18 maggio 2010

La Tragedia Greca è in scena

Se vi state chiedendo cosa stia succedendo e quale sarà la sorte del vecchio continente in seguito al bailout di due settimane fa, una delle risposte migliori ve la fornisce Ganesh Rathnam, con un esauriente articolo pubblicato sul suo blog. Vale la pena di "perdere" del tempo per leggerlo tutto. Ogni commento è superfluo, buona lettura:

Il piano di salvataggio recentemente approvato ad Eurolandia, concepito con lo scopo di far guadagnare tempo alle nazioni coi conti pubblici disastrati come la Grecia, la Spagna e il Portogallo non è altro che una globale tragedia greca nel pieno del suo svolgimento. Certamente, in contraddizione con questa affermazione c'è stata la risposta dei mercati azionari, che hanno trasmesso l'impressione che tempi felici siano dietro l'angolo. Comunque, quelli che fra di noi conoscono la teoria economica della Scuola austriaca e credono nel libero mercato e nella moneta merce, giudicano ciò come l'ennesimo chiodo piantato nella bara della Moneta Legale cartacea, ovvero dell'euro, del dollaro statunitense, della sterlina britannica e dello yen nipponico.

I piani di salvataggio al giorno d'oggi non riscuoto grande approvazione a meno che non siano da almeno mille miliardi di dollari. Di sicuro questo pacchetto ritarderà la crisi di al massimo tre anni. In totale l'Unione Europea e gli stati membri stanzieranno 500 miliardi di euro (650 miliardi di dollari) mentre il Fondo Monetario Internazionale (IMF) 250 miliardi di euro (325 miliardi di dollari). In aggiunta a questi stanziamenti, la Federal Reserve ha concordato per un illimitato programma di swap con la BCE, per aiutare a contenere qualsiasi sorpresa inaspettata nei prossimi mesi di crisi. Il prezzo finale da pagare sarà sicuramente più alto del trilione di dollari. Come sostiene Frederic Bastiat, un buon pianificatore economico non valuta solo ciò che è in grado di vedere, ma anche ciò che è nascosto, per poter misurare l'efficacia di una scelta nella sua totalità. Non commettiamo errori, questa ipotetica impresa di contenimento non è altro che un piano di salvataggio per le più grandi banche del mondo. La maggior parte del debito dei PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) è tenuto da importanti banche francesi e tedesche. Un improvviso default avrebbe messo in discussione la solvibilità di queste banche per la seconda volta in due anni. Oltre a costituire un appiglio per le banche, offre respiro ai governi in questione, che stavano sperimentando o rischiavano di sperimentare dei conflitti civili. Inoltre soccorre gli irrequieti mercati azionari. Queste sono le principali ragioni che hanno spinto verso un piano di salvataggio.

Il bailout prepara però il palco per futuri problemi di gran lunga più grandi di quelli che avremmo affrontato nel caso in cui ai paesi a rischio fosse stato permesso di fallire e ricominciare da capo. La lezione fornita dai tumulti dei dipendenti pubblici greci non rimarrà inascoltata dagli altri impiegati d'Europa. Osservando i loro colleghi in Grecia, potrebbero supporre che se venissero bruciate vetture ed edifici a sufficienza e se morissero abbastanza persone, i governi verranno incontro alle loro richieste. L'azzardo morale solleva la sua pericolosa testa di nuovo. Pertanto la scontata conclusione sarà che le misure di austerity per ridurre il debito saranno destinate al fallimento. Dopotutto se queste misure avessero potuto ottenere un minimo successo, sarebbero state applicate cinque anni fa, quando l'economia mondiale non era ancora condannata. La Grecia sta anche pensando di alzare le tasse, in parallelo alle misure di controllo della spesa, con lo scopo di ridurre il debito. Alzare le tasse colpirà negativamente le entrate del Governo greco in due modi. Una pressione fiscale elevata riduce la crescita economica e quindi le entrate fiscali. Inoltre, delle tasse più alte spingeranno molte attività elleniche a evadere il fisco. Ad oggi il 25% del fatturato greco è sommerso. Perciò, nel lungo termine, le conseguenze negative di un aumento della pressione fiscale supereranno l'iniziale aumento delle entrate.

Il ruolo della Fed e del FMI nel salvataggio dell'eurozona non sarà dimenticato dai politici e dai funzionari degli stati federali fortemente indebitati come la California e l'Illinois. Quando arriverà il conto salato agli stati che non sono in grado di chiudere i loro buchi di bilancio o i cui piani pensionistici hanno lacune economiche, anche loro reclameranno un piano di salvataggio. Come può il governo statunitense difendere la propria posizione nel piano di soccorso alla Grecia e rifiutare di fare la stessa cosa con i suoi stessi cittadini? É impensabile che alla California sia concesso il default che precedentemente è stato negato alla Grecia. Perciò il salvataggio dei PIIGS prepara il terreno per simili aiuti che verranno concessi a quegli stati federali a rischio bancarotta.

Il ruolo della Fed richiede però un'indagine più approfondita. La Fed ha dichiarato che parteciperà a un programma di swap con la BCE, simile a quello intrapreso nel 2008. Senza avere a disposizione una revisione contabile della Fed possiamo solo supporre ciò che implicheranno questi accordi. Una ragionevole ipotesi è uno scambio di euro freschi di stampa della BCE per dollari freschi di stampa della Fed, agli attuali tassi di cambio. La Fed in seguito userà gli euro per acquistare direttamente o indirettamente il debito delle nazioni europee. La BCE in cambio userà i dollari per acqusitare titoli del Tesoro statunitense. In tal caso si tratterebbe di un contorto schema per monetizzare il debito governativo. É una certezza che i fondi necessari a questo salvataggio saranno creati dal nulla piuttosto che da un aumento delle tasse o contraendo un debito. Solo nel mondo delle banche centrali e della creazione di denaro dal nulla un ente in bancarotta può salvarne un altro. Grazie alla forte inflazione che seguirà il salvataggio dell'Europa e degli stati come la California coloro che detengono risparmi reali in Europa e negli Stati Uniti diventerebbero specie in pericolo d'estinzione. L'erosione dei risparmi reali è di gran lunga la conseguenza più deleteria del piano di salvataggio. Sfortunatamente i risparmi non possono essere facilmente misurati e quindi non è facile monitorare i danni causati da un periodo inflazionistico. Comunque vediamo i risultati dell'erosione di capitali quando l'inevitabile recessione segue a un periodo inflazionistico.

I risparmi reali sono la linfa vitale degli affari. Per poter intraprendere un maggior numero di progetti a lungo termine è necessario che ci sia un surplus di produzione di beni di consumo finali, che sono ulteriormente risparmiati. Ad esempio, un minatore sarà restio a svolgere il proprio lavoro se, al termine della sua giornata, non sarà in grado di scambiare i frutti del suo lavoro in miniera per beni e servizi come cibo, vestiti, riparo e divertimenti. Lascerebbe subito il proprio lavoro per un altro, in cui può anche non essere specializzato, in modo tale che possa acquistare immediatamente i beni di cui ha bisogno. Nel caso estremo in cui i risparmi reali sarebbero completamente esauriti, sarebbe costretto a coltivare la terra per poter fornire alla sua famiglia e a se stesso il cibo necessario. La società interasarà di conseguenza più povera per la sua scelta.

L'inflazione creata per salvare inefficienti utilizzatori di risorse, come i governi e i sindacati, trasferisce la massa di risparmi reali da coloro che creano ricchezza verso i sopracitati enti. A differenza del denaro e del credito bancario, che rimangono in circolazione, i risparmi reali possono essere consumati una volta sola. I beneficiari del salvataggio escluderanno i produttori di ricchezza dall'accesso ai risparmi reali, ostacolando i loro tentativi di mantenere o espandere i livelli di produzione. Se non ci sono risparmi reali a sufficienza per coprire il mantenimento e le espansioni degli affari, allora il totale dei beni e dei servizi prodotti, la reale ricchezza di una società, inizierà a declinare. Questa è la principale ragione per cui i paesi che seguono una politica inflazionistica sono colpiti da un declino economico.

L'aspetto più esasperante è che sia il Vecchio Continente che la California arriveranno assieme a questa congiuntura economica nell'arco dei prossimi tre anni, quando dovranno pagare gli interessi sul loro debito corrente più il triliardo di dollari del salvataggio e ripagare il debito maturato. In aggiunta è probabile che contrarrano nuovi debiti per finanziare i continui deficit di bilancio. C'è anche una buona probabilità che i creditori possano rifiutare di rinnovare il debito maturato; a questo punto il processo inizierebbe di nuovo. Considerato che i governi sono riluttanti nel pagare lo scotto dei propri errori ora, quali sono le probabilità che faranno la cosa giusta tra tre anni quando la bolla del debito sarà molto più grande, l'economia in condizioni peggiori e il prezzo da pagare per le inadempienze e per il taglio dei bilanci sarà molto più alto? Le parole "basse" e "nessuna" vengono subito in mente come risposta. Il mondo è certamente diretto verso una depressione inflazionistica.

Ora che questa sconvolgente prospettiva è delineata, come bisogna agire? Iniziando o acquistando un'attività, preferibilmente una che non sia ad alta intensità di capitale e che possa funzionare anche in regime di forte inflazione è il modo più sicuro per preservare e forse far crescere la propria ricchezza. Per la maggior parte delle persone per cui un'attività imprenditoriale non è una valida alternativa, convertire i propri dollari in metalli preziosi come l'argento e l'oro e altri beni non è un cattivo metodo per proteggere i propri risparmi. Le depressioni inflazionistiche trasferiscono ricchezza da chi possiede beni cartacei a chi ha beni con un valore intrinseco. Il salvataggio ha garantito ai PIIGS ancora del tempo prima che il cappio si stringa di nuovo. Fortunatamente ha anche assicurato del tempo a coloro che sono prudenti e informati per prepararsi alla crisi ed acquistare beni reali fino a che il loro approvvigionamento sia ancora conveniente.

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