Il governo si procura una parte dei fondi richiesti per il riarmo attraverso l'inflazione, ovvero, aumentando la quantità di denaro in circolazione e gli importi dei saldi bancari soggetti al controllo. L'inevitabile conseguenza dell'inflazione è l'emersione di una generale tendenza di aumento dei prezzi. Se il governo si fosse procurato tutti i soldi di cui aveva bisogno per il riarmo attraverso la tassazione dei cittadini, la crescita della domanda in questo settore sarebbe stata controbilanciata da una perdita nelle spese dei contribuenti. Un'espansione della spesa militare sarebbe stata neutralizzata sul mercato da una restrizione dei consumi civili. Ma con l'inflazione la domanda addizionale delle forze armate si va ad aggiungere alla domanda del pubblico che non diminuisce, facendo crescere i prezzi.
Ciò che i burocrati hanno in testa quando parlano di "combattere" l'inflazione non significa evitarla, ma sopprimere le sue inevitabili conseguenze attraverso il controllo dei prezzi. Questa è un'impresa senza speranze. Il tentativo di fissare i prezzi ad un livello più basso di quello determinato dal mercato libero, renderebbe infruttiferi gli affari di alcuni produttori, vale a dire coloro che operano ai costi più alti.
Questo li obbliga a interrompere la produzione. L'inflazione combinata al controllo dei prezzi è la causa della scarsità di beni...
Gli economsti sanno bene che c'è un unico modo possibile per poter prevenire un ulteriore aumento dei prezzi della merce, ovvero eliminare completamente l'inflazione. Se il governo ottiene tutte le proprie risorse dal pubblico e smette di aumentare la quantità di denaro in circolazione e di ottenere prestiti dalle banche commerciali, i prezzi rimarranno invariati, nel complesso, e non ci sarà nessun bisogno dell'ingerenza di un organismo che detti i prezzi. Ma il governo non vuole fermare l'inflazione. Non vuole mettere a rischio la propria pololarità
con gli elettori raccogliendo, attraverso le tasse, il denaro necessario per le proprie spese. Preferisce ingannare i contribuenti attraverso il metodo, appartentemente non oneroso, di aumentare l'offerta di moneta e credito. Ancora, qualsiasi sistema di finanziamento si adotti, che sia la tassazione, il credito o l'inflazione, tutto il peso della spesa governativa cadrà sulle spalle del pubblico. Con l'inflazione, proprio come per le tasse, è il cittadino che deve pagare il conto. Il carattere distintivo dell'inflazione, quando è considerata come la via per riempire i forzieri dell'Erario, è la distribuzione di questo fardello nel modo più ingiusto possibile, appesantendo maggiormente coloro che sono meno in grado di sopportare tale peso.
Un artificio semantico
Per evitare di essere biasimati per le nefaste conseguenze dell'inflazione, i governi e i loro seguaci ricorrono a un trucco semantico. Loro cambiano il significato dei termini stessi, chiamando inflazione una sua inevitabile conseguenza, vale a dire l'aumento dei prezzi. Sono ansiosi di relegare nell'oblio il fatto che questo aumento è causata da un incremento della quantità di moneta e di sostituti monetari. Loro non menzionano mai questo incremento. Così facendo scaricano la responsabilità dell'aumento del costo della vita sul mercato. Questo
è il caso classico del laro che grida "catturate il ladro!". Il governo, che ha causato l'inflazione moltiplicando l'offerta di moneta, incrimina i fabbricanti e i commercianti vantandosi di essere un paladino dei prezzi bassi. Mentre il governo interferisce tanto coi venditori quanto con i consumatori attraverso un fiume di decreti e disposizioni, il cui unico effetto sarà la scarsità di beni, il Ministero del Tesoro e la Fed proseguono sulla strada dell'inflazione.
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