7 aprile 2008

SuperBCE

La moneta è la linfa vitale dell'economia, l'intermediario di tutti gli scambi. Comandare su di essa e imporla a corso forzoso, secondo la visione keynesiana, significa impadronirsi di un centro di comando vitale per il controllo dell'economia. I governi, stabilito il monopolio assoluto dell'emissione di banconote e creato un sistema bancario centralizzato che permetta un'inflazione completamente controllata e diretta da loro stessi, aspirano ora ad un controllo totale e asfissiante su ogni singola realtà economica dei propri cittadini. Negli States è già al vaglio la proposta [*1] di conferire alla FED ulteriori poteri (che per l'approvazione dovrà però attendere almeno fino a novembre), fino ad arrivare alla possibilità di inviare la SWAT presso le istituzioni a rischio, e vista la crisi all'orizzonte anche in Europa, pare che saranno prese contromisure simili:
[*Repubblica] Tra le macerie dello tsunami dei subprime ingrassa il temibile virus della sfiducia e cresce l’inevitabile conta delle «vittime». L’America prova a correre ai ripari, l’Europa sta alla finestra. È scienza o incoscienza? A Washington si discute di SuperFed, a Francoforte c’è qualcuno che ragiona di SuperBce? Se provate a girare la domanda ai banchieri centrali al lavoro nel grattacielo dell’Eurotower, la risposta che arriva sembra rassicurante: «Il piano Paulson e la parziale "autoriforma" della Federal Reserve dice Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano del board vanno nella direzione che la Banca centrale europea va auspicando da tempo». Accentramento e rafforzamento delle funzioni di vigilanza, allargamento dei controlli sui soggetti bancari e finanziari, armonizzazione delle regole sui ratios e sugli standard patrimoniali. [...] La graduale trasformazione della Banca centrale americana in un formidabile «booster» per la crescita, attraverso una gestione sempre troppo prociclica dei tassi di interesse, ha fatto il resto. E nel panico di oggi, per evitare un Big Crash mondiale, Bernanke è costretto a trasformare la Fed in una Gepi, salvando una banca d’affari con i soldi dello Stato. Una forma di neoassistenzialismo che rischia di imprimere un’ulteriore deformazione al sistema. Nell’ottica europea, se in questo turmoil c’è un peccato originale, lo ha commesso la Fed. E tocca agli americani espiarlo per primi. La Banca centrale europea ha seguito e segue una filosofia diversa, come lo stesso Bini Smaghi ripete attingendo al suo intervento di venerdì scorso alla Harvard Law School di New York: «Come possono le banche centrali gestire al meglio la politica monetaria in una fase di turbolenza finanziaria? Il primo target che dovrebbero fissare, tra le loro priorità, è quello della stabilità dei prezzi. Avendo un obiettivo principale, si evita la confusione e la sovrapposizione con obiettivi secondari, e si lanciano messaggi più chiari ai mercati. La credibilità della Bce nell’impegno contro l’inflazione è la migliore garanzia per mantenere i tassi di interesse sul livelli bassi nel medio periodo, per sostenere la crescita e l’occupazione e per rassicurare i mercati». Non solo. Secondo Bini Smaghi, tenere salda la barra del timone sulla lotta all’inflazione serve anche a non snaturare il ruolo della Bce. «Il rischio maggiore per una banca centrale, in una fase di turbolenza, è che essa sia sottoposta a pressioni indebite per assumere responsabilità che non le competono, e in particolare per risolvere problemi di solvibilità degli operatori. Al contrario, una banca centrale dovrebbe avere la sola responsabilità di garantire un adeguato funzionamento del mercato monetario e di stabilire i propri target attraverso precise chiavi operative. Questo è quello che la Bce ha fatto finora, intervenendo con operazioni di rifinanziamento con un occhio sulla stabilizzazione del tasso overnight. Le banche commerciali non lo hanno compreso fino in fondo. Ma questo è quello che la Bce continuerà a fare...». Come dire: non aspettatevi che Francoforte intervenga per salvare una banca, se anche nell’Eurozona si verificasse un caso Bear Stearns o un caso Northern Rock. «Questo alla Banca centrale europea non potete proprio chiederlo: non è il suo mestiere e non deve diventarlo». [...] La Bce ha poteri assoluti sulla politica monetaria, ma non ne ha affatto sulla politica bancaria. Il rapporto del Financial Stability Forum presieduto da Mario Draghi ha indicato a febbraio qualche linea guida: più trasparenza nei bilanci, più scambio di informazioni tra i regolatori, più poteri ispettivi per le autorità. Ma questi, di fronte alla complessità del meltdown finanziario in corso, sono pannicelli caldi. Il ministro del Tesoro uscente, Tommaso PadoaSchioppa, ha un’idea più ambiziosa: «Servirebbe un unico organismo di vigilanza a livello europeo». E questa è stata la proposta italiana all’Ecofin di Brdo di venerdì scorso, per aggirare un problema che ci rende diversi (e stavolta in negativo) dagli Stati Uniti: abbiamo un’unica moneta, un solo sistema di pagamenti, un solo organismo che ha in mano la leva dei tassi di interesse, ma non abbiamo una banca centrale deputata al controllo centralizzato delle attività creditizie e al coordinamento della vigilanza con gli altri regolatori di mercato. [...]
Vigilanza, controlli, ispezioni, controllo centralizzato, tutti punti chiave che rafforzano l'attualme sistema che prevede una "carta moneta" manipolata dal Governo e dalla Banca centrale, che inflazionano a piacimento. La conseguenza di queste trasformazioni non è assolutamente quella di ottenere stabilità e benessere, bensì quella opposta: cicli economici che provocheranno un continuo aumento dei prezzi dei beni di consumo [*2]. Un maggiore controllo da parte di queste autorità, che costituiscono il principale vettore delle crisi economiche che si susseguono non può che portarea un'inflazione galoppante accompagnata da un collasso monetario e dallo spostamento di tutta la ricchezza verso le banche stesse, che durante le bolle guadagnano attraverso gli interessi sul capitale "artificialmente stampato" e a bolle esplose riacquisiscono i beni di coloro che non possono più permettersi il pagamento del mutuo. Un processo progressivo, garantito dallo Stato, che porta qualsiasi risorsa nelle mani di pochi (a tal proposito consiglio la lettura di *Come si genera una crisi finanziara? di Ashoka per Luogocomune). L'ingerenza del Governo causa quindi caos e acuisce le disparità e questa tendenza può essere modificata solo con un cambiamento drastico e repentino di tutto il sistema economico mondiale: il ritorno a una "moneta" scelta dal libero mercato in virtù della sua commerciabilità (e non da un'autorità superiore che si arroga anche la sua gestione) e l'allontanamento completo del Governo dalla scena monetaria. Non esistono altre soluzioni o dei provvedimenti intermedi, comprese le proposte di controllare i prezzi [*3] o di scale mobili. Si tratta di contromisure che peggiorerebbero la situazione [*4].

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