14 dicembre 2006

Il paese degli ossimori

Riporto l'estratto di un'interessante analisi di Ilvo Diamanti a fronte di un sondaggio di Demos sul rapporto tra i cittadini e lo Stato.

[...] Un cambiamento senza svolte, che ha prodotto ulteriore delusione. Tuttavia, anche se si corre il rischio del "già visto", conviene ripassare, in modo succinto, alcuni aspetti del rapporto. Perché delineano un contesto sociale che, un anno dopo l'altro, è divenuto più particolaristico, insofferente, diviso, lontano dallo Stato e dalle istituzioni. Quindi: più logoro. Gli italiani. La loro insoddisfazione verso i servizi è cresciuta ancora, nell'ultimo anno. Soprattutto verso quelli pubblici. Ma alle virtù del privato credono in pochi. Oltre otto persone su dieci preferiscono che la gestione della scuola o della sanità resti, comunque, in mano allo Stato, oppure agli enti locali. Peraltro, è aumentata l'indulgenza verso comportamenti illeciti, in ambito sociale ed economico. Il lavoro nero, i pagamenti senza ricevuta, l'abusivismo edilizio, il ricorso a scorciatoie personali e amicali per ottenere un posto oppure una visita medica, copiare a scuola, riprodurre cd musicali o video. Il rapporto con gli immigrati: suscita maggiore allarme che in passato. Sotto il profilo della sicurezza e della "distanza" religiosa e culturale. C'è domanda di Stato, abbiamo detto. Ma lo Stato continua ad apparire lontano.


[...] nell'Italia del 2006, si fanno strada alcuni paradossi inquietanti. Il primo - e più noto - è il paradosso dello "strabismo etico". Gli italiani seguono criteri di giudizio e di condotta diversi a seconda che affrontino questioni generali oppure personali. Insomma, guardano in direzioni opposte. Per cui sono insoddisfatti del pubblico, sfiduciati dello Stato. Ma vogliono che i servizi sociali restino in mano al pubblico, controllati dallo Stato (o dagli enti locali). Si rendono conto che occorre riformare le pensioni, senza ulteriori ritardi. Ma si oppongono a ogni riforma che allunghi l'età pensionabile. Sono d'accordo sulle liberalizzazioni, ma non per la propria categoria, per il proprio ordine professionale. La loro insofferenza fiscale ha raggiunto livelli di guardia. Ma non accettano riduzioni della spesa per i servizi. Vogliono più servizi e più assistenza: ma senza pagare più tasse.


Per definire il secondo paradosso useremmo un altro ossimoro: la "solidarietà egoista". Riflette la tendenza della partecipazione sociale e associativa a inseguire, sempre di più, temi specifici; a mobilitarsi intorno a interessi particolari. Così, si è sviluppata, si sta sviluppando una rete di solidarietà corte. Di tipo "difensivo". Una solidarietà molecolare, a tutela di cerchie più o meno ampie, più o meno ristrette. Ciascuno immerso nella sua nicchia, nella sua lobby, nel suo clan, nel suo ordine professionale, nel suo comitato, nella sua famiglia. A difendersi dallo Stato. Ma anche dagli "altri". Sempre meno disponibile a "pagare" personalmente, oggi, per il "bene comune" e per il futuro. Sempre pronto a partecipare. Ma "contro". Ne esce rafforzato il paradigma del "governo indeciso", che da troppo tempo assilla il nostro Paese. Perché ogni governo, alle prese con lo "strabismo etico" dei cittadini e con la "solidarietà egoista" della società, alla fine, sceglie di non scegliere. Oppure, procede in modo contraddittorio. Annuncia le riforme delle pensioni e dei Pacs, ma le rinvia. Scrive e riscrive la Finanziaria, rendendo quasi impossibile seguirne il filo. Il governo. Incapace di imporsi al frazionamento sociale - e della propria maggioranza. Inseguito e inibito dai sondaggi, dai fischi, dalle proteste di piazza, dalle polemiche mediatiche. Qualsiasi cosa decida. Per cui, alla fine, non decide. E alimenta, ulteriormente, sfiducia, dissenso. E opposizione. L'Italia di Prodi, in questo, somiglia a quella di Berlusconi. Il Paese degli ossimori. Che non cambia mai.

"Anche quando avremo messo a posto tutte le regole, ne mancherà sempre una: quella che dall'interno della sua coscienza fa obbligo a ogni cittadino di regolarsi secondo le regole", Indro Montanelli

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Scusate il linguaggio poco oxfordiano, ma mi viene da pensare ad una battuta di un noto comico di Zelig che impartiva lezioni di savonese (sarà pure noto ma non mi ricordo il nome): "Son tutti finocchi col culo degli altri!"

:o)

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