al Zawahiri. Che però, secondo i sempre ben informati servizi segreti pachistani (Isi), non si trovava a Damadola.

"Prima di essere travolti come pula che scompare in un giorno; prima che piombi su di voi la collera furiosa del Signore, cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l'umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell'ira del Signore", Sofonia, 2, 2-3

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