21 gennaio 2007

Oboli culturali

É notizia di ieri che la Corte di Cassazione ha stabilito che scaricare da internet file e programmi protetti dal copyright - i diritti d'autore - o metterli a disposizione di altri utenti non e' un reato, se l'attivita' non ha scopi di lucro. La sentenza si riferisce però a fatti avvenuti nel 2000, quindi nulla toglie al Decreto Urbani del 22 maggio 2004, che prevede sanzioni penali per chi usufruisce di prodotti scaricati da programmi P2P, perchè danneggia l'industria musicale e cinematografica. Ma vediamo un po' quali sono le voci alla casella "introiti" per queste lobby.

Innanzitutto un paio di dati percentuali. I negozianti ricaricano del 40% su ogni prodotto musicale, che è già caricato del 20% di IVA (per intenderci gli altri prodotti culturali, ad esempio quelli editoriali, godono giustamente di un'imposizione pari al 4%). Poi un piccolo appunto sulla SIAE. Giuridicamente è un ente pubblico a gestione privata che si occupa di incassare e ripartire i famosi diritti d'autore. Intanto è curioso questo mix di pubblico e privato: è pubblico in quanto la legge le attribuisce, monopolisticamente, tale attività di riscossione (in pratica, è una sorta di polizia tributaria). E passi. Ma i soldi che incassa non sono pubblici bensì privati, in quanto le spoglie vengono ripartite tra i propri soci. E, sopratutto, privata ne è la gestione, quindi relativamente insindacabile e, spesso, imperscrutabile. In secondo luogo faccio notare che ogni CD vergine che acquistate comprende una quota per pagare i diritti d'autore sui materiali che vi registrerete: questo ulteriore obolo è per avere il diritto di farvi una copia privata. Ah, per i più curiosi: la tassa per avere il diritto a fare la copia privata la pagherei anche se sul CD registrassi un programma che mi sono creato in C++ o incidessi un audio messaggio da spedire ad un mio amico. Ovviamente per masterizzare necessitate di apparecchiature e software per masterizzare, che grazie al nostro amico Urbani sono state anche loro tassate dei diritti d'autore. Così come ogni persona che qui ha avuto in passato o ha tuttora una band sa che ad ogni sua esibizione in pubblico ogni cover vuole il solito obolo per i diritti d'autore sulla musica che si suona alla festa e magari chi qui frequenta discoteche o circoli saprà che il 9% del prezzo del suo biglietto va alla SIAE (quindi paradossalmente anche la birra che vi sorseggiate in un locale è tassata). Per non rischiare una crisi isterica evitate di riflettere sul fatto che il gestore deve aver acquistato il disco e quindi deve aver pagato i relativi diritti d'autore diretti ed indiretti per i vari supporti, apparecchiature e software utilizzati nel processo e che tali costi, inevitabilmente, deve ribaltarli sui suoi clienti e quindi ancora una volta su di voi. Pare poi che su tutti gli spettacoli si paghi anche un'imposta sui "trattenimenti", pari al 10% del prezzo del biglietto (una sorta di IVA sul divertimento) che viene riscossa dalla SIAE per conto dello Stato, trattenendone una percentuale elevatissima. Spero poi che voi non siate degli affezionati del 48248 (si scrive così?) perchè la SIAE riceve il 12% del prezzo della suoneria pagato dall'utente finale. Se poi vogliamo proprio essere precisetti anche tutti gli spot che guardate sulla Rai con una colonna sonora comportano il prelievo dei diritti d'autore nel canone che pagate. La stessa cosa vale quando una canzone, utilizzata come colonna sonora da un film, viene trasmessa su tv nazionale.

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