7 giugno 2007

La politica della paura

Non si può analizzare le dinamiche di una società post 11 settembre senza esaminare una delle sue principali caratteristiche: paura, ansietà, timore, apprensione … in una parola, Terrore. Per coloro che traggono benefici dal suo proliferare, paura significa denaro, merce, e un potente strumento di mercato. La paura genera paura e offusca la razionalità. Questa "politica della paura” sta monopolizzando il mondo e logorando i diritti umani, e a sostenerlo è il rapporto annuale di Amnesty International pubblicato il 23 maggio scorso. Questa pubblicazione punta il dito contro il Presidente del Sudan Omar al-Bashir, il Presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe e, udite udite, il Presidente Usa George W. Bush. Mai che si faccia scappare un'occasione per accrescere la propria reputazione di esportatore di democrazia. Gli Stati Uniti, e anche la Russia, sono stati citati come due dei maggiori repressori della libertà di espressione, utilizzando la paura del dissenso per giustificare la mano pesante sulla libera espressione e i diritti.

Le motivazioni di questo primato sono diverse, a partire dal Military Commissions Act [*1 - *2]:

[...] Alla fine di settembre, il Congresso ha approvato il Military Commissions Act. Qualora ne venga confermata la costituzionalità, la legge priverà le corti federali della prerogativa di esaminare gli appelli di habeas corpus riguardo alla legittimità dell’arresto o alle condizioni di detenzione dei cittadini stranieri trattenuti in qualità di “combattenti nemici” dalle autorità statunitensi in qualsiasi luogo nel mondo. [...] Il Military Commissions Act impedisce ai detenuti di appellarsi alle Convenzioni di Ginevra nel corso di qualsiasi udienza e restringe il campo di applicazione del War Crime Act (riportandolo indietro al 1997) in quanto non vengono più considerati reati penali le violazioni all’art.3 in materia di garanzie di equità processuale e di divieto di «oltraggio alla dignità personale», con particolare riferimento ai trattamenti umilianti e degradanti. [...]

Degni di menzione sono anche le Extraordinary Renditions [*3], Guantánamo, le detenzioni - senza regolare processo - in Afghanistan e Iraq, le uccisioni illegali da parte delle forze armate statunitensi e la pena di morte. Tutte problematiche a cui, a detta stessa di Amnesty International, gli Stati Uniti non sembrano intenzionati a trovare soluzione:

"L’amministrazione Usa rimane sorda agli appelli da tutto il mondo perché chiudano il carcere di Guantanamo. È indifferente rispetto alla rete globale di abusi innescata in nome dell’anti-terrorismo, e insensibile di fronte al dolore di migliaia di detenuti e delle loro famiglie, al danno provocato allo stato di diritto e ai diritti umani internazionali, e alla distruzione della sua stessa autorità morale, la più bassa di tutti i tempi in tutto il mondo, mentre i livelli di insicurezza rimangono come sempre elevati”

Il potere incoraggia oggi il disordine e la paura che ne segue, chiudendo gli occhi davanti all’immigrazione indiscriminata (forse meglio definibile come ingegneria sociale) e alla microcriminalità diffusa (e spesso anche di fronte a quella “macro” dei colletti bianchi”). Per poi imporre il “suo” ordine. Accrescendo in modo soffocante i controlli sui cittadini. Lo scopo delle élite “politicamente corrette” sarebbe perciò quello di anestetizzare e depoliticizzare i cittadini, isolandoli. In Europa come in America si vuole perseguire l’ordine attraverso il disordine. Ma a quale prezzo?

"L'intelligence militare USA deve avere i mezzi per varare operazioni speciali che convinceranno i governi delle nazioni ospitanti e l'opinione pubblica della realtà del pericolo degli insorti. Per raggiungere questo scopo l'intelligence militare USA dovrebbe cercare di penetrare l'insurrezione per mezzo di agenti con incarico speciale, con il compito di formare gruppi speciali d'azione tra gli elementi più radicali dell'insurrezione... Nel caso non sia stato possibile infiltrare con successo tali agenti nel comando dei ribelli può essere utile strumentalizzare le organizzazioni di estrema sinistra per i propri scopi al fine di raggiungere i sopra descritti obiettivi... Queste operazioni speciali devono restare rigorosamente segrete. Solamente quelle persone che agiscono contro l'insurrezione rivoluzionaria conosceranno il coinvolgimento dell'esercito USA..." (Field Manual 30-31 - p. 234-297)

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