14 aprile 2012

Le Chiacchiere di un Premio Pulitzer

Durante il culmine della crisi finanziaria, Steven Pearlstein del Washington Post ha scritto un numero di articoli contraddittori sia lodando il salvataggio delle banche noto come TARP, che indirizzando una critica feroce sul modo in cui le grandi banche stavano usando i soldi del contribuente per pagare gli azionisti e i bonus dei dirigenti, piuttosto che concedere credito. Secondo Pearlstein, quella gente ignorante diffidente verso lo Zio Sam che stava tamponando i bilanci di banchieri spericolati (incoraggiati dalle politiche immobiliari del governo federale, i suoi mutui concessi attraverso le GSE, e il denaro facile della Federal Reserve di Alan Greenspan) virtualmente in maniera gratuita, semplicemente "non ci è arrivata".


A quanto pare coloro che considerano la virtù dei guadagni privati e le perdite come una necessità fondamentale perché i mercati lavorino efficientemente sono troppo ottusi per commentare questi argomenti. Il mondo stava implodendo (o almeno così ci è stato assicurato da una classe bancaria disperata affinché la festa continuasse, così come i suoi ex alunni che occupavano posizioni di autorità nella Federal Riserve e nel Ministero del Tesoro statunitense), quindi non c'era tempo per un'analisi critica. I contribuenti avrebbero dovuto tenere gli occhi chiuse e lasciare che i burocrati eletti spingessero ulteriormente i fondi sprecati verso un sistema bancario già divenuto zombie. Per sostenere completamente la sua opinione, Pearlstein ha menzionato il proprio Premio Pulitzer durante una chat online con il lettori del Washington Post, come prova della sua conoscenza superiore di un affare così serio.
Nessuno è stato più critico delle pratiche delle banche, di Wall Street e dei brokers di quanto lo sia stato io, probabilmente molto prima che tu fossi a conoscenza di questo argomento, quindi di certo non devo nessuna scusa a riguardo. Se volete controllare vedrete che ho vinto un certo premio per questo motivo.
Chi avrebbe detto che il Premio Pulitzer ti avrebbe dato libero sfogo nel dichiarare qualsiasi opinione contraria alla tua nulla e vuota? Recentemente Pearlstein ha usato il suo spazio per commentare il controverso editoriale di Greg Smith sul NYT "Perché lascio la Goldman Sachs". L'editoriale di Smith ha suscitato molto scalpore tra i commentatori finanziari dove ognuno è intervenuto sul suo significato e sul suo ragionamento. Mentre coloro che erano informati sulla natura reciprocamente soddisfacente di un'economia libera sono stati critici con l'attacco di Smith alla Goldman, molti si sono crogiolati in accuse riguardo l'avidità senza regole che domina l'industria. Pearlstein rientra in quest'ultimo campo, poiché egli vede l'articolo di Smith come la completa dimostrazione dell'esuberanza maligna del famigerato calamaro vampiro.
La prevedibile risposta di Wall Street è stata quella di respingere Smith come un irrimediabile ipocrita e ingenuo - ipocrita perché non voleva dimettersi dalla Goldman fino a quando non fosse stato ignorato per una promozione e dopo aver ricevuto il suo assegno bonus per il 2011, ingenui per aver pensato che gli strumenti finanziari con i clienti non siano mai stati altro che un gioco a somma zero. Un licenziamento del genere sarebbe stato più convincente, tuttavia, se non fosse solo l'ultimo elemento di prova del degrado etico della Goldman in particolare e più in generale di tutta Wall Street. Si da il caso che proprio quando Greg Smith ci ricordava come Wall Street spennasse i propri clienti, Washington si stava muovendo per tornare al passato ad una regolazione pensata per proteggere gli investitori da questo genere di predazione.
Inizia così la tirata di Pearlstein sull'opposizione ai regolamenti bancari.


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