26 maggio 2010

L'inflazione distrugge i risparmi

L'Unione Europea, con il recente piano di salvataggio di cui abbiamo ampiamente trattato, ha deciso di non far pagare il conto delle insolvenze bancarie ai creditori delle banche stesse e considerato che il salvagente da 440 miliardi di euro si è sgonfiato prima ancora di essere gettato in mare, ormai l'unica alternativa al requiem della moneta unica è l'intervento in prima linea della BCE. Le modalità d'intervento, che prevedono un frenetico lavoro dei rulli delle stampanti, le abbiamo già descritte. La conseguenza di questo accanimento terapeutico, meglio noto come monetizzazione del debito, sarà un'inflazione galoppante. É bene soffermarsi ulteriormente sugli effetti dell'inflazione, e a tal proposito propongo questo estratto dal libro Ludwig von Mises on Money and Inflation: A Synthesis of Several Lectures, redatto da Bettina Bien Greaves. Noterete che l'articolo è terribilmente attuale, ad eccezione forse degli ultimi capoversi, nonostante sia stato scritto una quarantina di anni fa circa. Buona lettura:

Tutto ciò che un governo compie a scapito del potere d'acquisto dell'unità monetaria colpisce, nelle condizioni attuali, le classi medie e le classi lavoratrici della popolazione. Solo queste persone non lo sanno. Questa è la tragedia. La tragedia è che i sindacati e tutte queste persone supportano una politica che rende i loro risparmi senza valore. E questo è il pericolo reale dell'intera situazione. Le condizioni in cui vivono le persone nei paesi industrializzati occidentali, che ad oggi praticamente corrispondono a tutti quei paesi in cui gli standard di vita hanno fatto dei progressi dal XVI o XVII secolo, le masse sono in una posizione, fortunatamente, negli anni in cui sono in grado di lavorare e in piena salute, per potersi preoccupare del loro mantenimento fino a quando loro non saranno più in grado di svolgere alcuna mansione o quando la loro predisposizione al lavoro sarà diminuita per via dell'età o di altri cambiamenti.

Nelle condizioni attuali, queste persone possono prepararsi alla vecchiaia o stipulando contratti di lavoro che gli garantiscano una pensione di anzianità o risparmiando una parte del loro stipendio per investirlo in modo tale da poterne disporre negli ultimi anni di vita. Questi investimenti possono essere semplici conti di deposito bancari o polizze d'assicurazione sulla vita, o obbligazioni, per esempio, titoli di stato che in molti paesi sembrano un investimento più che sicuro. In tutti questi casi il futuro di queste persone, che si affidano a queste soluzioni per la loro vecchiaia, per la famiglia e i figli, è strettamente connesso al potere d'acquisto dell'unità monetaria. L'individuo che possiede una proprietà agricola, il produttore di olio o cibi, l'uomo d'affari che dirige un'azienda sono in una posizione diversa. Quando i prezzi dei prodotti che vendono aumentano come conseguenza dell'inflazione, non verranno colpiti nello stesso modo in cui molte altre persone ne faranno le spese. Il proprietario di merce comune vedrà che, nel complesso, la maggior parte delle sue giacenze aumenterà di prezzo allo stesso modo in cui i beni aumentano per via dell'inflazione.

Ma per chi ha uno stipendio fisso le cose cambiano. L'uomo che è andato in pensione 25 anni prima, con una pensione annuale di 3,000 dollari, era nel complesso in una buona situazione o si riteneva fosse in una buona posizione. Ma questa valutazione è stata fatta in tempi in cui i prezzi erano di gran lunga più bassi di oggi. Non voglio dire niente di più su questa situazione e sulle conseguenze o gli effetti dell'inflazione per le persone. Ciò che volio sottolineare è che il problema più grande oggi è precisamente questo, sebbene le persone non se ne rendano conto. Il pericolo è dovuto al fatto che le persone considerano l'inflazione come qualcosa che colpisce le altre persone. Essi si accorgono molto bene che devono soffrire anche loro perchè i prezzi dei beni che stanno comprando aumentano continuamente, ma non capiscono completamente che il più grande pericolo per loro è precisamente il progresso dell'inflazione e l'effetto che avrà sul valore dei loro risparmi.

In tutta Europa oggi assistete a tumulti per via del fatto che le masse stanno scoprendo che sono loro i perdenti di tutte queste operazioni finanziarie, che i loro stessi governi consideravano mosse meravigliose. Perciò per poter coinvolgere le masse nel miglioramento delle condizioni economiche e renderle beneficiarie, reali beneficiarie, nel grande sviluppo della produzione industriale che sta prendendo piede in tutti i paesi d'Europa, del Nord America e persino il Messico, è necessario abbandonare le politiche inflazionistiche. I grandi tumulti a cui assistiamo in questo periodo in Europa, le idee rivoluzionarie delle masse, specialmente i figli delle classi medie che stanno studiando nelle università, sono frutto del fatto che i governi europei, con l'eccezione forse della piccola Svizzera e di altre piccole nazioni, negli ultimi 60 anni hanno portato avanti una politica di inflazione senza limiti [1].

Quando si valutando le condizioni della Francia, non ci si dovrebbe lasciar sfuggire il ruolo dell'inflazione. I francesi avevano ragione quando, nel XIX secolo e all'inizio del nostro secolo, sostenevano che la stabilità sociale e il welfare si basavano principalmente sul fatto che gran parte della popolazione possedesse titoli di stato e perciò considerava il welfare finanziario del paese e del governo a proprio vantaggio finanziario. Ora tutto questo è stato distrutto. I francesi che non erano in affari, ovvero la maggior parte della popolazione, erano risparmiatori fanatici. Tutti i loro risparmi sono stati distrutti quando la tremenda inflazione ha ridotto il valore del franco praticamente a zero. Il franco francese può non aver toccato quota zero, ma per un francese che prima aveva 100 dollari e adesso ne possiede uno, la differenza non è così marcata. Solo poche persone possono ancora considerarsi proprietari di qualcosa se il valore della stessa viene ridotto all'1% di quanto valeva prima.

Quando parliamo di inflazione, non dobbiamo dimenticare che in aggiunta alle conseguenze della distruzione di una moneta, c'è il pericolo che privare le masse dei loro risparmi le ridurrà in una condizione disperata. Per decenni c'erano solo poche persone che erano in accordo con questa mia posizione. Comunque, sono rimasto sbalordito quando oggi ho letto nel Newsweek che la maggioranza delle persone nella nazione non sono interessate alla conservazione del potere d'acquisto dell'unità monetaria. Sfortunatamente, l'articolo non diceva che la distruzione dei risparmi delle masse era un argomento molto più serio che la famosa guerra contro la povertà. É ridicolo che un governo finanzi una "guerra alla povertà" [2] tassando, inflazionando e spendendo, e quindi sacrificando i risparmi delle masse che stanno cercando di migliorarsi attraverso i loro stessi sforzi. Questa è una delle molte contraddizioni che abbiamo nel nostro sistema politico, non in quello economico. Per spiegare la mia posizione, considerate la terribile contraddizione del governo americano quando afferma: "Dobbiamo finanziare una guerra contro la povertà. Senza dubbio molte persone sono povere e noi dobbiamo migliorare le loro condizioni di vita." E quindi questo governo tassa le persone allo scopo di rendere il pane più costoso. Affermerete "Quindi il pane costa di più, ma questa è un'eccezione." Ma questa non è un'eccezione! Il governo americano spende anche miliardi di soldi delle tasse per rendere il cotone più costoso. I beni derivati dal cotone non sono certo beni di lusso. Forse lo sono se comparati al pane, ma il governo fa la stessa cosa, segue la stessa politica, con il pane.

La reale guerra alla povertà è stata la rivoluzione industriale e l'industrializzazione delle fabbriche moderne. All'inizio del XIX secolo, le scarpe e le calze erano beni di lusso per la maggioranza delle persone dell'Europa continentale. Non facevano parte dell'abbigliamento quotidiano. E le condizioni di queste persone non sono migliorate tassando, prendendo soldi o scarpe ai ricchi e dandole ai poveri. É stata l'industria calzaturiera, non i ricchi del governo, che ha migliorato le condizioni dei poveri, che ha apportato un cambiamento rivoluzionario nelle condizioni delle masse. Uno statista potrebbe affermare: "Se avessi più soldi da spendere potrei fare cose che mi renderebbero molto popolare nel mio paese." Il governo cerca di guadagnare popolarità facendo queste cose, ma la tecnica che utilizza è quella di spendere, e in seguito cerca di prendersi il merito del buon risultato di una spesa. Ma tale spesa non è sempre qualcosa di buono. Qualche volta una spesa significa anche comprare bombe e lanciarle in un paese straniero. Ma se tale esborso è benefico, diciamo se rende possibile qualche miglioramento nel paese, allora lo statista afferma: "Guardate, non c'è mai stato un tenore di vita così elevato durante il mio regime. Ci sono alcune persone cattive, alcuni inflazionisti, alcune persone che cercano di approfittarsene, ma io non ho niente a che vedere con loro. Non è colpa mia." E così via.

La nostra situazione economica dipende largamente dalla relazione del governo e del partito dominante con i sindacati. Noi abbiamo "inflazione", nel senso di prezzi più alti, insita nel nostro sistema economico perchè i sindacati ogni anno, ogni due anni o in casi eccezionali ogni tre anni, chiedono salari più alti. La stragrande maggioranza dei lavoratori vuole costantemente salari più alti e ritengono che gli stipendi possano essere manipolati ad libitum, a volontà, dai governi. I sindacati hanno il potere, attraverso l'uso della violenza, con l'aiuto di certe leggi e di certe istituzioni a Washington, di forzare le persone a supportare le loro richieste di salario. Se gli stipendi non continuano ad aumentare, nessuno sa cosa accadrà. L'unica soluzione possibile all'inflazione è un'aperta opposizione ai sindacati e all'idea che delle retribuzioni più alte sono l'unico modo per migliorare le condizioni delle masse. I membri dei sindacati devono anche accorgersi che le loro condizioni migliorerebbero se i prezzi delle cose che desiderano acquistare scendessero, anche se le loro retribuzioni non salissero. Non voglio aggiungere altro a questo problema se non che il governo ha dato il via a questo meccanismo da quando ha potuto aumentare la quantità di denaro stampandolo.

Diamo un esempio di quanto l'inflazione distrugga i risparmi: c'era in un paese europeo un bambino povero, educato in un asilo per orfani, molto ben educato, perchè quando finì la scuola e la sua permanenza all'orfanatrofio, emigrò negli Stati Uniti. Nel corso della sua lunga vita egli accumulò una considerevole fortuna producendo e vendendo qualche merce con grande successo. Quando morì, dopo aver vissuto per 45 anni negli Stati Uniti, lasciò una fortuna di 2 milioni di dollari. Non tutti lasciano una fortuna del genere; questo è certamente eccezionale. Nelle volontà di quest'uomo c'era che i suoi risparmi fossero destinati in Europa, con lo scopo di costruire un altro orfanatrofio simile a quello in cui egli era stato educato. Questo avvenne poco prima della Prima Guerra Mondiale. I soldi furono riportati in Europa. Secondo la procedura solita furono investiti in titoli di stato del suo paese, e l'nteresse sarebbe stato pagato ogni anno per mandare avanti l'asilo. Ma la guerra iniziò, e quindi anche l'inflazione. E l'inflazione ridusse a zero la sua fortuna di 2 milioni di dollari investita in marchi europei. Per fare un altro esempio, un tedesco che nel 1914 possedeva una fortuna equivalente a 100,000 dollari, nove anni più tardi gli sarebbe rimasto mezzo punto percentuale di quella fortuna, o una cifra simile, non fa differenza; egli aveva perso tutto. E ci sono stati esperienze simili nelle università europee. Ad esempio, molte fondazioni furono fondate nel corso dei secoli da persone che volevano rendere possibile ai ragazzi poveri la frequenza universitaria, per raggiungere ciò che essi avevano raggiunto attraverso una buona educazione formata in un percorso universitario. E cosa è successo? In tutti questi paesi, Germania, Francia, Austria e Italia, arrivò una grande ondata inflazionistica. E questi aumenti distrussero gli investimenti. A beneficio di chi? Certamente del governo. E cosa fece il governo con i soldi? Li ha spesi, li ha buttati via.

La gente crede ancora, comunque, che la distruzione del valore della moneta non colpisce le masse. Ma è vero il contrario. E le copisce per prime. Non c'è nessun modo migliore per portare avanti una tremenda rivoluzione che distruggendo i risparmi delle masse che sono investiti in depositi risparmio, polizze assicurative e così via. Un esempio di ciò che voglio dire ce lo fornisce il presidente di una banca viennese. Mi ha detto che quando era un ragazzo giovane, dopo i 20 anni, aveva stipulato una polizza assicurativa sulla vita molto al di sopra delle sue possibilità economiche del tempo. Egli si aspettava che quando sarebbe stato ripagato, quella somma l'avrebbe reso un cittadino benestante. Ma quando raggiunse il suo 60esimo compleanno, la polizza era diventata un debito. L'assicurazione, che corrispondeva a una grande somma quando l'aveva sottoscritta 35 anni prima, si è rivelata appena sufficiente a pagare la corsa del taci per tornare al suo ufficio dopo che si era recato a ritirare la somma. Quindi, cos'è successo? I prezzi sono saliti, ma l'ammontare monetario della polizza è rimasto lo stesso. Egli per molti decenni ha risparmiato denaro. Per chi? Per il governo, affinchè spendesse e sperperasse.

Se parlate di una catastrofe monetaria, è bene ricordarsi una completa disfatta del sistema monetario. Una cosa del genere è successa in questo paese nel 1781, con la "continental currency". E si è ripetuta in molti altri paesi in seguito, ad esempio, con uno dei più famosi collassi inflazionistici del marco tedesco nel 1923. Questi cambiamenti non sono gli stessi, non sono dello stesso grado nei vari paesi. Ma non bisogna enfatizzare la differenza tra gli effetti portati da un'inflazione massiccia rispetto a quelli di un'inflazione più contenuta. Sono entrambi deleteri. Dobbiamo apprendere che in un'economia di mercato, in un sistema capitalista, tutte le relazioni tra gli uomini che non sono semplicemente intime e personali, tutte le relazioni insterpersonali, sono espresse, fatte, contabilizzate in termini monetari. Un cambiamento nel potere d'acquisto della moneta colpisce tutti. Tutte le relzioni tra gli individui e lo stato, e tra gli individui stessi, sono basate sul denaro. Ciò non è vero solo per le economie capitaliste, ma in tutte le condizioni.

Ad esempio, in paesi con economie prevalentemente agricole, in cui le piccole-medie fattorie prevalgono, è solito, necessariamente, che alla morte di un fattore uno dei suoi figli prenda il controllo delle sue proprietà e gli altri, i fratelli e le sorelle, prendano in eredità solo una parte della fattoria. L'uomo che ottiene la fattoria deve pagare agli altri, nel corso della sua vita, passo per passo, la parte di eredità che spetta agli altri. Ciò significa che chi eredita la fattoria non ottiene nè di più nè di meno degli altri membri della famiglia. Ma quando ciò è deciso trasferendo la proprietà a un erede e dando agli altri ciò che gli spetta in denaro, si tratta di un'operazione che prosegue negli anni, ovvero ogni giorno, se siamo in un regime inflazionistico, la parte dell'uomo che ha ottenuto la fattoria aumenta, e la fetta di torta dei fratelli e delle sorelle diminuisce.

Abbiamo avuto in questo paese, per diversi anni, un chiaro aumento inflazionistico nella quantità di moneta circolante. Comunque, le condizioni sono influenzate da questa situazione. C'è stata un aumento generale dei prezzi. Ne avete sentito parlare; ne avete letto; la gente compara i prezzi e ne parla abbastanza. Non voglio esagerare però su ciò che è accaduto al dollaro. La situazione non è ancora così grave da rendere inevitabile la catastrofe. Se andate in altri paesi, ad esempio il Brasile e l'Argentina, sarete in paesi in cui c'è un regime inflazionistico, ma di gran lunga più marcato. Se chiedete a un brasiliano qualche ritiene che sia una moneta stabile che non perde potere d'acquisto, vi risponderà "il dollaro statunitense ... è perfetto!" Certo che lo è se comparato alle monete di questi paesi.

Il problema del denaro, il problema pratico di oggi nel mondo intero è precisamente il seguente: i governi credono che nella situazione che ho descritto prima, in cui si deve scegliere tra una tassa impopolare e una popolare spesa pubblica, c'è una via di fuga, la via dell'inflazione. Questo illustra il problema dell'abbandono del gold standard. Il denaro è il fattore principale in un'economia di mercato. Il denaro è creato dall'economia di mercato, non dal governo. É il prodotto della tendenza delle persone di sostituire gradualmente lo scambio diretto con un mezzo di scambio comune. Se il governo distrugge il denaro, non distrugge solo qualcosa di estremamente importante per il sistema - i risparmi che le persone hanno messo da parte per investire e per prendersi cura di loro stessi nelle emergenze - ma distrugge anche il sistema stesso. Le politiche monetarie sono il centro delle politiche economiche. Quindi tutte le discussioni sul miglioramento delle condizioni, sulla prosperità ottenuta dall'espansione del credito e dall'inflazione, sono futili!


Note:
[1] Mises si riferisce ai tumulti studenteschi avvenuti a Parigi nella primavera del 1968. Il governo inglese ha svalutato il pound, il 18 novembre del 1967, da 2,80 dollari a 2,40 e ci fu una crisi internazionale dell'oro nel marzo del 1968. I francesi volevano tornare al gold standard. In maggio "studenti si ribellano alla Sorbona e in altri posti si sono opposti alla polizia e ottennero il supporto di 10 milioni di lavoratori che portarono avanti scioperi nazionali e presero il controllo di molte fabbriche. La nazione era quasi completamente paralizzata." Alla fine, dopo che si raggiunsero aumenti di stipendio, gli scioperanti ritornarono alla calma nei primi di giugno. Confrontare World Almanac, 1969, pagg. 63, 72, 512-513.
[2] Il presidente Lyndon Johnson annuciò, l'8 gennaio del 1964, una "guerra incondizionata alla povertà in America". Il denaro in particolare era destinato "alle aree cronicamente bisognose dei Monti Appalachi." (World Almanac, 1965, p. 142) Nel dicembre di quell'anno, il Congresso aveva stanziato 784,2 milioni di dollari per diversi progetti nella zona e in altri 10 stati, principalmente per strade e l'occupazione (World Almanac, 1965, pagg. 42, 47)

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