22 aprile 2008

Peak Food: problema - reazione - soluzione

Esistono tecniche di manipolazione delle masse che bisogna conoscere per cominciare a capire i meccanismi che stanno dietro a mutamenti indotti delle dinamiche sociali, legislative e geopolitiche. Una delle principali può essere definita dall'espressione "problema-reazione-soluzione". Funziona così: proporre apertamente di eliminare le libertà fonda­mentali, di iniziare una guerra, di centralizzare il potere o di tassare ulteriormente il contribuente, è controproducente, e senza delle motivazioni valide (almeno apparentemente) l'opinione pubblica si opporrà. É necessario, per poter perseguire i propri scopi, evitare di proporre apertamente e palesemente quelle cose, ricorrendo quindi al gioco sporco, ovvero alla strategia P-R-S. La sua attuazione, soprattutto avendo media [*1 - *2] e personalità di spicco dalla propria parte, è piuttosto semplice. La fase uno prevede la creazione di un problema. Potrebbe trattarsi di un "attacco terroristico", di una crisi economica [*3], di un'imminente e ipotetica catastrofe ambientale [*4]. Va bene qualsiasi cosa che faccia sentire insicuro e spaventato l'individuo e che quindi agli occhi dell'opinione pubblica ri­chieda una "soluzione". Nella fase due entrano in gioco i mezzi di comunicazione, che portano a conoscenza dell'opinione pubblica quei "problemi" che sono stati creati ad arte, presentando­glieli in un'ottica completamente distorta e del tutto finalizzata a rendere "indolore", o quantomeno sopportabile, l'applicazione della terza fase. È essenziale trovare un "capro espiatorio", dal riscaldamento globale di origine esclusivamente antropica [*5] al saudita che vive nelle grotte afghane e mette in ginocchio la potenza militare più grande al mondo, contro cui scagliare i cittadini. Una specie di Emmanuel Goldstein portato dal romanzo alla realtà. Creata la situazione di emergenza, in modo tale che ciascuno percepisca come reale un problema creato artificialmente, la gente pretenderà che "si faccia qualcosa". A questo punto è sufficiente proporre apertamente le soluzioni ai problemi creati, che a fronte di un pericolo verranno accettate senza opposizione. Tra queste soluzioni, ovviamente, figurano la centra­lizzazione del potere, il licenziamento dei funzionari o dei politici che met­tono i bastoni tra le ruote [*6], l'abolizione delle libertà fondamentali e un controllo (anche fiscale) più asfissiante sui cittadini. Grazie a questa tecnica, che sfrutta soprattutto l'emotività del singolo [*7], è facile manipolare la mente dell'opinione pub­blica al punto che essa pretenderà, o comunque permetterà, che si introducano misure che, in circostanze normali, rifiuterebbe categoricamente. In questo periodo sta emergendo sempre più su scala globale la crisi del cibo [*8 - *9], soprattutto a causa dei sussidi che i governi concedono a chi passa da terreni agricoli per scopo alimentare a quelli per il biodiesel. Un problema che quindi garantisce un notevole spostamento di risorse finanziarie (sotto forma di denaro pubblico, forzatamente preso dalle tasche del contribuente) ai grossi gruppi come Exxon e Chevron, e dall'altra parte crea un problema alimentare che diventa una grande occasione per altri colossi, i produttori di OGM:
[*IHT] Soaring food prices and global grain shortages are bringing new pressures on governments, food companies and consumers to relax their longstanding resistance to genetically engineered crops. In Japan and South Korea, some manufacturers for the first time have begun buying genetically engineered corn for use in soft drinks, snacks and other foods. Until now, to avoid consumer backlash, the companies have paid extra to buy conventionally grown corn. But with prices having tripled in two years, it has become too expensive to be so finicky. “We cannot afford it,” said a corn buyer at Kato Kagaku, a Japanese maker of corn starch and corn syrup. In the United States, wheat growers and marketers, once hesitant about adopting biotechnology because they feared losing export sales, are now warming to it as a way to bolster supplies. Genetically modified crops contain genes from other organisms to make the plants resistance to insects, herbicides or disease. Opponents continue to worry that such crops have not been studied enough and that they might pose risks to health and the environment. “I think it’s pretty clear that price and supply concerns have people thinking a little bit differently today,” said Steve Mercer, a spokesman for U.S. Wheat Associates, a federally supported cooperative that promotes American wheat abroad. The group, which once cautioned farmers about growing biotech wheat, is working to get seed companies to restart development of genetically modified wheat and to get foreign buyers to accept it. Even in Europe, where opposition to what the Europeans call Frankenfoods has been fiercest, some prominent government officials and business executives are calling for faster approvals of imports of genetically modified crops. They are responding in part to complaints from livestock producers, who say they might suffer a critical shortage of feed if imports are not accelerated. In Britain, the National Beef Association, which represents cattle farmers, issued a statement this month demanding that “all resistance” to such crops “be abandoned immediately in response to shifts in world demand for food, the growing danger of global food shortages and the prospect of declining domestic animal production.” The chairman of the European Parliament’s agriculture committee, Neil Parish, said that as prices rise, Europeans “may be more realistic” about genetically modified crops: “Their hearts may be on the left, but their pockets are on the right.” With food riots in some countries focusing attention on how the world will feed itself, biotechnology proponents see their chance. They argue that while genetic engineering might have been deemed unnecessary when food was abundant, it will be essential for helping the world cope with the demand for food and biofuels in the decades ahead.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, bello il tuo blog e molto interessante, condivido la tua impostazione. Però toglimi una curiosità: come mai tra i link c'è l'Istituto Bruno Leoni che è proprio dall'altra parte della barricata?

Luca

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