1 dicembre 2009

Gold for bread

“Il lungo termine è una guida fallace per gli affari correnti: nel lungo termine siamo tutti morti.” - John Maynar Keynes

Sembra che la follia tra gli economisti non diminuisca. L'Università di Harvard sta competendo con Princeton nel creare la ricetta economica più sconsiderata. É interessante leggere le proposte di Greg Mankiw (consigliere capo per l'economia dell'amministrazione di George W. Bush) e Kenneth Rogoff, che per anni ha rivestito un ruolo importante all'interno dell'IMF, che nella primavera scorsa proponevano la loro personale cura per l'economia statunitense [*1]. Gli economisti sembravano apprezzare ciò che accade oggi in Zimbabwe, proponendo la stessa politica monetaria anche per gli Stati Uniti: più inflazione. Leggiamo assieme:
Quello di cui ha bisogno l'economia statunitense è una buona dose della sana vecchia inflazione.

Questo è quello ciò che affermano Greg Mankiw, ex consigliere della Casa Bianca, e Kenneth Rogoff, ex direttore dell'International Monetary Found. Loro sostengono che sciogliendo le redini all'inflazione sarebbe più facile per i governi e per i consumatori indebitati pagare i propri debiti. Questa scelta potrebbe anche aiutare l'economia incoraggiando gli americani a spendere subito piuttosto che quando i prezzi cresceranno.

"Sostengo una politica economica caratterizzata da un'inflazione al 6% per almeno un paio d'anni", afferma Rogoff, che oggi è professore alla Università di Harvard.
Un rimedio che è peggio del problema stesso. I professori stanno infatti proponendo risolvere il problema del debito con la svalutazione della moneta. Una soluzione contraria a qualsiasi logica di mercato, ma perfettamente coerenti con le attuali politiche di socialismo corporativo [*2], in cui i governi parlano di ‘free trade’ e di ‘free banking’ e poi corrono a salvare con denaro pubblico le grandi banche e aziende a rischio di fallimento. Nell’attuale situazione i governi, fedeli al Keynesismo, non possono fare altro che continuare a stampare denaro. E la conseguenza sarà l’iper-inflazione, nonostante i tassi d’interesse a breve termine siano quasi a zero. Quando siamo di fronte ad una crisi e il governo reagisce con un “pacchetto di stimoli“ [*3], esso rappresenta puro consumo di risparmio che impoverirà così la struttura produttiva. Ma se la la Banca Centrale segue la splendida idea di ridurre i tassi d’interesse espandendo il credito, crea un potere d’acquisto illusorio che contribuisce al consumo di capitale. La scelta di continuare ad alimentare il consumismo, fenomeno che diversamente da quello che molti possono pensare è di matrice statale, nasce dall'illusione che si possa creare ricchezza dal nulla; che senza fatica possiamo prosperare tutti (o meglio possono prosperare molti alle spalle di tutti) e che il conto, se ritardiamo, alla fine non dovrà pagarlo nessuno. Alla fine però, checchè ne dica Keynes, nel lungo periodo qualcuno questo conto dovrà pure pagarlo.

I risultati drammatici di una politica inflazionistica senza freni possono essere facilmente verificati osservando la situazione in cui versa lo Zimbabwe, dove il governo Mugabe ha iperinflazionato la moneta distruggendone il valore. La conseguenza è stata che tutti si sono sbarazzati dei dollari in loro possesso per passare a dei beni reali [*Gold for bread in Zimbabwe - *3].

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