12 gennaio 2010

Lo zio Hugo

Un impegno concreto: portarvi tutti nella tomba. Non si tratta della pubblicità di un'attività di pompe funebri, bensì credo sia lo slogan che meglio si addice alle scelte politiche del presidente venezuelano Hugo Chàvez. Lo zio Hugo gode di ammirazione [*1] da parte di molti socialisti in ogni angolo della terra. Negli ultimi mesi, dopo aver aumentato del 638% [*2] il budget presidenziale ed essersi assicurato un retiro dignitoso [*3], il leader maximo si è concentrato su temi più importanti. Non mi riferisco al vertice di Copenhagen, bensì a scelte di politica interna. Nel silenzio generale di qualsiasi organizzazione per la tutela dei diritti umani o di qualsiasi testata giornalistica, l'ex colonnello dei parà golpista ha istituito le Milizie Bolivariane [*4], una sorta di "volontari civili" che costituiscono a tutti gli effetti, come le SS, le camicie nere o i Basij iraniani, una branca dell'esercito sottoposta al comando diretto del presidente. Inutile evidenziare l'utilità che hanno tali corpi armati nelle dinamiche sociali del Venezuela [*5 - *6]. É importante avere chiaro in testa che uno stato che ha il monopolio della violenza e dell'istruzione elimina qualsiasi ostacolo sulla strada che porta al totalitarismo. Dopo essersi assicurato un esercito di pretoriani e il controllo totale delle scuole [*7] (con una riforma approvata dopo aver pestato professori universitari e senza il consenso del parlamento) e dell'informazione, Chàvez è passato a scelte politiche che meritano di essere discusse. Prendendo infatti il controllo totale anche dell'economia si giunge al traguardo di questo poco edificante percorso. Dopo anni di inflazione al galoppo arriva la decisione di svalutare per l’ennesima volta il Bolivar, che negli ultimi ventisette anni ha perso il 99,9% del suo valore, accompagnata dal doppio livello di cambio ufficiale [*8]. Il primo di 2,60 bolivares forti (la nuova moneta imposta nel gennaio del 2008) per dollaro destinata alle importazioni di beni essenziali, il secondo di 4,30 bolivares per Usd per tutti gli altri settori. Qui di seguito l'articolo di Douglas French per mises.org, che fotografa la situazione:
Con il crollo del prezzo del greggio, un paese in recessione e i prezzi in crescita vertiginosa, il presidente Hugo Chàvez ha svalutato il bolivar e ha "promesso solennemente di combattere le speculazioni e l'aumento dei prezzi che potrebbero seguire alla svalutazione". Al centro commerciale Sambil di Caracas, le code alle casse sono lunghissime. Carmen Blanco, un ragioniere 28enne, è in coda in attesa di comprare un televisore a schermo piatto da 42 pollici di cui non ha bisogno, perchè ne possiede già uno a casa. "Non ha nessun senso mettere da parte dei risparmi", ha affermato la signora Blanco sabato, "mi piacerebbe vedere come funzionano le cose in un paese normale".

Rothbard ha descritto tutto ciò nel suo libro The Mistery of Banking: "Il risultato è il caos, da questo momento in poi la psicologia del pubblico non è solamente inflazionistica, bensì iperinflazionistica e la psicologia galoppante della Fase III è la seguente: "Il valore del denaro sta sparendo, anche mentre sto seduto a osservarlo. Devo liberarmi del denaro il prima possible, comprando qualsiasi cosa, senza badare a cosa sia, l'importante è che non si tratti di denaro." Ne consegue una frenetica corsa per liberarsi del denaro a qualsiasi costo e comprare qualsiasi altra cosa".
L'osservazione di questo fenomeno è dapprima utile per sottolineare per l'ennesima volta in queste pagine che il consumismo è frutto dello statalismo e non del capitalismo. La scelta della signora Blanco di acquistare un televisore che non le serve è infatti conseguenza delle politiche economiche venezuelane e non della nuova campagna pubblicitaria della Sony. Ritornando invece alla situazione del Venezuela, è palese che è arrivato il conto da pagare per le scelte degli anni precedenti, in cui si gonfiava artificialmente l'economia attraverso l'acceleratore inflazionistico. Questa politica suicida, di stampo keynesiano, ha portato alla crisi, e ora si devono anche fare i conti con l'aumento della spesa pubblica per via del piano di nazionalizzazione (ovvero l’esproprio e il successivo acquisto delle imprese), che hanno frenato gli investimenti esteri. Con più spese e minori introiti, il debito pubblico estero e interno si è impennato, tanto che il debito venezuelano è tra i più rischiosi del pianeta, con una probabilità di default altissima. Per finire, l'ennesimo segnale dei tempi oscuri che non sono poi così lontani, sono i continui blackout della rete elettrica e il razionamento dell’erogazione di acqua potabile (questo perchè l'acqua pubblica è un diritto) [*9].


0 commenti:

Posta un commento