*Nelle puntate precedenti.
Poco tempo fa il direttore della Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di agricoltura e cibo (sic!), lanciò un grido d'allarme dalle colonne del quotidiano Financial Times, dicendo che in questi ultimi mesi, i prezzi dei prodotti agricoli di base sono aumentati a tal punto da far prevedere rivolte e problemi politici seri nei Paesi in via di sviluppo. Sembra che i dubbi sulla credibilità dei biocarburanti come cura del clima siano condivisi sempre da più persone. Secondo un rapporto del premio Nobel per la chimica Paul Crutzen , la maggior parte dei raccolti sviluppati negli Stati Uniti e in Europa per produrre combustibili verdi, in realtà accellerano il riscaldamento globale a causa dei metodi di lavorazione dell'agricoltura industriale.
Il risultato si riferisce particolarmente al combustibile alternativo derivato dai semi di colza usato in Europa, che potrebbe produrre fino ad un 70% in più di gas serra che il diesel convenzionale. Le emissioni di CO2 da combustibili fossili risparmiate usando i biocombustibili sono ampiamente compensate dalle emissioni di N2O (ossido di diazoto), un potentissimo gas serra con un GWP pari a 296, che vale a dire che una sola molecola di N2O fa il lavoro di 296 molecole di CO2. In sostanza la sola “emissione del protossido d'azoto da sè può annullare il beneficio globale" ha detto il co-autore del rapporto Keith Smith. Da questo studio (che prende in esame anche la formazione di N2O dai fertilizzanti azotati di sintesi) i biofuel escono, tranne uno, tutti bocciati all'esame del global warming. Per ogni tonnellata di CO2 fossile risparmiata le sole emissioni di N2O (in termini di CO2 equivalente) sono ad esempio da 1 a 1,7 t per la colza da biodiesel e da 0,9 a 1,5 t per il mais da bioetanolo. Anche per le biomasse residue (resti di lavorazione, biomasse dalle foreste, letame) le cose non vanno meglio.
Crutzen non è l'unico ad aver stilato un rapporto negativo verso le colture destinate a scopi energetici, persino l'OCSE, nel settembre scorso, ha presentato un un rapporto dal titolo piuttosto significativo: "Biocombustibili: un rimedio peggiore del male?". La conclusione dell'OCSE è piuttosto netta e non lascia adito a molti dubbi: «La corsa verso raccolti energetici minaccia di cause carestie alimentari e danneggiare la biodiversità con benifici limitati. » (pag. 4 del rapporto)
L'Unione Europea sta sostenendo, investendoci grosse somme di denaro dei singoli cittadini, l'introduzione delle colture di colza per il biodiesel, senza rendersi conto che, dati alla mano, in questo modo finanzia l'effetto serra per il 70% in più rispetto al petrolio.
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