16 aprile 2012

Il salvataggio finanziario dell’eurozona da parte della Fed



Martedì 26 marzo 2012 sono stato invitato da Ron Paul e dal suo staff a partecipare a un meeting sulla Politica Monetaria Domestica e sul Sottocomitato Tecnologico della Commissione Parlamentare per i Servizi Finanziari. Il titolo della seduta era "L'aiuto della Fed all'Eurozona: il suo impatto sul Dollaro statunitense". Sfortunatamente Ben Bernanke non ha seguito la seduta, essendo occupato con le sue lezioni di propaganda a favore della Fed. Al contrario, due dei suoi colleghi, Mr. William C. Dudley (presidente e amministratore delegato della Federal Reserve Bank di New York) e Dr. Steven B. Kamin (direttore della Division of International Finance e del Consiglio dei Governatori del Federal Reserve System), si sono presentati per rispondere alle domande del comitato sugli scambi di valute con le altre banche centrali. L'udienza ha affrontato principalmente gli swap di valute con la BCE, che equivale a un velato piano di salvataggio delle banche Europee.


Ma perché le banche europee avevano bisogno di aiuto da parte della Fed in primo luogo? Le banche europee avevano preso in prestito dollari a breve termine sui mercati internazionali e hanno prestato questi dollari a lungo termine alle imprese statunitensi o alle famiglie. La mancata corrispondenza delle scadenze è altamente rischiosa, perché una volta che una banca non può rinnovare i suoi debiti a breve termine non ha liquidità in cassa. Abbiamo affrontato una situazione simile lo scorso anno. Le banche europee hanno ricevuto pressione dai loro governi affinché comprassero il debito dei governi stessi. Le banche italiane sono colme di titoli di stato del Governo italiano, le banche spagnole con titoli di stato spagnoli e così via. Dal momento in cui la crisi del debito sovrano è aumentata nell'estate del 2011 con i governi vicini al collasso, le banche europee hanno aumentato le difficoltà nel rinnovare i loro prestiti a breve termine di dollari. Dato che la BCE può stampare solo euro e non dollari, le banche europee sono diventate nervose. Mentre le banche statunitensi non volevano prestare ulteriormente alle banche europee, nel settembre 2011, la Fed è intervenuta e ha salvato le banche europee attraverso gli swap di valuta. Attraverso questi swap la Fed ha assunto il ruolo di prestatore internazionale di ultima istanza.


Durante la crisi finanziaria tra il 2007 e il 2009, la Fed ha salvato le banche europee principalmente attraverso prestiti diretti verso società controllate negli Stati Uniti. Per nascondere i salvataggi, la Fed ora usa principalmente gli swap di valuta. Negli swap, la Fed vende dollari alla BCE e li ricompra più tardi allo stesso prezzo, ricevendo dell'interesse. Questa costruzione sembra un prestito di dollari alla BCE allo 0,6 per cento (lo 0,5 per cento sopra il tasso di interesse dei fondi federali). La BCE può quindi usare questi dollari per prestarli alle banche europee in difficoltà.


Alla seduta i rappresentanti della Fed non hanno negato l'ovvio: il salvataggio delle banche europee da parte della Fed. Piuttosto, essi hanno sostenuto che il salvataggio sia un pasto gratis per il contribuente americano, come si otterebbe un beneficio senza correre rischi sotto forma di interesse sullo swap. Inoltre i funzionari della Fed hanno sostenuto che il salvataggio fosse necessario perché un default nelle banche europee sarebbe causa di stress nei mercati finanziari. Attraverso l'interconnessione dei mercati finanziari, le banche americane avrebbero dei problemi, i prestiti ai proprietari di casa e alle imprese negli Stati Uniti ne risentirebbero negativamente. Infine essi hanno assicurato che la Fed fermerà la politica di salvataggio attraverso gli swap non appena diverrà imprudente e i costi e i rischi di questa politica supereranno i benefici per il pubblico statunitense.


Diamo un'occhiata a queste argomentazioni sorprendenti.


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