20 marzo 2008

Gli oceani negano il global warming

Le politiche climatiche proposte per fronteggiare il riscaldamento globale sono espressione di una smisurata presunzione. Kyoto in primis. In realtà non si conoscono perfettamente tutti i fattori climatici, che interagiscono in maniera complessa e imprevedibile; le attuali tecniche di misurazione del clima non sono pienamente affisabili; non si sa con certezza se il riscaldamento è provocato dalle emissioni umane o da fattori naturali e nemmeno in che misura contribuiscano al fenomeno. A tal proposito oggi su npr.org [*1] è stata pubblicata un'interessante analisi sulle temperature rilevate da una flotta di 3,000 robot (noti come Argo system) della CSIRO, che negli ultimi 5 anni hanno scandagliato gli oceani registrando una marea di dati. Ne riporto degli estratti.

[...] These diving instruments suggest that the oceans have not warmed up at all over the past four or five years. That could mean global warming has taken a breather. Or it could mean scientists aren't quite understanding what their robots are telling them. This is puzzling in part because here on the surface of the Earth, the years since 2003 have been some of the hottest on record. But Josh Willis at NASA's Jet Propulsion Laboratory says the oceans are what really matter when it comes to global warming. In fact, 80 percent to 90 percent of global warming involves heating up ocean waters. They hold much more heat than the atmosphere can. So Willis has been studying the ocean with a fleet of robotic instruments called the Argo system. The buoys can dive 3,000 feet down and measure ocean temperature. Since the system was fully deployed in 2003, it has recorded no warming of the global oceans. [...] Kevin Trenberth at the National Center for Atmospheric Research says it's probably going back out into space. The Earth has a number of natural thermostats, including clouds, which can either trap heat and turn up the temperature, or reflect sunlight and help cool the planet. That can't be directly measured at the moment, however. "Unfortunately, we don't have adequate tracking of clouds to determine exactly what role they've been playing during this period," Trenberth says. It's also possible that some of the heat has gone even deeper into the ocean, he says. Or it's possible that scientists need to correct for some other feature of the planet they don't know about. It's an exciting time, though, with all this new data about global sea temperature, sea level and other features of climate. "I suspect that we'll able to put this together with a little bit more perspective and further analysis," Trenberth says. "But what this does is highlight some of the issues and send people back to the drawing board." Trenberth and Willis agree that a few mild years have no effect on the long-term trend of global warming. But they say there are still things to learn about how our planet copes with the heat.
Rissumento, la temperatura degli oceani, che a detta stessa dei responsabili del progetto, sono la cartina tornasole per verificare il global warming, in quanto ne subiscono l'80-90% delle conseguenze, non è assolutamente aumentata nell'arco degli ultimi 5 anni. Il che contraddice molte teorie ecologiste, ma soprattutto, ed è questo il punto fondamentale, dimostra come in realtà risulta molto difficile calcolare con precisione l'entità dei danni provocati dal riscaldamento globale. Per quanto gli stessi scienziati risultino palesemente contrariati dai risultati, e cerchino in qualsiasi modo di farli quadrare con le teorie sul riscaldamento globale, ne emerge che gli stessi hanno serie difficoltà a valutare tutti i parametri che cotribuiscono allo stesso. Un quadro ben diverso da quello che ci viene propinato da Al Gore. Insomma, invece di richiamare responsabilmente l'attenzione su questi limiti alle nostre conoscenze e capacità, la comunità scientifica e il sistema mediatico si sono messi a servizio degli obiettivi politici delle classi governanti, che mirano a espandere le regolamentazioni e i controlli burocratici sulle attività umane private [*2 - *3]. Il metodo collaudato è quello di diffondere allarmi e previsioni catastrofiste incontrollabili (basti citare il rapporto Stern, commissionato dal governo inglese, che si prende la briga di calcolare le vittime per il caldo da qui al 2071, senza tener conto nè del consumo nè dell'avanzamento tecnologico futuro). Disastri che secondo il governo possono essere risolti solo con inteerventi dello stesso che impediscano forzosamente a milioni di individui e di imprese private di agire secondo il loro giudizio. Ad esempio, secondo una stima dell'Internacional Council for Capital Formation, per raggiungere gli obiettivi del protocollo di Kyoto l'Italia dovrebbe ridurre la propria forza lavoro di 200 mila unità e il prezzo di energia elettrica e gas potrebbero aumentare rispettivamente del 15% e del 50% nei prossimi anni. Mutamenti improvvisi, in tempi brevi soprattutto in un'economia socialista e quindi fisiologicamente lenta e ingessata, per cercare di ridurre di qualche grado la temperatura entro il 2100. La campagna allarmista ha dato finora i frutti sperati, tant'è che annualmente i taxpayers americani versano una cifra che ammonta a 4 miliardi di dollari per finanziare gli scienziati che lavorano attorno al riscaldamento globale. Risulta quindi comprensibile per quale motivo Heidi Cullen chieda pubblicamente che i meteorologi che negano il global warming non partecipino ai dibattiti pubblici o che Daver Roberts proponga un processo di Norimberga per gli scettici del clima [*4].

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