17 marzo 2007

Fuoco amico

Un atto "illegale e criminale" che "poteva essere evitato": questo è il verdetto del giudice di Oxford, Andrew Walker, al termine di un'inchiesta sulla morte di un soldato britannico caduto sotto il "fuoco amico" di due caccia americani in Iraq. L'incidente risale al 28 marzo 2003, quando il caporale Matty Hull rimase ucciso nei pressi della città di Bassora, nel sud dell'Iraq, in seguito all'attacco da parte di due A-10 americani al suo convoglio. Rimasero feriti anche altri suoi quattro commilitoni. Le indagini sono ripartite solo dopo che il tabloid 'The Sun' [*qui l'articolo, con le trascrizioni integali dei piloti] ha ottenuto una copia del video con le immagini riprese dalla cabina di pilotaggio. Nel concitato scambio di parole tra i piloti (la cui identità non è stata rivelata) si sente uno dei due affermare dopo aver capito l'errore, "siamo fregati amico", e l'altro che aveva aperto il fuoco replicare: "Dannazione". I piloti si difesero sostenendo che avevano scambiato i mezzi britannici con sistemi antiaerei iracheni. Secondo Walker i due piloti non avevano ricevuto il via libera dal comando di terra "per sparare sul convoglio; percio' l'azione equivale a un aggressione. Le autorita' militari statunitense scagionarono i due piloti della Guardia nazionale aerea dell'Idaho da ogni responsabilita'. Tutt'ora, anche a fronte di questa sentenza, che è bene specificare non abbia alcun valore legale, il Pentagono non ha cambiato la sua linea e continua a sostenere la tesi del "tragico incidente". La vedova del sergente, Susan Hull, ha accolto le dichiarazioni del giudice con "una grande sensazione di sollievo", ma non ha mancato di sottolineare la mancanza di cooperazione di Washington, "molto deludente". Ogni parallelo con l'omicidio Calipari è puramente casuale.

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