1 giugno 2007

Il pretesto Hariri

Il 30 maggio, il Consiglio di Sicurezza delle UN ha approvato la risoluzione per lacostituzione di un tribunale internazionale per giudicare i responsabili della morte dell'ex premier libanese Rafiq Hariri ucciso in un attentato dinamitardo il 14 febbraio del 2005 con altre 22 persone. Con uno schiaffo alla Siria, l'inchiesta accusa in maniera esplicita Damasco, la cui protesta è stata immediata, ufficialmente perchè la creazione del tribunale viola la sovranità del Libano e rischia di destabilizzare ulteriormente lo Stato mediorentale. Un processo che vede come unico imputato la Siria (senza alcune prove se non le menzogne propagate da Detlev Mehlis), nonostante il primo effetto dell'omicidio sia stato quello di forzare Damasco a ritirare le proprie truppe dal Libano. Un'eventuale condanna in sede internazionale potrebbe fornire il prestesto agli States per forzare, proprio come è avvenuto in Iraq, il cambio di regime in Siria. Un'ulteriore guerra basata su menzogne. Considerando l'attuale reticenza di molti nell'ammettere che le prove che hanno portato le nostre truppe in Afghanistan e in Iraq, fossero in realtà mistificazioni, risulta utile portarsi avanti con il lavoro e far luce sull'omicidio Hariri.

Inizialmente si pensava che si trattasse di un’esplosione sotterranea. Quando dalle prove è emerso che si era trattato di un’autobomba, la macchina della propaganda ha girato di 180 gradi e ha dichiarato che era stato il lavoro di un gruppo di ‘al Qaeda’ ingaggiato dai siriani (coinvolgimento poi
negato dagli stessi terroristi). In seguito a questa scoperta non c'è stata nessuna ricerca sull’identità del kamikaze alla guida del van, nè sulla catena di proprietari di questo furgone (si può verificare nel rapporto stesso). Nonostante la commissione sembri sicura di ciò, è sconosciuto alle leggi stesse della fisica, il motivo per cui un furgone che esplode crea un cratere di un diametro di 10 metri, e di una profondità di 3-4 metri.

Dubbio condiviso dagli stessi generali libanesi:

The bomb was placed underground, especially (since) the crater was so huge," said Hisham Jaber, a retired brigadier general and former professor at the Lebanese Military and Staff Command College. "Even a car with 1,000 kilograms (2,200 pounds) of TNT wouldn't create such a crater." Jaber, who inspected the assassination site but is not part of the investigation, said a suicide attack was the least likely cause of the explosion. He noted the crater was near the middle of the road, indicating the bomb was likely placed under the street and not in a parked car. Suspicion that the bomb was under the street increased Friday when the chief military investigator demanded that police investigate recent road works in the area. Jaber said that although Hariri's motorcade had equipment to jam electronic transmissions, the device could have been circumvented by a wire-triggered bomb or a counter-device placed in a nearby vehicle.

Non è solo il cratere a sollevare dubbi, e la pozza d'acqua che si è formata, ma anche la nube di fumo che si è sollevata successivamente.


[Sopra: l'esplosione a Beirut - Sotto: test nucleare in Nevada]

Strane nubi all'orizzonte, che trovano però un'interessante spiegazione in un'inchiesta di RaiNews (di Flaviano Masella, Angelo Saso e Maurizio Torrealta), con tanto di foto che ricordano molto l'attentato sopra riportato:

L’inchiesta nasce dai rilievi sulla radioattività registrati su un cratere provocato presumibilmente da una bomba Bunker Buster israeliana nel paese di Khiam nel sud del Libano [...]. Di quale arma si tratta? Quale arma lascia tracce di radiazioni e produce effetti cosi’ letali e circoscritti? Il ricercatore Dai Williams e' convinto che si tratti di una nuova classe di armi che utilizza uranio arricchito non attraverso processi di fissione ma utilizzando nuovi processi fisici tenuti segreti per almeno 20 anni. Anche il Fisico Emilio del Giudice dell’ istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Milano arriva alle stesse conclusione [...]


Nel tentativo di puntare il dito contro la Siria, l’ONU basa le sue prove su diversi testimoni, uno di questi è Zuhir Ibn Mohamed, detto Saddik, un condannato per frode. Testimoni che risultano anche essere stati pagati per il loro sporco lavoro:


A man has claimed on Syrian state TV that he was bribed to accuse top Syrian officials of the murder of Rafiq Hariri in his testimony to the United Nations commission into the former Lebanese premier's assassination. Husam Taher Husam, a former conscript in the Syrian army, alleged in a 75-minute interview on Sunday night that Saad Hariri, the son of the slain Hariri, met him several months ago and offered him $1.3m to testify against top Syrian officials.

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