Quest'anno, nemmeno un singolo caso di antrace ha colpito l'uomo negli Stati Uniti, ma nonostante ciò l'intera nazione è ufficialmente in stato d'emergenza. L'allarme è stato suonato a fine settembre dal Dipartimento della Salute, e lo stato d'emergenza durerà fino al 2015. Se l'utilità di questo provvedimento al fine di proteggere la salute dei cittadini è discutibile, al contrario è certo che questa situazione sarà di giovamento per le aziende produttrici di inutili vaccini. Ma questa non è certamente una novità.
L'esenzione dalla responsabilità legale per via dello stato d'emergenza è garantita ai produttori del vaccino dal Public Readiness and Preparedness Act, provvedimento approvato nel 2005 per proteggere le aziende da scomode azioni legali durante l'esposione di potenziali pandemie. Tale legge dovrebbe essere applicata solo ed esclusivamente quando ci si trova di fronte a una manifesta o quantomeno potenziale emergenza nazionale, compresi attacchi terroristici con armi biologiche, chimiche o nucleari. La dichiarazione dello stato d'emergenza è la dimostrazione che i governi non hanno nemmeno più bisogno di organizzare inside jobs per perseguire i propri scopi, ma arbitrariamente possono decidere quali provvedimenti applicare. Le parole di Michael Chertoff, direttore della Homeland Security, sono illuminanti: "Al momento non ci sono informazioni verificate e credibili che indichino la possibilità di attacchi batteriologici". Ma ciò non è importante, "quattro anni fa si corse il rischio di una pandemia di antrace e in futuro ci sarà un crescente rischio di ulteriori attacchi". In sostanza è meglio dichiarare un'emergenza oggi, basata peraltro su vecchie false prove, così da prevedere future emergenze. Sorge il dubbio che dietro questo tentativo di torturare la logica, ci sia in realtà la necessità del governo federale di proteggersi dopo aver speso circa un miliardo di dollari in vaccini di discutibile sicurezza ed efficacia.
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