La ricorderemo, senza dubbio, come la notte in cui l’Italia intera visse uno psicodramma politico e sociale squassante e che fece emergere dubbi, ancora tutt’altro che sopiti, sulla solidità della nostra democrazia e delle nostre istituzioni. E la fotografia che è rimasta, indelebile, di quella notte lunghissima tra il 10 e l’11 aprile 2006 è senz’altro quella di un Berlusconi furibondo che varca le porte del Quirinale urlando ai brogli e all’inganno dei dati elettorali. Era successo, dunque, qualcosa di inquietante, che la Cdl sconfitta solo di una manciata di voti cavalcò subito sull’onda delle parole del proprio leader costringendo le Corti d’Appello a rifare i conti. Si ricorderà che il risultato finale sulle elezioni politiche 2006 fu proclamato solo con due giorni di ritardo rispetto alla chiusura dei seggi. Non era mai successo prima. A ricostruire quelle convulse ore in cui la democrazia italiana è un film, del settimanale Diario (già tristemente noto per il suo infausto e fallito tentativo di liquidare in men che non si dica il 9/11), "Uccidete la democrazia!", di Beppe Cremagnani ed Enrico Deraglio, con la regia di Ruben H. Oliva, che sfodera numeri a sostegno della tesi. Ma sono proprio le cifre e le motivazioni che Deaglio porta a sostegno della sua tesi a rendere il documentario alquanto controverso. A quanto pare dal film, il grande imbroglio informatico è sfumato in extremis, il programma che nel sistema di trasmissione dati del Viminale trasformava le schede bianche in voti per Forza Italia è stato fermato a ventiquattromila voti dal traguardo, l'esiguo vantaggio dell'Unione. Secondo Deaglio, quindi, la truffa sarebbe dovuta avvenire all'interno del Viminale, ma il conteggio delle schede è solo ed esclusivamente fatto nelle sezioni. Riporto un estratto dell'articolo 75 [ T.U. delle leggi elettorali; Titolo V ]:
Il presidente dichiara il risultato dello scrutinio e ne fa certificazione nel verbale, del quale fa compilare un estratto, contenente i risultati della votazione e dello scrutinio, che provvede a rimettere subito alla Prefettura, tramite il Comune. Il verbale è poi immediatamente chiuso in un plico, che dev’essere sigillato col bollo dell’Ufficio e firmato dal presidente, da almeno due scrutatori e dai rappresentanti delle liste presenti. L’adunanza è poi sciolta immediatamente. La Cancelleria del Tribunale provvede all’immediato inoltro alla Cancelleria della Corte d’appello o del Tribunale del capoluogo della circoscrizione dei plichi e dei documenti previsti dal comma precedente, nonché della cassetta, dell’urna, dei plichi e degli altri documenti di cui all’art. 73. L’altro esemplare del suddetto verbale è depositato, nella stessa giornata, nella Segreteria del Comune dove ha sede la sezione, ed ogni elettore della circoscrizione ha diritto di prenderne conoscenza.
Anche se i risultati fossero stati modificati durante la trasmissione, la copia di cui dispongono i sindaci (recapitata in Segreteria comunale e disponibile a tutti), sarebbe in contraddizione con i dati trasmessi in seguito dal Viminale. Lo scrutinio informatizzato era un esperimento accostato allo scrutinio manuale, che è quello che realmente ha contato per l'esito finale. Smontare il lavoro di Deaglio non significa negarne anche l'ipotesi, sia chiaro. Le anomalie ci sono, ma constatando che anche il meccanismo elettorale è cambiato (non era necessario esprimere la preferenza per un candidato), mi sembra che il problema richieda un'analisi più approfondita, ed è indispensabile tenere separati i fatti dalle opinioni. Le decine e decine di sondaggi sbagliati, lo scrutinio delle sezioni elettorali svolto in modo perfettamente spaccato in due e il ritardo nello scrutinio di così tante sezioni sono più che semplici sospetti, ma forse Deaglio ha formulato una teoria che liquida troppo sbrigativamente i fatti della notte a cavallo tra il 10 e l'11 aprile. Per chi fosse interessato ad approfondire, l'argomento è trattato ampiamente in *questa discussione del forum della Redazione Politica Tg3.
"All'avvocato bisogna contare le cose chiare; a lui poi tocca di imbrogliarle" Alessandro Manzoni
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