13 ottobre 2011

Corso Legale e Crisi Europea

Ieri la Slovacchia ha rifiutato il piano di salvataggio messo in piedi dal Fondo di Stabilità Europeo da 440 miliardi di euro, proprio come si è comportata l'Islanda una settimana prima, dichiarando la propria indipendenza dal sistema bancario internazionale. Nonostante questo rifiuto potrebbe presto tramutarsi in un "si", anche se dovesse essere necessario rivoluzionare l'assetto politico del paese, costituisce un importante rifiuto nei confronti di una politica economica che premia le cicale e affligge le formiche. Paesi che intraprendono politiche fiscali oculate si trovano in questa situazione solo ed esclusivamente per via del corso legale dell'euro. Se l'euro fosse una moneta merce, supportata al 100% da un bene come l'oro, i debiti dei governi in una precaria condizione economica, sarebbero irrilevanti per gli altri membri dell'Unione Europea. Il motivo ce lo spiega Robert P. Murphy nel suo articolo del 10 ottobre:


Gli investitori sono molto preoccupati che i governi dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) saranno insolventi verso i loro titoli di stato. Al momento della stesura dell'articolo, la crisi si concentra sulla Grecia ma potrebbe presto diffondersi verso gli altri paesi. Il grafico sotto mostra come i folli piani di salvataggio e di spesa pubblica, abbinati al decrescente gettito fiscale, hanno messo questi governi in difficoltà economica:


 
[Debito in % del PIL, medie annue - *1]

Quando mi trovavo in Slovacchia, la questione scottante era se il governo dovesse aderire al Fondo Europeo per la Stabilità Finanziaria, un gigante da 440 miliardi di euro che ha il compito di comprare titoli di stato, stipulare garanzie, e intraprendere altre transazioni al fine di ridurre la pressione sul debito esercitata dai PIIGS. Gli slovacchi sono storicamente un popolo povero ma frugale, e molti di essi sono contrari a sostenere gli spendaccioni ellenici che oltretutto hanno standard di vita più alti. (Per coloro che non amano gli stereotipi, non inviatemi email risentite: sto solo ripetendo ciò che loro stessi mi hanno riferito.)


Lo slovacco medio è nella stessa posizione in cui si trovava un americano medio nel 2008: a ciascuno è stato detto che è necessario pagare tasse più alte per poter salvare persone ricche che avevano preso sciocche decisioni finanziarie. Quando agli americani fu detto che dovevano pagare per il Piano Paulson da 700 miliardi di dollari, il Segretario del Tesoro e altri li avvertirono che in caso contrario si sarebbe arrivati a l collasso del sistema bancario. In un modo simile, gli europei oggi vengono avvertiti che il salvataggio dei PIIGS è necessario per scongiurare il collasso dell'euro, che si potrebbe dietro anche gli istituti bancari.


Le regole del debito e la valuta legale


Quando l'euro è stato introdotto, le persone erano al corrente del pericolo che si correva. Questo è il motivo per cui il Trattato di Maastricht conteneva regole che vincolavano i paesi che sceglievano di aderire a tale unione. Nello specifico, i deficit di bilancio dei governi non dovevano superare il 3% del PIL, e il debito pubblico non doveva superare il 60% del PIL. Ovviamente queste regole erano vincolanti tanto quanto quelle sulla Carta dei Diritti negli Stati Uniti. Parzialmente aiutati dalle disoneste operazioni attorno agli swap di valute delineate dalla Goldman Sachs, il governo greco ha valicato i limiti del debito per anni. Quindi eccoci qui, in uno scenario da incubo di cui molti economisti, come Milton Friedman, ci avevano avvertito al momento dell'introduzione della moneta unica europea.


Perse in tutte le analisi delle teorie di "area valutaria ottimale", le possibilità per un fallimento pianificato, le conseguenze del collasso dell'euro, eccetera, ecco due semplici domande: Perché il comportamento del governo greco deve influenzare la vita del contribuente tedesco? Perché il Trattato di Maastricht originale aveva delle regole riguardanti la politica fiscale fra i criteri necessari all'unione monetaria? La risposta è che l'euro è una valuta legale, perciò è sempre necessario fornire regole contro la tentazione dei governi di monetizzare i deficit di bilancio. Questo è il motivo per cui i cittadini tedeschi, cresciuti con storie dell'orrore sull'iperinflazione, sono molto prudenti nel partecipare a un'unione monetaria in cui sono presenti popoli che eleggono governi spendaccioni e hanno banchieri che abbracciano politiche inflazionistiche.


Ho provato ad illustrare questo punto al mio pubblico slovacco con un esperimento mentale: supponete che al posto del approccio al corso legale, l'euro dalla sua introduzione fosse sostenuto al 100% da riserve auree. In questa situazione, un organizzazione a Bruxelles possiede una stampante e una cassaforte gigante. Chiunque nel mondo, che si tratti di privati cittadini o banche centrali, potrebbe ordinare euro nella misura in cui fosse in grado di depositare una quantità fissata di oro nelle casse. Così, in qualsiasi momento, ogni singolo euro in circolazione sarebbe supportato dalla corrispondente quantità oro nei forzieri di Bruxelles. In uno scenario del genere, coloro che emettono gli euro non avrebbero necessità di eseguire un controllo  sul fondo di credito delle persone che fanno domanda per delle nuove banconote. Fino a quando queste richieste vengono fatte con dell'oro, chi si occupa di stampare gli euro non si interesserebbe se il richiedente fosse il governo tedesco o Bernie Madoff. Anche se alcuni paesi che avessero adottato l'euro a riserva aurea come valuta avessero un governo insolvente sui propri titoli di stato, non ci sarebbero ripercussioni per le altri regioni che adottassero l'euro. Le persone saprebbero che gli euro in loro possesso sono supportati al 100% dall'oro contenuto nei forzieri di Bruxelles, come sempre.


Per un pubblico americano c'è un altro modo per illustrare questo punto. Proprio ora, c'è una buona possibilità che alcuni paesi come la California e l'Illinois, siano insolventi sui loro titoli. Eppure questo non pone alcun problema per gli altri stati, né rende gli investitori preoccupati riguardo al "destino della dollarozona". Questo perché poche persone si aspettano che la Fed provvederà a un massiccio intervento per prevenire il default di questi stati. Comunque, supponete che la Fed faccia un passo in questa direzione e inizi ad acquistare titoli emessi dalla Californi, l'Illinois, il Michigan, etc. A questo punto, dato che è chiaro che i deficit di bilancio di questi stati influenzerebbero le politiche della Fed, vedreste qualcosa di molto simile alla crisi attuale in Europa. Potreste vedere come i tassi di cambio del dollaro oscilerrebbero in funzione dei rapporti sulle condizioni fiscali di suddetti paesi.


Conclusione


Dal momento in cui il mondo ha abbandonato la riserva aurea nel 1971, l'economia globale è andata alla deriva. I pianificatori centrali continuano ad assicurare che essi possono guidare l'economia molto più efficacemente di quanto faccia l'antico corso aureo, ma una serie continua di crisi ci suggerisce il contrario. Possiamo raggiungere il sogno dell'euro - un'unione monetaria integrata in cui le persone e gli uomini d'affari possono pianificare le loro attività attraverso diversi paesi senza temere i rischi dei tassi di cambio, senza assistere a queste insidie, ma solo se si torna ad utilizzare la moneta merce.

2 commenti:

Francesco Simoncelli ha detto...

Adesso andiamo a spiegarlo agli indignados. Dici che ci accoglierebbero a braccia aperte? Ma da quanto ho capito dai loro latrati, come al solito, dei dati non ce ne frega un cazzo.
E' meglio iniziare a spaccare qualche tronco e freddare qualche fagiano sui monti.

Nicolò ha detto...

Ciao Johnny,

volevo scrivere un articolo sugli indignados... sono seriamente combattuto però... non so se meritino del tempo.

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