14 gennaio 2006

Operazione Barbarossa, parte seconda

Operazione Barbarossa, parte seconda

Bielorussia, Ucraina e Georgia: L’imperialismo manovra per completare l’accerchiamento della Russia

(fonte: http://www.resistenze.org )







Il discorso che sto per affrontare nasce da due dei temi di attualità di cui si "discute" maggiormente nell'ultimo periodo, ovvero la politica estera USA e la cosiddetta "guerra del gas" fra Russia e Ucraina. A un occhio superficiale può sembrare che tra le due questioni non ci sia alcun collegamento, ma un'analisi più approfondita mette in luce che, non solo esiste un rapporto fra le due guerre, bensì che fanno parte di un disegno imperialista americano di cui i media si guardano bene di parlare.
Per poter comprendere pienamente il mio ragionamento è opportuno mettere in luce alcune premesse:
  1. L'efficacia della guerra afghana di George Bush, non tanto e non solo per far fuori i taleban ormai scomodi e - com'erano sempre stati - anche repellenti. No, il risultato migliore è stato quello di avere portato via dalle grinfie dell'orso russo ormai domato tre repubbliche dell'Asia Centrale ex sovietica, e di avere piazzato basi americane in Kirghizia e Uzbekistan.
  2. Più a ovest, detronizzato il vecchio e un pò rintontonito Eduard Shevardnadze, l'ingresso della Georgia nell'area di influenza degli Stati Uniti e della Nato.
  3. L'Azerbajgian da tempo divenuto il luogo dove molti ex segretari di Stato Usa andavano a tenere conferenze ben pagate, aprivano uffici di consulenza, benedicevano gli affari delle grandi compagnie petrolifere.
  4. La Polonia verrà integrata ufficialmente nell’Unione Europea dal 1 maggio del prossimo anno. Un motivo ulteriore per velocizzare l'installazione di basi NATO.

Mettendo insieme tutti questi interventi statunitensi nell'Ex Urss si delinea uno scenario sconcertante: il mondo sarà quadrettato di basi militari americane, attrezzate di armi di distruzione massiccia in modo da scoraggiare ogni paese di intraprendere l'inferiore tentativo di uscire da sotto lo stivale americano
Mai un piano di conquista fascista di una tale apertura alata era stato avanzato. (Hitler si “accontentava" dell'Europa, del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale, del Giappone e dell'Asia!). E questo piano strategico parte proprio dall'accerchiamento
della rivale di sempre: la Russia.

La reazione russa non si è fatta attendere, e il presidente Putin si è già mosso con due importanti decisioni:

  1. L’esercito e l’industria della Difesa in Russia stanno gradualmente riprendendosi dalla prolungata crisi degli anni ’90 e cominciano a ricostruire il potenziale perduto.
  2. Un ricatto economico (la "guerra del gas") per frenare la deriva dell'Ucraina verso occidente

Per quanto concerne la ripresa militare russa è significante lo studio svolto da Viktor Litovkin (esperto di questioni militari per l’agenzia russa “RIA-Novosti”) preparato per la conferenza Axis for Peace 2005, un riarmo indispensabile per resistere alle pressioni e ai ricatti di Washington (per ulteriori informazioni: Perché la Russia vuole rafforzare e modernizzare il suo esercito). La "guerra del gas" è invece un pretesto per ricattare l'Ucraina, che ha intenzione di entrare nella NATO e in Europa. L'intenzione è quindi quella di mettere in ginocchio un paese (non a caso i tempi di questo ricatto economico coincidono con il periodo più freddo dell'inverno) che sta abbandonando la propria neutralità per avvicinarsi all'occidente.

Alla luce di questi avventimenti è chiaro l'intento della Russia di mettersi al riparo da un'evantuale "sacca" (Nel gergo militare si indica come sacca lo spazio in cui viene circondato e confinato l'esercito nemico grazie a una manovra di accerchiamento) statunitense. Il mondo bipolare ha impiegato cinquant'anni per andare in pezzi; a quello unipolare, per andare in frantumi, sono bastati quattro anni.

1 commenti:

Stefano Reves S. ha detto...

Nicolo come puoi vedere in basso ho citato l'autore dell'articolo: Carlo Bertani. Insieme collaboriamo, io sporadicamente, presso la casa editrice Malatempora.

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