Vi ricordate il italia.it? Per chi avesse la memoria corta si tratta di un progetto, approvato nel lontano 2004 dall’allora Governo Berlusconi e presentato dal Governo precedente, che aveva lo scopo di creare un portale totalmente dedicato al turismo nazionale. Ad oggi si è rivelata un'operazione costosissima e fallimentare, naufragata miseramente dopo un lancio in pompa magna senza precedenti, nonostante i più noti luminari della penisola si fossero mossi per sponsorizzarla. Il de profundis definitivo per il portale è stato annunciato qualche mese fa, nello sconcerto di chi sperava di attingere ulteriormente finanziamenti dalle tasche dei contribuenti.
Non si tratta però di un caso unico o circoscritto all'Italia, bensì che si sta ripetendo in quella che da qualche mese a questa parte ci è presentata come la Promise Land d'oltreoceano. Barak Obama, tempo fa, aveva promesso che ogni singolo centesimo del pacchetto di stimolo da quasi 800 miliardi di dollari avrebbe potuto essere controllato dai contribuenti americani, comodamente seduti a casa loro, attraverso un sito web appositamente costruito: Recovery.gov. In altre parole significa che c'era bisogno di altri soldi per capire dove si stavano spendendo i soldi dello Stimulus package. Non di certo bruscolini, visto che l'American Recovery and Resident-Ripoff Act è costato al taxpayer circa 200 milioni di dollari. Al danno si aggiunge però la beffa. Sul sito internet le informazioni e i contratti riguardanti i finanziamenti governativi non saranno disponibili fino al 10 ottobre e non sarà completato fino alla prossima primavera, quando ormai il denaro sarà svanito.
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