11 gennaio 2010

Flugate

La pandemia di influenza A, ormai sparita dai radar, che ha portato molti Governi compreso il nostro a investire cifre ingenti in vaccini e campagne di informazione che sono andate ben oltre il ridicolo, è in realtà una mera operazione commerciale. La maschera è ormai caduta. In primo luogo è importante far notare che la diffusione del virus A-H1N1 è definita pandemia non perchè lo sia in termini reali, quanto perchè la definizione di pandemia stessa è stata cambiata dall'OMS [*1]. Da maggio 2009 un nuovo termine è entrato di diritto nel dizionario della Neolingua, andando a sostituire il vecchio. La versione precedente riportava la seguente definizione: “Una pandemia influenzale si verifica quando un nuovo virus influenzale appare in una popolazione umana che non ha immunità, causando epidemie in tutto il mondo con un numero enorme di morti e malattie”. Nel documento che attualmente figura nel sito web dell'OMS, questa definizione è magicamente cambiata: “Una epidemia di una malattia si verifica quando ci sono più casi rispetto al normale di questa malattia. Una pandemia è un’epidemia mondiale di una malattia. Una pandemia influenzale si può verificare quando appare un nuovo virus influenzale contro il quale la popolazione umana non ha alcuna immunità". Inutile sottolineare l'artificio retorico con cui si assimila un'insolita influenza stagionale ad un evento catastrofico. Questo artificio linguistico, combinato alla propaganda mediatica e al monopolio statale sulla nostra salute hanno permesso alle compagnie farmaceutiche di ottenere contratti milionari in tutto il globo. É importante sottolineare che questo furto è stato possibile sia grazie agli Stati nazionali ma soprattutto grazie agli enti sovranazionali come l'OMS.

Francia e Gran Bretagna stanno cercando di vendere in tutti i modi, soprattutto a paesi mediorientali, le proprie enormi scorte in eccedenza [*2]. Una truffa talmente palese che se ne sono accorti persino quelli della commissione Sanita' del Consiglio d'Europa [*3]. Ovviamente noi non siamo stati da meno. In Italia su 5 milioni di dosi disponibili, le vaccinazioni sono state poco più di 600 mila. Gli allarmi dell’Oms e di molti media si sono rivelati eccessivi se non addirittura un bluff, che però a conti fatti, hanno favorito solo le grandi multinazionali del farmaco. Questo bailout farmaceutico italiano ha visto due principali attori, il ministero della Salute e la Novartis, che hanno siglato un contratto [*4] i cui articoli sono a dir poco sconcertanti. Ne riporto alcuni stralci tratti da altraeconomia [*5]:

Nel testo, si regolamento l'acquisto diretto di 24 milioni di dosi di vaccino. Costo: 184 milioni di euro, iva inclusa.

Tra i tanti punti dell'accordo, elenchiamo quelli che ci sembrano più salienti:

- art. 1: vengono definiti i cosiddetti "sforzi commercialmente ragionevoli" attorno ai quali ruota l'intero contratto; Novartis è sì obbligata a produrre e a rispettare il contratto ma solo fino a quando ciò sia "ragionevole". Se ci riesce bene; altrimenti lo Stato paga ugualmente: vedi 3.1;

- art. 2.2 e 2.7: Il ministero riconosce di non acquisire alcun diritto sui marchi commerciali e Novartis non concede alcuna licenza sui diritti di proprietà intellettuale; il ministero non è altresì autorizzato ad apportare modifiche alla confezione né a oscurare marchi su di essa;

- art. 3.3: qualora il ministero si trovi nell'impossibilità a ritirare il prodotto Novartis potrà rivenderlo ad altri clienti o fatturare al ministero quanto non ritirato, con la possibilità di rivenderlo comunque dopo 90 giorni;

- art. 4.2, 4.3, 4.5: la responsabilità di Novartis è limitata al difetto di fabbricazione: escluso il danno di altro tipo derivante dalla semplice assunzione del vaccino;

- art. 4.6: il ministero è tenuto a indennizzare Novartis in conseguenza di danni provocati dal vaccino, salvo ove tali danni siano provocati da un difetto di fabbricazione;

- art. 5.2 e 5.5: il prezzo per ciascuna dose di vaccino è pari a 7 euro. Totale: 168 milioni di euro più iva. Il ministero dovrà pagare entro 60 giorni dall'emissione della fattura, su un conto corrente del Monte dei Paschi di Siena;

- art. 8.3: le cause di "forza maggiore" che limitano le responsabilità di Novartis vengono estese a situazioni che dovrebbero invece essere garantite da Novartis, come "epidemie e pandemie", "atti di qualsiasi autorità pubblica", "atti di enti sopranazionali (ivi compreso l'Oms");

- art. 9.3: nel caso in cui il vaccino non sia consegnato per mancato ottenimento dell'autorizzazzione all'immisione al commercio e/o di prove cliniche positive, il ministero riconosce forfettariamente a Novartis a titolo di partecipazione ai costi la cifra (al netto dell'Iva) di 24 milioni di euro;

- art. 10.1: le parti si impegnano a mantenere assoluto riserbo sulle informazioni riservate;

P.S.: La foto è tratta dalla galleria "Watching the H1N1 flu pandemic", Big Picture.

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