70 miliardi di dollari. Questo è l'ammontare dell'accordo firmato da George W. Bush mercoledì scorso, per finanziare il prossimo anno di guerra in Iraq e Afghanistan [*1]. Se ogni contribuente americano dovesse tirare fuori dalle proprie tasche un extra di cinque o dieci mila dollari per il fisco il prossimo aprile per pagare la guerra, sono sicuro che questa finirebbe presto. Il problema è che il governo finanzia la guerra sia facendosi prestare, sia stampando soldi, piuttosto che presentare direttamente una legge che aumenti le tasse ("the $555 billion budget bill funds the government without raising taxes and without what he called the most objectionable policy changes considered by the Congress" [*2]). Quando gli oneri sono nascosti (o meglio, prelevati direttamente in busta paga o indirettamente sui beni di consumo), la domanda se valga o meno la pena di entrare in guerra viene falsata. Questo meccanismo è possibile solo grazie all'intesa fra la FED e il Congresso, che operano in simbiosi, con la prima che felice di venirgli incontro aggiustando il deficit di bilancio e creando nuovi soldi tramite il Ministero del Tesoro, e il secondo che lascia che la Federal Reserve Bank lavori tranquilla e senza troppe regole, prestando liberamente carta stampata dal nulla alle banche. Il risultato di tale intesa è l’inflazione, ovvero l'aumento della massa monetaria. E l’inflazione finanzia la guerra. Tant'è che, come spiega l'economista Lawrence Parks, senza la creazione della FED e la possibilità di creare nuovi soldi il governo federale non avrebbe mai potuto permettersi l’enorme mobilitazione di uomini e mezzi nella Prima Guerra Mondiale [*The FED's wiew of Honest Money]. Il risultato di questa politica monetaria, appoggiata dal primo all'ultimo membro del Congresso, è che il potere d'acquisto della moneta continua a calare (perché qualcuno ne stampa sempre di più) e quindi gli statunitensi (ma il discorso vale anche per il Vecchio Continente) diventano sempre più poveri [*Prices for key foods are rising sharply]. Un'erosione del potere finanziario che viene attualmente attribuita a capri espiatori come i commercianti cattivi (che nonostante gli enormi introiti stanno progressivamente diminuendo) o ai camionisti scioperanti. A questo impoverimento che colpisce per prime le classi più povere, si aggiunga che immettendo carta straccia sul mercato per finanziare mutui (che non verranno ripagati) si da il via a bolle speculative in serie, di cui quella dei mutui subprime è ultima in ordine [*Se scoppia la bolla immobiliare]. Il discorso è vasto, quindi consiglio di prendersi un po' di tempo e affrontare alcune delle letture proposte in calce a questo post. Tornando a quantificare economicamente il costo delle due guerre portate avanti in medio oriente, l'ultima stima in ordine di tempo è stata fatta dal Senatore repubblicano e convinto sostenitore della guerra, Ted Stevens, che ha parlato di una cifra che si aggira attorno ai 15 miliardi di dollari mensili [*3]. Mentre il dibattito è spesso incentrato sul numero di soldati impiegati nelle missioni all'estero, è interessante far notare che le richieste dell'amministrazione Bush per Iraq, Afghanistan e le operazioni di anti-terrorismo, sono state di 190 miliardi di dollari nel 2008, ovvero con un incremento del 20% rispetto al 2007 e del 60% rispetto al 2006. Il Pentagono non ha commentato le dichiarazioni di Stevens, ma si è limitato a rilasciare i dati di finanziamenti delle guerre al 30 settembre 2007. Si tratterebbe di soli 12 miliardi di dollari (sic!). Le cui sorti sarebbero poi ignote ai più.
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4 commenti:
P.S.: Ho cambiato la pelle al blog, spero vi piaccia.
In caso contrario i suggerimenti sono ben accetti! ;)
Mi piace, pulito e riposante.
Ciao
La grafica è ok, essenziale e ben visibile!
Ciao...
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