Finalmente l'emergenza Rom è giunta al suo logico epilogo. Non si tratta nè di regolamentarli, nè di controllare i flussi migratori. Al contrario verranno prese le loro impronte digitali. Pare che stia trattando di un argomento vecchio, trito e ritrito, ma in realtà la notizia è di oggi: dal 2010 lo Stato italiano obbligherà tutti i propri cittadini a apporre le proprie impronte digitali sulla carta d'identità. Insomma, per non discriminare i Rom, discriminiamo tutti, come sottolinea "giustamente" Casini: ''Siamo contrari alle impronte digitali per i bambini rom. Lo Stato feroce non tutela mai, lo Stato che tutela e' lo Stato giusto. E allora proponiamo di prendere le impronte a tutti i nostri figli: questo e' un principio di liberta' e uguaglianza''. Gli fanno eco il deputato del PD, Misiani, che afferma che il provvedimento «disinnesca la questione Rom. Ora le impronte saranno prese a tutti». A ruota lo segue Giulio Calvisi, che coglie l'occasione per bullarsi, visto il primato italiano nelle direttive UE, che prevedono un'introduzione di un provvedimento simile in ogni stato. Stranamente i soloni della sinistra moderata quando vengono inseriti questi emendamenti non menzionano mai il rischio di una deriva fascista del paese, al contrario di quanto avviene ogni qualvolta Mediaset aumenta il proprio fatturato o Berlusconi si salva da un processo. Allo stesso tempo dovrebbero spiegarci per quale motivo fino a ieri la schedatura costituiva una "pratica discriminatoria che non rispettano la dignità umana" [*1] (parole testuali del primo ministro romeno Calin Tariceanu), ed oggi una schedatura su scala nazionale "è una vittoria simbolica" (G. Calvisi). Insomma, quando a rischiare era la minoranza si sono levati lamenti da ogni angolo del globo [*2], oggi che il provvedimento coinvolge tutti, rom compresi, nessuno ha niente da dire in contrario. Nè il Garante della Privacy (che deve essere impegnato a perseguire chi diffonde le dichiarazioni dei redditi via p2p), nè l'Unione Europea e nemmeno la Cei. L'accettazione incondizionata del mondo politico (o in ogni caso delle alte sfere) di un provvedimento del genere potrebbe essere anche prevedibile. Quel che risulta incredibile è che il 76% degli italiani sia d'accordo con questa misura [*3]:
Allucinante. Tutti assieme, volontariamente, verso uno Stato di polizia. Ovviamente si può superficialmente ribattere dicendo che chi non ha niente da nascondere non ha niente da temere, frase peraltro scritta da Hitler nel suo Mein Kampf (giusto per dare paternità a questa citazione di cui spesso si fa abuso), una giustificazione che porta ad abolire qualsiasi concetto di privacy ("non maltratti la tua famiglia? Che problema c'è se ti mettiamo una telecamera in casa?!"), salvo poi trovarsi stupiti se l'enorme potere di controllo su ogni singolo aspetto della vita dell'individuo che ne consegue viene utilizzato dal despota di turno o per uno scopo che non ha nulla a che vedere con la sicurezza. Casomai si dovrebbe obbiettare che non c'è alcun motivo di schedare un cittadino incensurato, visto che non ha problemi con la legge non si capisce per quale motivo lo Stato si premuri di tenerlo sotto controllo. Al contrario un parlamentare strafatto di cocaina che legifera o un Presidente di Regione che prende tangenti vengono prontamente tutelati nel nascondere i loro loschi affari [*4]. Lo Stato esiste grazie ai soldi sottratti ai suoi cittadini (forse è questo il significato dell'espressione "lo Stato siamo noi"), e può fare ciò perché è l'unico ad avere la possibilità di esercitare la violenza sulle persone: può rapire [*5] e schedare le persone, mentre queste non hanno nessuna difesa contro di esso (il caso De Magistris e la recente sentenza di Genova sui fatti di Bolzaneto lo dimostrano).
2 commenti:
La ringrazio per Blog intiresny
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