20 febbraio 2008

88.80.13.160

Internet è uno dei baluardi più solidi a difesa della libertà di informazione, poiché offre la verità a chi vuole vederla e intenderla. In questi giorni è suonato un campanello d'allarme ad avvertirci che questa libertà è minacciata, che sarebbe bene non trascurare. Il sito di controinformazione Wikileaks.org è stato chiuso. La Rete potrebbe quindi perdere uno spazio in venivano pubblicate informazioni proibite (organizzatori dicono di aver raccolto più di 1.2 milioni di documenti scottanti) dietro alle quali si nasconde la politica dei regimi autoritari e le testimonianze che svelano i comportamenti poco etici dei governi democratici e delle corporations (per fare un esempio, tempo fa fu pubblicato il regolamento segreto di Guantanamo). Riporto testualmente un estratto di un articolo di punto-informatico.it, cogliendo l'occasione per esprimere la mia solidarietà ai gestori del sito e a tutta l'utenza.

[PI.it] Da alcune ore la rete è stata privata dell'accesso più semplice ed ovvio a 1,2 milioni di documenti incandescenti. Tanto era il "bottino" accumulato dal 2006 ad oggi dal sito meno politically correct della rete, quel Wikileaks.org divenuto celebre per aver dato voce agli anonimi e svelato misteri talvolta particolarmente imbarazzanti per questo o quel soggetto. Un materiale ora inaccessibile ai più: il motivo è una ordinanza di un giudice californiano che sta indagando su quanto pubblicato sul sito. Chi si recasse in queste ore alla URL del celebre spazio web si troverebbe dinanzi ad una pagina di errore, come se quel sito non fosse mai esistito (e difatti...) . Secondo la decisione di un tribunale della California il provvedimento si è reso necessario per approfondire un caso imbastito da una banca svizzera, del gruppo Julius Baer, che si sarebbe sentita diffamata da documenti che l'accuserebbero di pratiche illegali, riciclaggio di denaro, evasione fiscale e via dicendo. Tutti documenti pubblicati in modo anonimo, com'è nella filosofia e nella struttura di Wikileaks, studiato per proteggere gli autori delle rivelazioni e per consentire a chiunque di raccontare la propria verità pubblicando documenti a propria discrezione.Una scelta, quella californiana, che potrebbe portare alla fine di un esperimento globale che molti già avevano promosso come un essenziale strumento di trasparenza. [...] Questo però non toglie che quello spazio web continui ad essere accessibile: non alla massa degli utenti che conoscono la URL ora indisponibile, ma a coloro che digitano direttamente l'indirizzo IP 88.80.13.160. Il fatto che i documenti siano accessibili in questo modo sta naturalmente spingendo blog e sostenitori a diffondere il verbo anticensura e i numerini magici a più non posso.[...] Ma per i gestori, quanto avvenuto in queste ore potrebbe essere solo l'avvio di un lungo procedimento legale. Il tribunale ha già chiesto a Dynadot di fornire tutti i record ed account amministrativi e qualsiasi altra informazione su wikileaks.org, compresi i contatti, i dati di pagamento e ogni dato, come ad esempio l'indirizzo IP, relativo alle persone "che hanno avuto accesso all'account di quel nome a dominio"

2 commenti:

Anonimo ha detto...

hai fatto benissimo,dobbiamo diffodere questa notizia e sensibilizzare il più possibile..io ho già inviato un po' di email!

Dell'Atti Antonio ha detto...

scriverò un posto sul mio blog e aggiungerò l'ip come link! L'informazione su internet non si tocca! Ciao caro Nicolò

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