28 aprile 2008

Toyota: meschina e poco "verde"?

In quanto costruttrice di macchine ibride, la Toyota si vanta di avere l'immagine pubblica di una compagnia ambientalmente responsabile. Per rafforzare questa immagine la Toyota si avvale anche di spot commerciali [*1] che rimarcano l'animo verde della sua vettura di punta nel settore delle "SULEV" (Super Ultra Low Emission Vehicle, Veicolo a emissioni ultrabasse). Auto che grazie alle sue basse emissioni si è aggiudicata il premo di Auto dell'Anno del 2005. Risulta particolarmente deludente la notizia che la Toyota sia stata inserita dalla Corporate Accountability International (CAI) nell'Hall of Shame (una sorta di "lista della vergogna") dell'anno 2008 [*2]. Questa nomination è dovuta al fatto che in realtà la compagnia è molto meno verde di quanto faccia credere al pubblico. La Toyota da tempo sta portando avanti operazioni di lobbying per evitare che il Congresso faccia passare la proposta di aumentare le prestazioni dei veicoli a 35 miglia per gallone entro il 2020 (nonostante la Prius, a detta del costruttore, ne faccia già 48):
[*3] Toyota is actively lobbying Congress to defeat the proposed measure to increase fuel-efficiency standards to 35 mpg by 2020. The standard would cut more than 200 million metric tons of global warming pollution in 2020 alone. Toyota’s DC lobbying team says its engineers “don’t know how” to meet the standard. Could these be the same engineers that already make cars that get 48 mpg? And the same company that already meets Japan’s more rigorous standards? Toyota’s technological know-how seems not to be the main roadblock here.
La compagnia inoltre fa parte della Alleanza dei costruttori di automobili, un'associazione commerciale che conta 9 delle più grandi case automobilistiche al mondo che si sta opponendo fermamente ad ogni tentativo della California di approvare un decreto per la riduzione dei gas serra. La Toyota ha mantenuto lo stesso atteggiamento in molti altri stati favorevoli a fissare una quota di vendite alle automobili a basse emissioni. Nonostante queste posizioni, molti americani sono tuttora convinti che la casa automobilistica sia in prima fila nella lotta contro il global warming. In sostanza, finchè si tratta di convincere il pubblico che l'ambientalismo sia cosa buona e giusta (e non l'ennesimo pretesto per drenare risorse e redistribuirle agli amici), sono tutti in prima linea. Quando Toyota vede la propria produzione industriale a rischio le cose iniziano a cambiare. A meno che non si tratti di dividersi i sussidi [*4] o scaricare gli ennesimi costi sui consumatori [*5].

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