17 gennaio 2007

La guerra segreta

George Bush ha iniziato una guerra sotterranea contro l'Iran e la Siria? Alcuni oppositori dell'amministrazione neocon hanno iniziato a chiederselo da quando, l'11 gennaio, delle truppe americane hanno fatto irruzione in un ufficio di rappresentanza iraniana nella cittadina di Arbil, nel nord dell'Iraq, zona abitata da curdi, e hanno effettuato diversi arresti. O meglio, sequestri. Un primo segnale d'allarme c'era già stato durante il discorso di Bush sulla nuova strategia in Iraq, egli infatti aveva promesso una rapida interruzione del flusso di risorse belliche che partendo da Siria e Iran raggiungevano i sostenitori della resistenza irachena. A seguito di questi sviluppi il senatore Joseph Biden, dopo uno sterile colloquio con Condoleeza Rice, ha inviato una lettera ufficiale al Presidente stesso, in cui sollecita la risposta a due domande: l'amministrazione Bush ha intenzione di mandare commandos in Siria e in Iran ma soprattutto, un'azione del genere sarebbe autorizzata anche senza l'assenso del Congresso?

Se l'ufficio del Presidente si è limitato ad un'ufficiosa smentita, il dispiegamento militare nel Golfo Persico conferma le paure palesate dal Senatore Biden. L'amministrazione statunitense ha infatti appostato lungo la costa iraniana più batterie navali, aeree e antimissile. Ha convinto molte imprese internazionali a recedere dai contratti con l'Iran. È intervenuta contro gli iraniani in terrritorio iracheno. Continuano inoltre da novembre le esercitazioni nel golfo (basta verificare sul sito ufficiale della Marina), e nelle ultime tre settimane le forze Usa sono intervenute due volte contro le «guardie della rivoluzione», milizie volontarie inviate in Iraq dal governo iraniano. L'Iran invece testa armi anti-elicottero di nuova generazione e sistemi missilistici antiaerei. Anche le cariche istituzionali israeliane e statunitensi non sembrano spingere per una soluzione diplomatica, dopo le dichiarazioni di Olmert di qualche settimana fa, in questi giorni il vicepresidente Dick Cheney parla dell'Iran con lo stesso tono che usava per l'Iraq di Saddam: «L’Iran è una minaccia crescente per tutti i Paesi della regione».

"Il capo del governo inglese non dice mai una cosa vera senza l'intenzione che sia presa per una menzogna; non dice mai una cosa falsa, se non con lo scopo che sia presa per la verità", Jonathan Swift

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel post, complimenti.

Per il prossimo anno dovrebbe essere impegnato con la campagna elettorale... spero.

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