19 marzo 2008

Your tax at work

L’economia degli Stati Uniti è in fase di dissolvimento. Si è aperta una la spaventosa voragine nella liquidità a disposizione delle banche con la crisi del mercato immobiliare americano e, sopratutto, con quella dei mutui che ormai sta coinvolgendo gradualmente anche quelli sostanzialmente "regolari" e non solo i cosidetti "subprime". Nonostante i telegiornali siano più preoccupati di raccontare il duello Hillary-Barak, si sta ormai diffondendo il panico fra i cittadini, che in barba a qualsiasi tentativo di minimizzare la situazione, hanno ormai fiutato l’inizio della peggior crisi finanziaria che abbia mai colpito l’america moderna è in corso. Ecco delle interessanti cifre che fotografano l'umore del contribuente statunitense:

[*LaStampa] Negli Stati Uniti la crisi economica fa paura. Lo ha svelato un nuovo sondaggio nazionale della Cnn secondo cui tre americani su quattro ritengono di essere in piena recessione. Lo scorso mese a pensarla così era il 66 per cento del paese, a gennaio il 61 mentre a ottobre dello scorso anno appena il 46 per cento. L'economia è diventato uno dei temi che sta più a cuore agli americani, tanto da diventare l'argomento principale in base al quale milioni di elettori sceglieranno il nuovo presidente il prossimo novembre. Il 42 per cento degli intervistati ha infatti dichiarato che è proprio l'economia il pensiero che li preoccupa di più, più del doppio rispetto a ottobre. Al secondo posto, con il 21 per cento, si è classificata la guerra in Iraq, seguita dall'assistenza sanitaria (18 per cento) , dal terrorismo (10 per cento) e dell'immigrazione (7 per cento). La questione sembra preoccupare in particolar modo i democratici, che ancora non hanno scelto se sarà Hillary o Obama il candidato ufficiale. Il 90 per cento di essi ha risposto di ritenere che l'economia americana si trovi in piena recessione. Più bassa la percentuale dei repubblicani, che lo crede solo nel 54 per cento dei casi. Il sondaggio, che ha riguardato oltre mille americani, ha inoltre chiesto in quanto tempo i cittadini si aspettano che le cose migliorino: per oltre la metà, ovvero il 53 per cento, ci vorrà oltre un anno per vedere segni di ripresa, mentre per il 18 le cose potrebbero aggiustarsi in un periodo di tempo che va da sei mesi a un anno. Decisamente più scarsi gli ottimisti: solo il due percento crede che la ripresa avverrà entro i prossimi sei mesi.
Poco viene fatto nel Congresso (di maggioranza democratica), o nell’amministrazione Bush, per riparare al crollo di fiducia nei mercati di titoli di credito privati che sta minacciando altri settori oltre la propria origine nella crisi dei mutui subprime. In compenso i finanziamenti del Pentagono ai progetti di difesa continuano copiosi. A breve l'amministrazione stipulerà un contratto di 26 anni (un acquisto programmato fino al 2034) con la Lockheed Martin per un valore di oltre 300 miliardi di dollari per acquistare 2.458 esemplari del F-35 destinati a soddisfare le esigenze delle tre forze armate (con altri 650 miliardi di dollari saranno necessari per sostenere l’attivita’ operativa e la manutenzione dei caccia) [*1]. Altri 36 miliardi verranno investiti nei sistemi IRS [*2]. Ma spuntano anche nuove meraviglie tecnologiche, di cui il taxpayer statunitense, che le finanzia, non sa che farsene. L'ultima invenzione è della DAPRA, l'i09, un cane da guerra il cui progetto è costato 10 milioni di dollari:


2 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Nicolò ha detto...

Non ci interessano monitor della LCD.

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