I dubbi che avevo espresso nel post del 23 novembre si sono rivelati fondati. Deaglio nel suo documentario "Uccidete la democrazia!" ha commesso un errore che potrebbe pagare a caro prezzo. Non si è limitato ad osservare che i dati delle schede bianche diffusi dal Viminale fossero "strani" o quantomeno in controtendenza, ma che ci fosse l'opportunità di manipolarli a livello informatico senza però spiegare che c'era la vecchia "carta" che "cantava" dalla cassazione. Ha convinto tutti che i dati fossero trasmessi dal viminale con validità ufficiale, facendo credere che non si procedesse alla conta del cartaceo. Ipotizzando quindi una situazione che non si è verificata, ne è conseguito che il nostro accusatore si è rapidamente trovato nella posizione dell'accusato. Tanto da essersi visto iscrivere nel registro degli indagati della procura di Roma, da parte dei pubblici ministeri Salvatore Vitello e Francesca Aloi, che lo avevano precedentemente interrogato. I pm della procura di Roma che lo avevano convocato oggi pomeriggio per chiedergli spiegazioni circa il contenuto del 'docufilm', hanno deciso di incriminare il giornalista sostenendo che la proclamazione degli eletti è basata esclusivamente sui dati pervenuti alle Corti di Appello e alla Cassazione e non su quelli che finiscono nei computer del Viminale. Aspetto facilmente verificabile su sito stesso del Ministero dell'Interno. Inoltre per l'accusa ha contato anche la pubblicazione del libro "Il Broglio", sulla cui copertina c'è scritto che le "elezioni non sono state regolari". Partendo in quarta nel gridare al broglio, senza invitare i fruitori del suo documento a verificare i dati del viminale con la conta ufficiale del cartaceo, ha commesso un errore imperdonabile. Era l'argomento su cui ho insistito nei giorni scorsi proprio perchè sapevo che la fragilità di quell'argomentazione avrebbe causato il crollo dell'intera ipotesi. A difesa di Deaglio comunque, riportandolo testualmente dal film, segnalo che nel docufilm egli afferma di essere venuto in possesso di documentii ufficiali: "siamo riusciti a trovare i dati ufficiali. Che sono impressionanti». Perché? «Innanzitutto perché siamo gli unici ad averli.A 8 mesi dalle elezioni non sono ancora stati rivelati nel dettaglio". Ma dubito che sarà facile per lui riguadagnare credibilità. Ora vedremo qualsiasi ipotesi di broglio screditata e i giornalisti, che non sono certamente noti per il loro "cuor di leone", invitati a sorvolare qualsiasi forma di giornalismo d'inchiesta, pena la criminalizzazione del loro lavoro. Oltre al danno, anche la beffa, un procedimento penale. La Giunta per le elezioni del Senato effettuerà comunque controlli approfonditi sulle schede elettorali, a partire dalle regioni dove la differenza tra le coalizioni è stata minima. La decisione è scaturita dalle richieste dei senatori di Forza Italia e delle altre forze della CdL nella riunione convocata per discutere il caso Deaglio. Per me è stato comunque interessantissimo osservare come davanti ad un'accusa di golpe, da cui ci si aspetterebbe alti richiami morali e risposte che attestassero la totale estraneità al fatto, c'è invece stata una reazione ben più modesta. Nessuno insomma è entrato nel merito morale, ideale dell'accusa, e tutti si sono affannati invece intorno alla possibilità tecnica di farlo.
"Nel paese della bugia, la verità è una malattia", Gianni Rodari
0 commenti:
Posta un commento