26 maggio 2008

La protezione dell'individuo

"It cannot even be said that the State has ever shown any disposition to suppress crime, but only to safeguard its own monopoly of crime.", Albert Jay Nock


Oggi mi sono casualmente imbattuto in un articolo, non particolarmente interessante in sè, in quanto riferito alle angherie di un singolo individuo, ma utile a sviluppare un discorso più esteso [*1]:
Il benzinaio esasperato dalla malavita che guarda al governo con fiducia. Nove anni fa l’allora premier Massimo D’Alema assicurò che l’Italia non è il Far West. «Ma davvero? Questo lo dice lui che il Paese lo guarda da lassù. Ma venga il presidente. Venga al mio distributore di benzina a rendersi conto della situazione. È dal 1974 che sono qui. In Brianza non nel Bronx. Sessanta volte ho chiamato i carabinieri. Cinquanta le denunce che ho presentato. Di tutto: furti, danneggiamenti, vandalismo, rapine a mano armata, zingari accampati nelle vicinanze che durante la notte mi scassinavano il chiosco e le canne delle pompe». Col suo pizzetto grigio come i capelli, Livio Gabanelli può dire d’aver vissuto in trincea 34 dei 60 anni che ha. Insieme alla moglie e ai figli gestisce l’impianto Shell (...)
Un benzinaio esasperato perchè nonostante le innumerevoli denunce presentate, non gode di alcuna tutela da parte delle Forze dell'Ordine, tanto da essersi spinto a scrivere a D'Alema stesso. Nonostante il signor Gabanelli sia da più di 30 anni l'unico baluardo a difesa della sua attività, gode ancora di fiducia nello Stato. Forse una visione d'insieme del problema criminalità potrebbe far crollare anche le ultile speranze che il benzinaio nutre. Vediamo le statistiche sui reati impuniti in Italia [*]:
Una giustizia "troppo lenta" con nove milioni di processi pendenti e troppo spesso incapace di colpire chi commette reati. Questa la valutazione del procuratore generale della Cassazione Francesco Favara che snocciola le cifre del "bilanci" della giustizia tra il luglio 2001 e il giugno 2002. I reati sono in diminuzione, e questo è l'aspetto positivo, però i delitti dei quali sono rimasti sconosciuti gli autori sono stati 2.289.363, pari all'81% di tutti i delitti denunciati. [...] In particolare, sono rimasti ignoti il 96% degli autori di furti, percentuale sostanzialmente identica rispetto al periodo precedente, mentre è risaputo "che per taluni tipi di reati, come il furto di veicoli, le indagini non vengono neppure iniziate".
Per chi dovesse obiettare che si tatta di una situazione tutta italiana, convinto che il crimine paghi solo nel Belpaese, ecco un articolo dell'Aftenposten di aprile, relativo al rapporto del Ministro della Giustizia norvegese Knut Storberget, che documenta che a Oslo il 99,2 per cento di tutti i furti e rapine restano impuniti [*]:
A new report by the justice minister, Knut Storberget, shows that 99.2 percent of all serious robberies on the streets of Oslo are never solved. Last year, 11,033 crimes were reported, but just 80 were solved. And the wave of robberies is increasing rapidly. Yesterday 33 people were the victims of serious crimes in Oslo. In the first three months of 2008, serious robberies in public places have increased by 10 percent.
Cifre altissime. Senza troppi giri di parole possiamo affermare che se venite rapinati o derubati non avete statisticamente alcuna possibilità di trovare il criminale (conviene insomma cercare il risarcimento comprando un biglietto della lotteria, piuttosto che presentandosi in Questura) e nel caso in cui foste uccisi, 8 volte su 10 i vostri cari non sapranno chi è stato il colpevole. A tal proposito riporto un estratto di un post di Giorgio Mattiuzzo (consiglio di leggerlo interamente, cogliendo magari l'occasione per aggiungere Cronache da Mileto, il suo blog, fra i preferiti) sul ruolo della Polizia nello Stato moderno (da confrontare anche con le immagini del post precedente a questo, "Chiaiano"):
E allora cosa sta succedendo se dove vado io i ladri non scappano e la polizia non li insegue? Perché no? Cosa c'è che non va? Ma è ovvio! Vuol dire che non ci sono abbastanza poliziotti, vuol dire che non ci sono leggi abbastanza severe, vuol dire che questi se ne fregano della polizia, e allora mandiamoli via, tutti! Tutti!

Perché la guardia insegue il ladro. La guardia insegue il ladro. La guardia insegue il ladro.

La guardia insegue il ladro, vero?

Però sono appena venuti a rubare in casa mia, chiamo i Carabinieri e questi per poco non si mettono a ridere. Ridono, ma io potevo anche rimanerci.

Vedo gli spacciatori davanti alla stazione, come li vedo io li vedrà anche la Polizia, perché non vanno lì a fermarli?

Anni e anni di educazione civica e televisione hanno istruito il cittadino a negare qualsiasi dato sperimentale che non si adatti alla teoria della “guardia che insegue il ladro”. E' questo un concetto talmente radicato nella mente del cittadino che nessuna realtà lo scuote.

E' inutile tacciare di xenofobia chi, invece, è semplicemente vittima del processo di rimozione inculcato dall'educazione. Perché quando il “razzista” si incazza e grida perché la polizia se la prende con i cittadini onesti e lascia stare i delinquenti, ha ragione. Solo che il “razzista” non ne trae la conclusione che volontariamente la polizia, cioè lo Stato, persegue gli onesti e lascia in pace i delinquenti, ma – forzato da anni di educazione a carico dello Stato – chiede che ci sia più polizia, cioè più Stato. Bisogna invece prendere atto, tutti quanti, che le guardie non inseguono i ladri. Le guardie se ne fottono dei ladri. Le guardie sono lì per controllare noi, non i ladri.

Bisogna ritornare ai tempi in cui i cittadini erano contadini ignoranti e analfabeti, e sapevano che la guardia era lì per loro.

Dobbiamo re-imparare da principio la funzione della polizia. La polizia è il monopolio della violenza esercitato dallo Stato per perpetuare sé stesso. La polizia serve a reprimere ogni moto e tendenza che possa incrinare il potere. La criminalità non mette in discussione lo Stato ed il potere. Sono i cittadini a farlo. Sono i cittadini che, smettendo di offrire un consenso non informato al loro stesso sfruttamento, possono mettere in discussione lo Stato. Sono i lavoratori, gli operai, le cassiere, gli artigiani, gli imprenditori (quelli veri, non quelli che campano di sussidi statali) a poter mettere in discussione lo Stato. E sono loro a dover essere controllati attraverso la polizia, che svolge questo ruolo coerentemente. Lo Stato non perseguiterà mai il criminale, perché esso è troppo utile allo Stato stesso: grazie al criminale il cittadino invoca più polizia e più Stato, chiede di mettere le telecamere in città, chiede arresti facili, chiede poteri di polizia anche per i netturbini. Grazie al criminale, il cittadino scava da solo la fossa della propria libertà.

Se davvero esistesse qualcosa come la “sinistra”, quella di tanto tempo fa, quella che scriveva i giornali per gli operai, quella che non era ancora entrata in Parlamento, non andrebbe ad insultare chi chiede di non avere spacciatori sotto casa. Andrebbe da queste persone e cercherebbe di spiegargli che il problema non è lo spacciatore, ma il poliziotto, lo Stato tanto invocato e che invece esiste solo per sfruttarlo. Ad esempio gli spiegherebbe che lo spacciatore esiste non per caso, ma perché lo Stato italiano, attraverso la legislazione sulla droga, garantisce alla mafia il monopolio indisturbato sulla droga, proteggendola da ogni possibile crisi economica e lasciandola libera di inondare il mercato con veleno preso chissà dove. Ma trovate un solo uomo di sinistra che abbia il coraggio di affermare una semplice banalità come questa.

All'inizio del secolo girava per l'Italia un calzolaio di nome Malatesta. Era un anarchico, e fu per molto tempo il rivoluzionario più amato dal popolo. Era un anarchico e odiava lo Stato e la polizia. Non odiava i poliziotti, odiava l'istituto poliziesco in quanto espressione della violenza dello Stato. Le madri dei ragazzi proletari lo amavano. Perché? Perché dove andava lui, la criminalità spariva, i ragazzi allo sbando smettevano di delinquere, di bere ed ubriacarsi. Malatesta non andava nei salotti buoni a dire che la criminalità era una fissazione di gente che odiava il proletariato: lui andava dai delinquenti e li faceva smettere.

Invece oggi abbiamo una “sinistra” che è divenuta statalista in blocco, che vive di Stato, che pare non poter vivere senza Stato. Una sinistra che rivendica con forza la presenza dello Stato, una sinistra del tutto uguale al fascismo storico, quello vero, che imponeva la cultura di Stato, il manganello di Stato e la protezione di Stato. Finché questa sinistra continuerà ad invocare e chiedere e domandare sempre più Stato, non avrà nessuna credibilità quando andrà a tacciare questo e quello di essere “razzisti” e “xenofobi”.
Niente da aggiungere. Sottoscrivo dalla prima all'ultima riga.

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