6 marzo 2006

Mercenari azzurri

Ho steso una breve panoramica su quello che è il ruolo di alcuni nostri connazionali in Iraq e delle compagnie di "sicurezza" italiane.

La Presidium International Corporation è una società operante nei settori della sicurezza, della difesa, della protezione del business e della gestione delle crisi in aree a medio e alto rischio. La piccola compagnia che si propone principalmente nei campi della consulenza e dell'addestramento, è stata fondata da Salvatore Stefio, e pur avendo la sede legale nelle Seychelles, ha sempre affermato di possedere in Italia una base operativa a Olbia e una sede a Roma (guardare per credere il sito www.presidium.net). Questo tipo di attività di sicurezza (le PMF) in Italia è ancora allo stato embrionale. Il 13 aprile 2004, 4 connazionali, in Iraq per un non meglio precisato incarico, sono stati sequestrati mentre cercavano di raggiungere Amman via terra. I nomi di questi 4 napoleone nostrani sono : Fabrizio Quattrocchi, Salvatore Stefio, Maurizio Agliana e Umberto Cupertino. La verità è sin dall'inizio sepolta da errori e informazioni parziali. Le stesse autorità italiane, con le loro fottute unità di crisi, mostrano la loro totale impreparazione sbagliando addirittura a determinare l'appartenenza aziendale (fonte: Lo strano mistero delle Dts, dalla Virginia al Nevada, in l'Unità, 14/4/2004). Qualsiasi tentativo di approfondire la vicenda è stravolto dall'assassinio di Quattrocchi, che fra tutti poteva vantare la maggiore esperienza nel paese mediorientale, e forse per questo è stato scelto come vittima (L. Cremonesi, Ecco il porto d'armi di quattrocchi, Corriere della sera, 2/7/2004). Non è però chiaro il ruolo che Quattrocchi aveva in Iraq, ma è certo che dal 2003 fosse il "braccio destro" di Paolo Simeone (amministratore della DTS LLC). E' stato Simeone a inviare Quattrocchi in Iraq e a inserirlo nella rete di contatti raccolti dalla sua società (creata in fretta e furia viste le lucrose possibilità aperte dal dopoguerra irakeno). Simeone in precedenza svolgeva il ruolo di sminatore per Intersos. Il centro operativo di DTS LLC è all'Hotel Babel di Baghdad, dove Simeone con Valeria Castellani (ex volontaria non stipendiata per alcune associazioni umanitarie) cercano di far decollare la loro piccola società. La società aveva già ottenuto qualche piccolo lavoro qualificato (la protezione di un diplomatico italiano, Marco Osio) l'avevano ottenuto, ma le difficoltà nascevano soprattutto dal punto di vista logistico, ovvero alloggi e equipaggiamenti. Per sopperire a queste mancanze e apertasi la possibilità di un importante contratto (con l'inglese Edinburgh Risk) parte un'attività di reclutamento centrata soprattutto nella città di genova e con l'aiuto della IBSA di Roberto Gobbi (m. bocci, d.carlucci, "dovevo essere anche io su quella jeep - così sono scampato al sequestro" in la Repubblica, 7/5/2004). Tra queste reclute ci sono anche i sopracitati ostaggi che tra di loro hanno in comune qualche esperienza nell'esercito, passione per le arti marziali e armi, qualche lavoretto da Bodyguard di personaggi famosi. Non a caso lo stesso Stefio verificherà la scarsa preparazione di Agliana e Cupertino dopo nemmeno una settimana di permanenza a Baghdad, nonostante sia stato lui stesso a consigliarli. ( M.Immarsio, mandati allo sbaraglio, Corriere della Sera, 15/4/2004). Sottolineo che il numero dei nostri connazionali registrati ufficialmente presso l'ambiasciata italiana a Baghdad non arriva alla decina, è quindi impossibile che le nostre autorità fossero al corrente della loro presenza, o quantomeno improbabile. Probabilmente la grande corsa all'oro irakena ha dato alla testa, e più o meno tutti, senza la necessaria preparazione hanno cercato di saltare sul carro passando da una discoteca alle strade di baghdad.

Per saperne di più:

1 commenti:

Selio ha detto...

ROMA - Su proposta del ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, a quanto si apprende, ha conferito una medaglia d'oro al valor civile alla memoria di Fabrizio Quattrocchi, sequestrato e ucciso in Iraq il 14 aprile del 2004.

Sono un cittadino della Repubblica Italiana.
Così recita il mio passaporto.
E la mia lingua è l’italiano.
A me, come cittadino italiano, appartiene L’ITALIANO.
Eppure giorno dopo giorno sento che mi appartiene sempre meno.
E questo perché gli esperti di comunicazione sanno bene che allargare il significato semantico di una parola di uso comune porta più facilmente all’accettazione della posizione che, a seconda delle esigenze, ci debbono (per lavoro) propinare.
Ora,
Se mi si definisce un mercenar-contractor “eroe” da un giorno all’altro, “eroe” cioè, una persona che è pronta a rischiare la vita pur di difendere dei pozzi di petrolio (americani?) a 1000 dollari al giorno, io rischio di non avere più le parole per definire volontari, pompieri, assistenti sociali o anche persone comuni che siano pronte ad aiutare il prossimo solo per puri (stupidi?) fini altruistici.

E’ giusto piangere ogni vita che si spenge, a chiunque essa appartenga.
Ma non si può non considerare che chi viene chiamato a proteggere un pozzo di petrolio (conquistato grazie a carri armati “portatori di pace”) e ottiene per questo un alto corrispettivo economico, se anche può sentirsi in pace con la propria coscienza, non può e non deve essere definito eroe.

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