18 giugno 2007

Narcotraffico

Secondo i dati del Viminale, nel 2006 in Italia sono stati sequestrati 4.624,763 chili di cocaina, con un aumento del 5,74% rispetto al 2005. Un aumento costantemente registrato nonostante l'inasprimento delle sanzioni relative alle condotte di produzione, traffico,detenzione illecita ed uso di sostanze stupefacenti sancito dalla Legge n. 49/2006, meglio nota come Fini-Giovanardi. Provvedimento che, oltre ad essere stato approvato in fretta e furia nel pertinente pacchetto legge sulle Olimpiadi di Torino 2006, risulta - paradossalmente - favorire gli spacciatori delle cosiddette droghe pesanti, cocaina su tutte. Il decreto legge prevede infatti che gli spacciatori in possesso di una quantità di cocaina pura inferiore ai 4 grammi sono esenti da qualsiasi sanzione penale. Quattro grammi che nella pratica si traducono in 10 grammi di cocaina commerciale (in quanto il decreto legge stabilisce una base attiva del 40%), che possono sfruttare allo spacciatore un guadagno sopra i mille euro. In sostanza una manna per tutti i narcotrafficanti: le droghe cosiddette pesanti, cocaina ed eroina, sono infatti nella storia dell’economia umana le merci che hanno garantito i più alti margini di profitto. Basta pensare che per un dollaro investito in produzione di coca se ne producono mille di guadagno: il margine di profitto è dunque del 999 per 100. Questo fa sì che siano l’oggetto privilegiato dell’economia criminale, ma non solo di questa, ma anche dell’economia di guerra.

In Italia, come attesta il rapporto Insert di giugno, la droga costituisce una miniera d'oro per i clan, quella dove vengono estratte le ricchezze della camorra. Ed è il proibizionismo stesso, aiutato da leggi come la Fini-Giovanardi, a generare il business legato alla droga perchè rende, di fatto, la criminalità organizzata monopolista del settore (un po' come avviene per il business legalizzato dei rifiuti). Volendo anche collegare il mercato nazionale a quello internazionale e alle relative missioni di pace governative, nel 2006, la distribuzione in Italia si è commerciata soprattutto cocaina colombiana, eroina afgana, hashish marocchino, marijuana albanese e droghe sintetiche olandesi.

Un'attenta valutazione delle conseguenze del provvedimento, in parallelo all'analisi storica dei legami con la mafia del partito di maggioranza della CdL, può fornire una soddisfacente spiegazione alla scelta di incentivare il mercato nero della cocaina e il suo smercio. Citando testualmente l'intervista del 19 Maggio 1992 a Paolo Borsellino: Si accertò che Vittorio Mangano, ma questo già risultava dal procedimento precedente che avevo istruito io e risultava altresì da un procedimento cosiddetto procedimento Spatola, che Falcone aveva istruito negli anni immediatamente precedenti al maxi-processo, che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente a Milano, città da dove come risultò da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale del traffico di droga, di traffici di droga che conducevano le famiglie palermitane. [...] Vittorio Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le emergenze probatorie più importanti risulta l'interlocutore di una telefonata intercorsa fra Milano e Palermo, nel corso della quale lui, conversando con un altro personaggio mafioso delle famiglie palermitane, preannuncia o tratta l'arrivo di una partita di eroina chiamata alternativamente, secondo il linguaggio convenzionale che si usa nelle intercettazioni telefoniche, come magliette o cavalli. [...] All'inizio degli anni Settanta, Cosa Nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa, un'impresa nel senso che attraverso l'inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero e allora così si spiega la vicinanza tra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali.



"Giornalista: Lei mi dice che è normale che Cosa Nostra si interessi a Berlusconi? Borsellino: è normale che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi gli strumenti per poter impiegare questo denaro, sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro", 19 Maggio 1992

1 commenti:

Anonimo ha detto...

La diffusione sul territorio delle droghe illecite è direttamente proporzionale al grado di corruzione delle forze di polizia.

E' una teoria valida?

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