22 marzo 2007

Baratto a stelle e striscie

Ad un osservatore attento, molti aspetti del rapimento Mastrogiacomo non tornano. Una serie di incongruenze sequenziali che rendono la sua cattura e la sua liberazione qualcosa di profondamente illogico. Esiste tuttavia, una ricostruzione alternativa, che esula dalla strumentalizzazione politica, o meglio, geopolitica, che è stata portata avanti dal 5 marzo in poi. Innanzitutto è utile partire con una breve, ma rivelatrice, premessa: tempo fa, nella zona di Helmand, si era recato un giornalista britannico, John Nichol (ex membro della Royal Air Force), accompagnato da un certo Sayyed Agha. Durante la visita ai talebani non è accaduto nulla di interessante, ma poco dopo la dipartita dei due, quella zona era stata "chirurgicamente" bombardata dall'Isaf. Risulta palese che ci fosse stata una soffiata, o forse, nella vettura di Agha era posizionato un rilevatore di posizione.

Il caso vuole che poco tempo dopo, Mastrogiacomo sceglie di recarsi da Kandahar fino ad Helmand, per preparare un servizio sui talebani. Ad aiutare il giornalista è Emergency, che gli fornisce un autista (Sayyed Agha) e un interprete. I resistenti, ora al corrente della presenza della spia, riconoscono subito l'autista, bloccano l'auto e la uccidono. Gli altri due, compreso l'interprete afghano, vengono presi come ostaggi ma non gli viene torto un capello. Tant'è che al momento del rapimento, i talebani erano convinti che il giornalista sull'auto fosse lo stesso John Nichol. E soprattutto che anche lui fosse una spia. Mentre noi si era impegnati a fare indossare a calciatori magliette con appelli di liberazione (legittimo, sia chiaro, ma dubito che i talebani, che usavano le traverse delle porte come gogna, se ne interessassero) i servizi segreti di GB e USA ammettevano di aver infiltrato una spia nella spedizione. Il rischio che si correva era quindi che per la vita di un uomo, la coalizione Nato perdesse 2000 militari per presidiare il territorio, considerato che a giorni si discuterà il rifinanziamento di tale missione. Ecco allora che lo scambio si materializza all'orizzionte: un numero non ben precisato di prigionieri talebani in cambio del giornalista italiano (e soprattutto del nostro contingente). Baratto che deve essere stato autorizzato, per forza di cose, dagli Stati Uniti.

Non essendo infatti trattenuti a Rebibbia, ma a Bul Tharkhi, la facoltà di liberare i 5 e le chiavi della prigione le ha il Sindaco (visto il potere che ha sul territorio circostante) di Kabul, Karzai. A dimostrazione di ciò ci sono anche le dichiarazioni ufficiali della Farnesina, che solo due ore fa è stata in grado di stabilire il numero di prigionieri liberati. Infine, per completare la visione d'insieme del rapimento, i servizi segreti afghani hanno arrestato Rahmatullah Hanefi, il capo del personale nella struttura ospedaliera dell'associazione, che ha molti contatti nella zona dell’ospedale e che potrebbe essere stato il responsabile, conscio o meno, dell'inserimento nella spetizione di Agha. Idem per Adjmal Nashkbandi (di cui non si hanno notizie). Ma questi sono solo dei disperati tentativi di salvare la faccia.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie nicolò!
continua ascandagliare il mondo e a pubblicarne i risultati

Alain ha detto...

Grazie nico..
Spesso riporto i tuoi brani sul mio blog!
facciamoci forza!

Anonimo ha detto...

La liberazione di Mastrogiacomo è stata un grande trovata pubblicitaria per Emergency che si è voluta prendere i meriti più importanti.

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