3 maggio 2007

"La guerra è persa"

La guerra è persa. É questo il messaggio che sta lentamente filtrando dall'Iraq e dall'Afghanistan, a detta degli stessi soldati.

Il Tenente Colonnello Paul Yingling del 3° reggimento di cavalleria corazzata ha prestato servizio due volte in Iraq. Ecco la sua lettera pubblicata sull'US Armed Forces Journal di maggio: "Per la seconda volta in una generazione, gli Stati Uniti si trovano davanti ad una prospettiva di sconfitta per mano dei guerriglieri insorti. Nell'aprile del 1975 l'America lasciò il Vietnam, abbandonando gli alleati nelle grinfie dei comunisti nordvietnamiti. Nel 2007, la tomba irakena e il peggioramento dello scenario di guerra riducono notevolmente le speranze nella vittoria americana, al contrario, aumenta notevolmente il rischio che la guerra coinvolga sempre più zone mediorientali". La ragione della incombente sconfitta, scrive il tenente, è che l'esercito ha minimizzato il crescente potere guadagnato dalla resistenza: "Per ragioni che non sono chiare, gli ufficiali americani hanno sottovalutato la forza del nemico, sopravvalutando le capacità del governo irakeno e delle forze di sicurezza senza fornire costantemente rapporti sulla situazione bellica al Congresso".

In realtà le ragioni di tali fallimenti non sono poi così oscure, e nemmeno l'incostanza nel fornire rapporti dettagliati al Congresso. É infatti dal lontano novembre 2003 che l'amministrazione Bush e la CIA hanno fatto di tutto per coprire i rapporti aardwolf (letteralmente "lupo di terra", un'epressione che indica la valutazione formale espressa da un capo centro della CIA sulle condizioni del paese ospite), e paradossalmente, il primo di questi rapporti fu proprio il frutto delle preoccupazioni del 1° reggimento di cavalleria della base Tiger, per il peggioramento delle condizioni belliche nel distretto di Qa'im. Di una copertura simile hanno goduto anche i gruppi armati di disperati guidati da Ahmed Chalabi (che godeva del sostegno incondizionato del vice ministro della difesa di allora, Paul Wolfowitz), coinvolti in diversi saccheggi ma soprattutto nell'eliminazione fisica degli avversari politici dell'ex esule irakeno. Lo stesso vale per l'Afghanistan, dove, come già ampiamente documentato in un mio vecchio articolo, Khalizad, Wolfowitz e Rumsfeld si opposero fermamente ad ogni operazione antidroga. Trasformando di fatto fatto l'Afghanistan in un narcostato, e finanziando indirettamente diversi gruppi di terroristi, fra cui il Movimento Islamico dell'Uzbekistan, il gruppo Hezb-i-Islami (controllato dal disertore americano Gulbuddin Hekmatyar), i talebani stessi e forse anche al Qaeda. Barnett Rubin, uno dei principali esperti americani in tema di Afghanistan, scrisse che nel 2004 Rumsfeld aveva incontrato comandanti dell'esercito afghano "ben noti agli afghani come i padrini del narcotraffico. Il messaggio (di Rumsfeld) è stato chiaro: aiutateci a combattere i talebani e nessuno ostacolerà i vostri traffici". Sembra quindi veramente improbabile che il reale interesse sia quello di creare delle democrazie in medioriente, anzi con i problemi di "nation building", sia per l'Iraq che per l'Afghanistan, il Pentagono e la Casa Bianca non vogliono avere nulla a che fare.

2 commenti:

Nicolò ha detto...

Articolo disponibile anche su GoogleNews:

http://news.google.com/news?hl=it&ned=it&q=la+guerra+%C3%A8+persa

Nicolò ha detto...

Anrticolo disponibile anche su Liberoblog:

http://liberoblog.libero.it/politica/bl6876.phtml

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