Innanzitutto parte dal presupposto che a queste minoranze è necessario lo Stato e il suo intervento a mano armata (può sembrare un'espressione forte, ma di fatto la legge si fa rispettare così), nonostante questi soggetti vivano non in un mondo chiuso, ma aperto ed esposto alle tendenze della moda, alla televisione, alla pubblicità e soprattutto al rapporto (sia nel dialogo che nel confronto visivo) con i propri coetanei. Si pressuppone quindi che qualunque musulmana indossatrice di velo sia condizionata a priori, plagiata dagli adulti. Se anche questa possibilità fosse reale nella stragrande maggioranza dei casi è forse più utile che lo Stato intervenga attraverso la scuola e convinca gli studenti ad abbandonare volontariamente i propri simboli religiosi qualora siano una turbativa per il regolare svolgimento delle lezioni scolastiche. Proprio come avviene in Olanda.
In secondo luogo la libertà di religione include anche il diritto di indossare i propri simboli, ovviamente escludendo quei casi di fanatismo che però sono già condannati dalla legislazione europea. Si rischia quindi di creare un precedente che in futuro potrebbe aprire la strada ad altri fanatici come la Santanchè che potranno spingere per la proibizione della kippà, del turbante o del crocifisso.
Infine un'ultima osservazione, che si ricollega al punto precedente. Si è fatto spesso riferimento qui alla mancanza di libertà religiosa che caratterizza diversi paesi mediorientali. Osservazione giustissima, basti pensare all'integralista Arabia Saudita (il suo integralismo ha causato anche quella che è l'attuale situazione in Somalia) dove è proibito costruire luoghi di culto ai non musulmani o celebrare cerimonie religiose. Questo divieto del foulard rischia di diventare un'ombra per quello che potrebbe essere un buon esempio di integrazione che deve assolutamente partire dall'Europa, perchè esistono le premesse culturali e storiche affinchè tale integrazione si realizzi (Al-Ciaeda permettendo).
Articolo 9 - Libertà di pensiero, di coscienza e di religione. 1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, così come la libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo individualmente o collettivamente, in pubblico o in privato, mediante il culto, l'insegnamento, le pratiche e l'osservanza dei riti. 2. La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dalla legge e costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la pubblica sicurezza, la protezione dell'ordine, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui.
3 commenti:
Citando il velo indossato dalle bambine di 10-12 anni nell'intervista al Corriere la Santanchè si riferisce evidentemente al velo che copre orecchie e capelli.
quindi vuole mettere fuori legge anche le Suore Cristiane !!!
Alle suore effettivamente non ci avevo pensato...
Ciao Alessandro!
Allora quando si inizia?!
Il diritto è una cosa buona, ma perché si discriminano i musulmani nelle assunzioni? Perché gli immigrati di fede musulmana, uomini o donne, trovano più difficilmente lavoro rispetto ad altri emigranti (caucasici)?
La Santachè ciancia inutilmente sull'integrazione.
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