15 ottobre 2008

Il salvagente pubblico

Mentre negli States si palesano già le prime conseguenze del piano Paulson, con cui molto probabilmente gli americani faranno i conti in un futuro non molto prossimo, magari trovandosi senza nemmeno un'auto in cui dormire, anche nel Vecchio Continente si è intrapresa la strada del salvataggio pubblico. In realtà si procede spediti verso la creazione di un'autorità sovranazionale, presentata come unica soluzione per controllare conglomerati bancari, troppo grandi per essere gestiti dagli stati nazionali, ma risulta comunque utile dare un'occhiata alle risposte dei singoli stati alla crisi. Fra le prime contromisure che il Governo italiano inserisce nella propria "cassetta degli attrezzi" (giusto per usare un'espressione Keynesiana) per far fronte alla crisi dei mercati ci sarà la creazione di fondi da "svuotare" per salvare le banche in crisi. Questo oltre a costituire l'ultimo chiodo alla bara del liberalismo (uno dei pilastri del libero mercato è appunto quello di poter liberamente fallire), fa sorgere una domanda spontanea: in una nazione con una spesa pubblica enorme, da dove verranno presi i soldi per la creazione di questi fondi? La risposta è ardua, nel decreto 9 ottobre 2008 n. 155 sono stati tanto generosi con i punti e virgola quanto molto probabilmente lo saranno nel regalare i soldi di tutti a pochi (la socializzazione delle perdite, insomma), ma la titubanza grammaticale di quelle righe fa sorgere il dubbio che potranno essere presi dai fondi per la ricerca e per l'Università e dalle risorse destinate al pagamento del 5 per mille. Per chi non dovesse crederci, o per chi fosse interessato a far chiarezza cimentandosi nell'analisi del periodo, ecco lo screenshot del pezzo relativo all'interno del decreto:

Questo genere di interventi statali, avrà certamente come conseguenza quella di ritardare la ripresa, come spiegato da Frank Shostak su mises.org:

If central bankers and government bureaucrats can fix things in difficult times, why not in good times too? Why not have a fully controlled economy and all the problems will be fixed forever? The collapse of the Soviet Union's centralized system is the best testimony one can have that controls don't work. A better way to fix economic problems is to allow entrepreneurs the freedom to allocate resources in accordance with society's priorities.

In this sense, the best rescue plan is to allow the market mechanism to operate freely. Allowing the market to do the job will result in some activities disappearing all together while some other activities will in fact be expanded. Take, for instance, a company that has six profitable activities and four losing activities. The management of the company concludes that the four losing activities must go. To keep them alive is a threat to the survival of the company; these activities rob scarce funding from profitable activities. Once the losing activities are shut down, the released funding can now be employed to strengthen the winning activities. The management can also decide to use some of the released funding to acquire some other profitable activities.

This is precisely what the government rescue package prevents from happening. The government package is not going to rescue the economy, but it will rescue activities that the economy cannot afford and that consumers do not want. It will sustain waste and promote inefficiency, draining resources from growth and efficiency. Remember: government is not a wealth generator; it can only take resources from A and give them to B.

A questa ulteriore distorsione del mercato, a cui certamente non seguirà nessun risultato positivo, bensì un conto salato da pagare (per i soliti), si andranno a sommare i ritardi dovuti alla minor innovazione sia nel campo della ricerca che in quello della formazione delle risorse umane, dovute ai tagli alle Università, operati per salvare le banche. Quel che è certo è che anche se non dovessero essere toccati questi fondi, attraverso le tasse si trasferirà comunque ricchezza da contribuenti sani e che giovano quindi al mercato, a banche o attività marce che non costituiscono un valore per i consumatori. Complimenti al liberalissimo governo Berlusconi IV.

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