30 aprile 2008

Fascismo fiscale

Oggi, scorrendo googlenews mi sono imbattuto in un'interessante notizia, piuttosto indicativa nel dimostrare come spesso gli interessi costituzionali e le scelte politiche siano in grado di prevaricare completamente ogni singolo aspetto della vita privata dell'individuo. Da oggi chiunque potrà sapere quanto guadagnate e quante tasse versate:
[*] Il passaparola è stato fulmineo. Dopo poche ore infatti il sito era già intasato. Del resto l'occasione è ghiotta: poter scoprire con un click quanto guadagna (o meglio guadagnava) visto che i dati sono relativi al 2005, il vicino di casa o il collega d'ufficio. O qualche personaggio celebre per gli amanti del gossip. L'agenzia delle entrate ha reso disponibili per la prima volta nel nostro Paese a tutti, i redditi dichiarati da tutti i cittadini italiani nel 2006. Basta cliccare su www.agenziaentrate.gov.it poi dalla home page cliccare sul link Uffici (in alto a destra) quindi cliccare su «elenco uffici» da qui su «elenchi nominativi dei contribuenti» e infine su «consultazioni elenchi dichiarazioni», cliccare sulla regione della persona che si sta cercando, sulla provincia e sul comune e dopo aver inserito un codice di sicurezza presente sulla pagina stessa, scaricare il file che contiene il dato cercato. Si potranno conoscere una serie di dati importanti: la categoria prevalente di reddito, l'ammontare del reddito imponibile, l'imposta netta e (per chui ce l'ha) l'ammontare del reddito d'impresa.
Chiunque, compresa l'anonima sequestri, i rapinatori, gli usurai, i mafiosi che chiederanno il pizzo e dio sa quale avanzo di galera può quindi accedere alle nostre dichiarazioni dei redditi. Ovviamente rimaniamo sempre in un ambito ipotetico, ma rimane comunque il dubbio dell'utilità di un'iniziativa del genere. Si tratta di informazioni private e non vedo quale utilità possa esserci nel pubblicarle, se non incoraggiare i rapitori dell'ultim'ora, i ladri da appartamento o chissà quale altro crimine. Così come sono perplesso dell'entusiasmo che tale notizia ha destato nel blog di Grillo, dove in moltissimi commentano lieti questa iniziativa. Come se fosse finalmente arrivata l'occasione di denunciare il vicino di casa che ha un'auto troppo appariscente rispetto al reddito dichiarato letto sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Si aggiunga che in questo caso, ovvero quando si tratta di fare ronde telematiche per smascherare dei possibili evasori, non si alza nessun lamento verso una giustizia fai-da-te, al contrario di quello che avviene quando qualcuno propone una ronda di civili per tutelare la sicurezza cittadina. Se non altro adesso qualche leghista invasato o qualche skinhead potrà organizzare missioni punitive dal kebabbaro evasore o dal commerciante cinese che non dichiara (i cui nominativi sono facilmente individuabili nelle liste).

L'aspetto divertente è che se spunta una croce celtica quando vince Alemanno son tutti lì a gridare allarme per la minaccia fascista. Quando uno fa registri pubblici su informazioni private (che dovrebbero riguardare esclusivamente contribuente e agenzia delle entrate) a nessuno viene il dubbio che ci sia una preoccupante deriva per le libertà dell'individuo. Analogamente nessuno è in grado di dare una motivazione sensata alla pubblicazione di una lista del genere (se ne ha è pregato di postarle nei commenti). É
assurdo e patetico sperare che sia il privato cittadino che avvisi l'agenzia delle entrate che il suo vicino forse è un evasore ma soprattutto che in Italia si possa (giustamente) decidere che il proprio numero di telefono non sia pubblicato negli elenchi, mentre poi senza il proprio consenso si ritrova pubblicato il proprio reddito (che a buon senso deve essere ritenuto dato sensibile). La convinzione corrente, che potrebbe essere portata a sostegno di questo provvedimento, secondo la quale “chi non ha niente da nascondere, non ha niente da temere” (peraltro forgiata da Hitler nel suo "Mein Kampf") non fa altro che sdoganare i peggiori stati totalitari caratterizzati da un regime della trasparenza assoluta e univoca (il cittadino nei confronti dello stato e non viceversa), che così ben illustrato da George Orwell in quel momento di 1984 in cui la psicopolizia irrompe nella camera d’albergo dove Winston e la sua bella si sono appena avvinghiati in un amplesso proibito. Questa non è trasparenza, è un controllo sempre più asfissiante. Che il cliente paghi il conto di un ristorante è una questione riservata tra lui e il proprietario, e non è certo un'informazione da dire a tutti gli altri presenti nel locale. In più questo libero accesso alle informazioni toglie potere contrattuale al dipendente, che nel caso dovesse cambiare lavoro, non può nemmeno far valere le proprie capacità per aumentare il proprio guadagno, in quanto il datore saprà sempre in che condizioni economiche si trova.

Si tratta quindi di un rapporto univoco, in quanto è davvero arduo trovare le liste pubbliche e accessibili a tutti sulla provenienza dei finanziamenti privati ai partiti... o su determinati bilanci statali; che a differenza della dichiarazione dei redditi sono informazioni che dovrebbero riguardare tutti.
Oppure viene spontaneo chiedersi se si potrà mai sapere quanto ci sarà costato questo grandioso servizio (che peraltro è macchinoso e lento). Insomma, certi che noi sudditi saremo controllati a vista d'occhio (da oggi in poi persino dal nostro vicino munito di pc), non abbiamo alcuna certezza che i nostri custodi si comportino altrettanto virtuosamente, ma anzi il fatto che ciascuno sia facilmente ricattabile lo rende ancora più debole davanti allo Stato. A conti fatti troviamo quindi che i politici hanno una maggiore capacità di controllo, ma anche a fronte di eventuali aumenti di gettito creati da questa guerra fra poveri, non avremo mai la certezza che questi aumenti siano investiti in attività utili per il cittadino. Da domani l'Italia non sarà quindi un paese più virtuoso, le cose non funzioneranno meglio, ma anzi ciascuno di noi avrà rinunciato ad un pezzo di libertà e anche a una consistente fetta della sua privacy (diritto che vale solo quando si parla di politici cocainomani o col vizietto del puttan-tour).

Certo, dopo questa trovata che aumenterà notevolmente gli accessi sl sito dell'Agenzia delle Entrate, si potrebbe pensare di farcire il sito di Ad-Sense. Potrebbe essere un modo per aumentare gli introiti e
magari ridurre le tasse alla gente.

29 aprile 2008

L'aviazione militare e il riscaldamento globale

In questi giorni sul guardian è apparsa un'interessante e alquanto controversa notizia. L'USAF, l'aviazione militare statunitense, ha convocato alla propria corte diversi esponenti del mondo della scienza per stendere un piano in stile Apollo, con la finalità di sviluppare combustibili più ecologici e contrastare il riscaldamento globale [*1]. Avvalendosi dell'aiuto di università, governi e compagnie private porterà avanti un progetto multi-miliardario per ridurre le emissioni di gas serra dei combustibili e di svilupparne di nuovi, seguendo l'esempio delle compagnie private:
Anderson said the military could learn from civilian airlines, which have studied how to reduce weight and increase fuel efficiency. He said: "What everybody sees is the fighter aircraft, but the predominant part of what we do is transporting people and stuff around. And so do British Airways, so do Virgin and so do Fed Ex." Concerned about future supplies of oil, the US air force plans to switch its aircraft to a synthetic liquid fuel made from coal. It has tested the new fuel in aircraft such as the B-52 bomber, and is encouraging the British and French to follow. Anderson said: "Energy demand is going to outstrip any gains from renewables. As oil starts to diminish, coal is going to play big."
Questa scelta, che apparentemente può sembrare dettata da una reale sensibilità verso le problematiche ambientali, risulta un tantino in controtendenza rispetto alle politiche tuttora adottate dal dipartimento della Difesa statunitense. Il dibattito sulle morti civili causate dalla guerra è spesso sotto le luci dei riflettori, tanto da costituire la principale motivazione per cui pacifisti e non si sono sempre opposti alle missioni militari. In realtà l'esportazione di democrazia comporta una conseguenza meno visibile ma paradossalmente più pericolosa e che coinvolge un maggior numero di persone: l'inquinamento. Le tossine militari, a differenza dei soldati (ad esclusione di quelli israeliani), non conoscono confini e non uccidono esclusivamente il nemico o i civili del posto (sic) bensì anche il personale militare e soprattutto inquinano acqua, aria e terra. Si tratta quindi di una contaminazione su larga scala, che colpisce sia chi si trova fisicamente in un teatro di guerra, sia chi è solo spettatore del massacro. Il Dipartimento della Difesa statunitense è il più grande "inquinatore" al mondo, producendo più rifiuti tossici dei 5 più grandi colossi chimici americani [*2]:
The types of hazardous wastes used by the military include pesticides and defoliants like Agent Orange. It includes solvents, petroleum, perchlorate (a component of rocket fuel) lead and mercury. And most ominously, depleted uranium. [...] The U.S. Navy is the largest polluter in the San Diego, California area, having created 100 toxic sites during the last 80 years. Environmental damage caused by the Navy includes spilling over 11,000 gallons of oil into the San Diego Bay in 1988. Fish in the Bay contain high levels of mercury and radioactive compounds that are attributable to Navy pollution of the Bay. [...] Pollution from the manufacturing of military weapons is equally horrific. The soil near a plant that manufactured depleted uranium rounds in Colonie, New York was found to have 500 times the amount of uranium that one could normally expect to find in soil. [...] Nuclear testing is responsible for particularly hazardous pollution. Amchitka Island, off the coast of Alaska was the site of three nuclear weapons tests in a mile-deep shaft on the island in the late 1960's and early 1970's. The last bomb tested was the equivalent of 400 bombs the size of the one that was dropped on Hiroshima. [...] The impact of depleted uranium on Gulf War veterans is so staggering that it is incomprehensible that the U.S. government persists in denying the damage done. The numbers tell the obvious story. During the three-week war in 1990-91, 467 U.S. personnel were reported injured. Since then, more than 11,000 Gulf War veterans have died and more than 600,000 are on permanent disability through sperm, causing a variety of gynecological problems, including cancer and the need for hysterectomies. Children born to Gulf Veterans have a much higher than normal incidence of birth defects, cancer and other diseases. And of course, the same problems that have plagued our own citizens have also taken place in the countries where depleted uranium has been used, including the Balkans, Afghanistan and Iraq. In Basra, Iraq, cancer rates have leapt from 11/100,000 in 1988 to 123/100,000 in 2002. Cancer in children under the age of fifteen has tripled at the Basra Maternity and Children's hospital since 1990. Children under five years of age now make up due to their exposure to depleted uranium, or what we euphemistically call Gulf War Syndrome. [...] But U.S. military personnel are of course not the only victims of depleted uranium. Many returning soldiers brought it home to their families as well. Wives and girlfriends have been contaminated56% of the reported cancer cases, in 1990, they were 13% of the total. There were several cases of babies born with multiple congenital birth defects in 1990. In the last three years there have been more than 200 such cases. This scenario is being played out wherever depleted uranium has been used.
Alla luce di questi dati la scelta dell'aviazione statunitense pare una gigantesca paraculata, oppure l'ennesimo tentativo di drenare altre risorse economiche forzatamente versate dal contribuente per finanziare progetti militari. Ma il problema non è circoscritto alle singole missioni militari, bensì comprende anche le esercitazioni militari statunitensi (dell'aviazione stessa) [*3]:
Exposure to a rocket fuel chemical widespread in the U.S. drinking water and food supply, at levels equal to or lower than national and state standards, could cause thyroid deficiency in more than 2 million women of childbearing age who would require medical treatment to protect their unborn babies, according to an Environmental Working Group (EWG) analysis of new data from the U.S. Centers for Disease Control. At a hearing in Sacramento today, California health officials will consider a proposed standard for perchlorate in drinking water that EWG found could trigger thyroid deficiency requiring treatment during pregnancy in more than 272,000 California women. New Jersey's proposed standard could cause such a deficiency in 65,000 women in that state.
A questo inquinamento provato si aggiungano tutti quegli esperimenti portati avanti nella più assoluta segretezza dal Pentagono, come le scie chimiche [*4] o i progetti di controllo climatico portati avanti in Alaska (HAARP) [*5]. Insomma, a fronte di un inquinamento massiccio, la cui unica soluzione, da cui trarrebbero giovamento tutti (esclusi lorsignori), sarebbe di interrompere missioni di pace e inutili esercitazioni finanziate dalle tasse di tutti, il Dipartimento della Difesa si preoccupa di allestire tavoli comuni in cui far dialogare scienziati e politici per rendere i combustibili un po' meno inquinanti rispetto a prima. Tanto di cappello.

Iraq: milioni di dollari persi in contratti di ricostruzione

Dopo aver scoperto che il governo americano non è in grado di contabilizzare milioni di dollari di spese dovute all'acquisto di armamenti e di provare che sono finite nelle mani dell'esercito irakeno e non della guerriglia [*1], il contribuente americano sarà lieto di sapere che milioni di dollari delle sue tasse sono andati persi in contratti per la ricostruzione dell'Iraq (compresi alcuni di quelli che il governo aveva comunicato fossero stati terminati) che non sono mai stati portati a termine a causa degli eccessivi ritardi e della scellerata gestione di questi capitali [*2]. Il monitoraggio della situazione è stato eseguito da Stuart Bowen Jr., l'ispettore speciale per la ricostruzione irakena, che ha tracciato un quadro sconfortante:
[...] The special IG's review of 47,321 reconstruction projects worth billions of dollars found that at least 855 contracts were terminated by U.S. officials before their completion, primarily because of unforeseen factors such as violence and excessive costs. About 112 of those agreements were ended specifically because of the contractors' actual or anticipated poor performance. In addition, the audit said many reconstruction projects were being described as complete or otherwise successful when they were not. In one case, the U.S. Agency for International Development contracted with Bechtel Corp. in 2004 to construct a $50 million children's hospital in Basra, only to "essentially terminate" the project in 2006 because of monthslong delays. [...]
Oltre ad essere una dimostrazione del fatto che della ricostruzione dell'Iraq interessa poco o niente, è l'ennesima conferma che persino sulla ricostruzione il Pentagono mentiva. Dopo aver messo su una squadra di opinionisti ad hoc per influenzare le cronache dei media sull'andamento della guerra in Iraq [*3], si scopre che il governo mente anche sui progetti di ricostruzione, persino cambiandone gli scopi iniziali nel caso in cui non dovessero essere portati a termine:
[...] But rather than terminate the project, U.S. officials modified the contract to change the scope of the work. As a result, a U.S. database of Iraq reconstruction contracts shows the project as complete "when in fact the hospital was only 35 percent complete when work was stopped," said investigators in describing the practice of "descoping" as frequent. "Descoping is an appropriate process but does mask problem projects to the extent they occur," the audit states. Responding, USAID in the report said it disagreed that its descoping of the hospital project was "effectively a contract termination," but that it had changed the work because of escalating costs and security problems. Mark Tokola, the director of the Iraq transition assistance office, also responded that the database the IG's office reviewed of Iraq reconstruction contracts was incomplete. [...]
Il rapporto ha quindi duplice valenza; da una parte attesta che tutta questa guerra e tutto ciò che ne è seguito, è mascherata da tutta una serie di bugie (raccontate dagli stessi che pretendono il voto del contribuente e la sua fiducia nell'amministrazione della cosa pubblica) e in secondo luogo che tutto questo denaro finisce direttamente nelle tasche dei contractors che stipulano i contratti, che nemmeno si premurano di portare a termine vista la copertura istituzionale di cui godono. Redistribuzione di soldi di tutti verso i più ricchi e bugie, due caratteristiche che non costituiscono certo una novità quando si tratta di analizzare la gestione governativa della refurtiva pubblica.

28 aprile 2008

Toyota: meschina e poco "verde"?

In quanto costruttrice di macchine ibride, la Toyota si vanta di avere l'immagine pubblica di una compagnia ambientalmente responsabile. Per rafforzare questa immagine la Toyota si avvale anche di spot commerciali [*1] che rimarcano l'animo verde della sua vettura di punta nel settore delle "SULEV" (Super Ultra Low Emission Vehicle, Veicolo a emissioni ultrabasse). Auto che grazie alle sue basse emissioni si è aggiudicata il premo di Auto dell'Anno del 2005. Risulta particolarmente deludente la notizia che la Toyota sia stata inserita dalla Corporate Accountability International (CAI) nell'Hall of Shame (una sorta di "lista della vergogna") dell'anno 2008 [*2]. Questa nomination è dovuta al fatto che in realtà la compagnia è molto meno verde di quanto faccia credere al pubblico. La Toyota da tempo sta portando avanti operazioni di lobbying per evitare che il Congresso faccia passare la proposta di aumentare le prestazioni dei veicoli a 35 miglia per gallone entro il 2020 (nonostante la Prius, a detta del costruttore, ne faccia già 48):
[*3] Toyota is actively lobbying Congress to defeat the proposed measure to increase fuel-efficiency standards to 35 mpg by 2020. The standard would cut more than 200 million metric tons of global warming pollution in 2020 alone. Toyota’s DC lobbying team says its engineers “don’t know how” to meet the standard. Could these be the same engineers that already make cars that get 48 mpg? And the same company that already meets Japan’s more rigorous standards? Toyota’s technological know-how seems not to be the main roadblock here.
La compagnia inoltre fa parte della Alleanza dei costruttori di automobili, un'associazione commerciale che conta 9 delle più grandi case automobilistiche al mondo che si sta opponendo fermamente ad ogni tentativo della California di approvare un decreto per la riduzione dei gas serra. La Toyota ha mantenuto lo stesso atteggiamento in molti altri stati favorevoli a fissare una quota di vendite alle automobili a basse emissioni. Nonostante queste posizioni, molti americani sono tuttora convinti che la casa automobilistica sia in prima fila nella lotta contro il global warming. In sostanza, finchè si tratta di convincere il pubblico che l'ambientalismo sia cosa buona e giusta (e non l'ennesimo pretesto per drenare risorse e redistribuirle agli amici), sono tutti in prima linea. Quando Toyota vede la propria produzione industriale a rischio le cose iniziano a cambiare. A meno che non si tratti di dividersi i sussidi [*4] o scaricare gli ennesimi costi sui consumatori [*5].

25 aprile 2008

'Jihad Land', il parco divertimenti di Baghdad

Mr Mengele, presidente della Zyklon-B, una compagnia privata con sede a Los Angeles, sta versando milioni di dollari per lo sviluppo del "The Baghdad Jihad and Torture Entertainment Experience", un gigante parco divertimenti in stile americano che presenterà un parco per il waterboarding, camere di tortura, una prigione sotterranea funzionante e un museo delle atrocità di guerra americane e degli strumenti di tortura. Si tratta di una nuova generazioni di pionieri nella terra di frontiera irakena. Il parco sarà disegnato dallo stesso studio che ha progettato Disneyland. Mr. Mengele ha dichiarato che "Gli irakeni hanno bisogno di questo tipo influenza positiva. Il parco avrà un grande impatto psicologico e ci renderà molto ricchi - in sostanza stiamo facendo a queste persone le stesse cose che abbiamo fatto per molti anni - sfruttandoli per il nostro guadagno". La zona di 50 acri del parco si trova vicino alla fortificata Zona Verde e circonda il già esistente centro di torture di Baghdad e la prigione di Abu Ghraib, costruiti dopo l'invasione americana del 2003. Prima dell'invasione l'area era utilizzata come parco divertimenti per i bambini e gli abitanti di Baghdad.

[Gli irakeni verranno spruzzati di uranio impoverito ai cancelli d'ingresso]

Lawrence Van Hoogenstraten, un mercenario sudafricano che, subito dopo l'invasione, corse il safari di caccia all'arabo con l'asciugamano in testa, è stato assunto affinchè ci si potesse avvalere del suo aiuto. Mr Mengele, che ha stipulato una concessione per il terreno di 50 anni con il Sindaco di Baghdad per una somma non rivelata, afferma che i tempi sono maturi per l'impianto di tortura. "Penso che le persone del posto lo accetteranno con benevolenza. Lo vedranno come un'opportunità per perpetrare torture indipendentemente dal fatto che si tratti di uno sciita o di un sunnita. Sarà un posto divertente da visitare, dove poter vedere come gli States stanno amministrando l'Iraq. Pianifichiamo anche di introdurre un bordello e un cinema porno, come a Las Vegas, così che gli irakeni possano veramente tastare con mano le migliori attrattive americane. Abbiamo persino già firmato importanti contratti con le più importanti catene di fast-food, pronti a insediarsi sul terreno non appena raderemo al suolo qualche altra moschea per liberare lo spazio necessario. Ali al-Dabbagh è altrettanto ottimista: "Gli americani sono stati per l'ennesima volta davvero generosi. Certamente noi svenderemo il nostro popolo senza recriminare. Ho una villa vicino al Lago di Lugano e una sulle sponde del Lago Lemano. I nostri amici americani sono i benvenuti e hanno la facoltà di sparare e di stuprare i nostri bambini. Almeno fino a quando mi pagano profumatamente". Mr al-Dabbagh ha aggiunto che l'ingresso al parco sarà gratuito per le famiglie americane, ma devono convincersi che alcuni dei loro parenti non lasceranno mai le strutture vivi. Il costo della realizzazione del progetto si aggira attorno ai 500 milioni di dollari e il suo sviluppo sarà gestito da CIA e Mossad. Secondo i termini della concessione edilizia Mr Mengele avrà i diritti esclusivi sugli impianti di tortura e sulla costruzione dei bordelli, che lui definisce "culturalmente stimolanti" e incredibilmente profittevoli. "Ho anche la sensazione che stiamo agendo nella direzione giusta - non tortureremo solo centinaia di irakeni, ma avremo persino ingenti profitti. Gli Stati Uniti d'America hanno esportato un'efficientissimo sistema legislativo in Iraq, che ora può essere ritenuto il nostro 51° stato". Il primo gradino del progetto, ovvero il parco per il wateroboarding, del costo di 1 milione di dollari, verrà aperto a Luglio. Il piano, interamente finanziato da Mr. Mengele e dalla CIA, è nato con l'intenzione di attrarre chiunque non sia americano o non sia un rappresentante della Halliburton. I pezzi necessari alla costruzione delle stanze delle torture saranno spediti direttamente via nave dall'America, verso le industrie di assemblaggio irakene. Mr Mengele ha intenzione di assumere molti esperti americani di waterboarding per l'addestramento del personale e ha intenzione di iniziare a vendere tavole con la scritta “American State Torture is Rad” in arabo. Lo scopo di questo gigantesco parco divertimenti è quello di attrarre investimenti stranieri nelle 192 industrie irakene.

Le fabbriche furono chiuse nel 2003 da Paul Bremer, il capo della coalizione provvisoria, che riteneva opportuno che le strutture di tortura private dovessero agire lontano dalle cronache dei media. Per Mr. Mengele l'Iraq è una grande opportunità. "L'Iraq per me è un campo aperto. Nella mia vita non ho mai avuto l'opportunità di sfruttare un paese con le riserve petrolifere e la manodopera che ha l'Iraq. Stiamo abbattendo 200 moschee al giorno per costruirci sopra delle chiese. Ho anche intenzione di introdurre il maiale nell'alimentazione degli irakeni e il governo ha già accettato la mia proposta di costruire un'industria suina a Tikrit e ne abbiamo una in programma anche a Sadr City". Mr Mengele ha intrapreso collaborazioni con diverse fabbriche, investendo decine di milioni di dollari in joint ventures per la produzione di giochi erotici per la nuova industria pornografica di Basra e di pastiglie di Viagra. Ma il progetto più ambizioso è quello del "The Baghdad Jihad and Torture Entertainment Experience", il parco divertimenti la cui costruzione conta anche dell'appoggio del Generale Petraeus. Mr. Mengele, è entusiasta di questo piano, che troverà il suo zoccolo duro "nella metà della popolazione irakena che è sotto i 15 anni e è in cerca di attrattive e divertimenti. Torture e umiliazioni fanno al caso loro".

Traduzione di un ironico articolo del dailysquib, ispirato alla notizia, questa volta reale, dell'intenzione di Lewellyn Werner (la cui parodia è il Mr. Mengele di cui sopra) di costruire un parco divertimenti nel centro di Baghdad [*1].

24 aprile 2008

Il penny e l'inflazione creata dalla Fed

Costa molto produrre soldi. Questo fatto non è tangibile solo per gli imprenditori e gli affaristi, ma anche per il Dipartimento del Tesoro. Per stampare banconote o coniare monete il Bureau of Engraving and Printing (la zecca statunitense, ndt) deve comprare tutte le risorse necessarie, compresa carta, inchiostro, macchinari e metallo. Nel caso delle banconote questi acquisti sono trascurabili in quanto è semplice aggiungere uno zero in più per coprire i costi. Per le monete non vale lo stesso discorso. Il prezzo dello zinco necessario a coniare i pennies è costantemente in crescita. Come riporta un articolo del New Yorker [*1], il costo di produzione di un centesimo oggi si aggira attorno a 1,7 centesimi; costa quindi quasi due centesimi produrne uno. Produrre una moneta a un costo maggiore rispetto al suo stesso valore è conosciuto come "signoraggio negativo". Questo fenomeno ha portato molti a mettere in discussione l'esistenza stessa del penny, proponendo di abolirlo. Comprendere il signoraggio negativo in termini economici porta invece alla conclusione opposta: le banconote da 100 dollari non dovrebbero essere più stampate.

Perchè il prezzo dello zinco sta salendo? C'è stato qualche drammatico cambiamento nell'industria mineraria o un'improvvisa catastrofe? No, perchè a confronto con molte altre valute e beni al mondo, il prezzo dello zinco non è aumentato. Piuttosto è la continua perdita di valore del dollaro la causa del prezzo in aumento. Più è grande l'offerta di un bene, minore sarà il valore di ciascuna unità. Fenomeno noto come la legge dell'utilità marginale. Applicando questa legge nell'ambito della moneta si giunge alla conclusione che quando la zecca stampa dollari, il valore degli esistenti diminuisce e quindi serviranno più dollari per acquistare metalli e altri beni. Il Governo è in grado di "stampare" denaro sia elettronicamente, manipolando i tassi di interesse, sia attraverso la creazione fisica di banconote e monete. Sebbene sia diventato molto più semplice aumentare le riserve semplicemente schiacciando un bottone, se la gente dovesse chiedere improvvisamente tutti i propri depositi bancari, sarebbe necessario che il governo stampasse un'incredibile quantità di denaro (o rifiutarsi causando più panico). Un così ingente incremento della massa monetaria causerebbe iperinflazione portando la società nel caos più totale. Il denaro è la linfa vitale dell'economia e rende il calcolo economico possibile. Le imprese sono in grado di decidere cosa produrre basandosi sui profitti, che sono valutati in termini economici. Senza soldi non può esserci un calcolo economico adeguato. Sarebbe come tentare di costruire una casa utilizzando una riga che costantemente si allarga e restringe.

In ogni caso non deve esserci iperinflazione perchè gli effetti della stampa di denaro siano percepiti.
Ogni aumento nell'offerta di denaro, per quanto sia minuscolo, diminuisce il potere d'acquisto dei dollari in circolazione e quindi distorce il calcolo economico. Ridurre il potere del governo di stampare moneta significa creare un'economia più prosperosa. Com'è possibile realizzarlo? Imporre che queste banconote vengano stampate a un signoraggio estremamente "alto" non è una soluzione perchè il governo sarà sempre tentato di pagare le spese stampando denaro. Quello che rende le monete e gli altri beni utilizzabili come valuta è semplicemente che non possono essere "stampati". Oro, rame e argento dovrebbero essere estratti dal suolo, così che il Governo sia limitato nelle spese e soprattutto nel provocare inflazione. In questo modo più sarà costoso il penny, o qualsiasi altra moneta, meglio sarà. La carta deve essere messa in discussione. Ha un senso dare a qualsiasi istituzione il diritto legale di stampare denaro ogni volta che lo ritiene necessario? Non c'è responsabilità fiscale finchè si ha un assegno in bianco.

Un esempio lampante delle devastazioni causate dalle aggressive politiche delle banche centrali è la nuova banconota da 50 milioni di dollari in Zimbabwe [*2] con cui ci si possono comprare appena tre pagnotte. Sebbene inizialmente stampare più denaro può causare un temporaneo boom economico e spingere la gente a spendere di più, un'economia del genere verrà rapidamente messa a soqquadro. La stampa di denaro del governo non migliora la condizione economica; la produzione nel mercato si. Nelle industrie in cui c'è innovazione e aumento della produzione i prezzi cadono. Ciò è palese nel settore tecnologico (le sue industrie sono quelle meno vessate dai regolamenti governativi, al contrario del sistema sanitario, dove i prezzi crescono vertiginosamente). La ragione per cui i prezzi nel settore tecnologico scendono è che il passo dell'innovazione e della produzione è più veloce dell'inflazione alimentata dal governo. Immaginate i risultati se avessimo una valuta stabile e i prezzi fossero in grado di ridursi in ogni ambito industriale.

In un mondo senza l'intervento governativo in economia e nell'offerta di moneta i prezzi cadrebbero fino a che il penny riprenderebbe la sua importanza. Invece di sminuire l'utilità del penny, gli economisti dovrebbero riconoscere la sua capacità nel combattere l'inflazione governativa e nel propugnare il ritorno a una valuta più stabile. Le monete possono essere costose da coniare per il governo, ma ci assicurano il mantenimento del loro valore, indipendentemente da quello che fanno le banche centrali.


Questa è la traduzione di un articolo di Max Raskin del Mises Institute. Potete contattarlo via mail o scrivere sul suo blog.

I vaccini possono scatenare l'autismo

Recentemente Julie Gerberding, responsabile del CDC, è stata invitata allo show House Call del Dr. Sanjay Gupta e ha spiegato che i vaccini possono provocare l'autismo in bambini particolarmente vulnerabili. Questa obiezione è stata fatta costantemente da molti genitori sin dagli anni '80, che nel corso degli anni sono stati assecondati e addirittura presi in giro per queste recriminazioni.



Approfondimenti consigliati:

23 aprile 2008

Il prezzo della benzina

Il prezzo della benzina sono messi in discussione e i dirigenti delle compagnie petrolifere sono chiamati un'altra volta a dare spiegazioni davanti al Congresso. Chiaramente molti politici sapientoni e molti consumatori lamentano il costo crescente della benzina. Prima di unirci al loro coro, facciamo un passo indietro e domandiamoci: i prezzi sono davvero così alti? Un cambio di prezzo può essere il risultato dell'inflazione, delle tasse, del cambio del rapporto tra domanda e offerta, o una combinazione delle tre cose. Per prima cosa dobbiamo prendere in considerazione l'inflazione. Il risultato della scelta della Fed di stampare troppo denaro è di far perdere potere d'acquisto al dollaro: qualcosa che costava 1,00$ nel 1950, oggi si aggira attorno agli 8,78$. Analogamente per il prezzo della benzina, che nel 1950 era di 30 centesimi per gallone. Calcolando l'inflazione un gallone oggi dovrebbe costare 2,64$, supponendo che le tasse siano le stesse. Ma non è così. Nel 1950 la tassa per ogni gallone costituiva l'1,5% del prezzo. Oggi le tasse federali, statali e locali costituiscono circa il 20% del prezzo. Prendendo quindi in considerazione inflazione e tasse (e quindi senza considerare la domanda e l'offerta) il gallone di benzina che nel 1950 costava 30 centesimi oggi dovrebbe costare 3,13$. Ma nemmeno domanda e offerta sono rimaste invariate. L'economia mondiale sta crescendo e Cina e India ne sono lampanti esempi. Allo stesso tempo gli americani continuano a preferire mettersi alla guida di SUV e camion. Per quel che riguarda la benzina gli americani non hanno la possibilità di sfruttare le loro stesse riserve petrolifere. Inoltre, per via delle disposizioni del governo, per via delle disposizioni governative, l'ultima raffineria costruita negli Stati Uniti è stata completata nel 1976. In aggiunta, il Medio Oriente è politicamente instabile, cosa che comporta una serie di rischi per la maggior fonte di approvvigionamento di petrolio. É quindi ovvio che la domanda di benzina è aumentata, mentre le forniture sono diminuite. La media del prezzo della benzina negli Stati Uniti oggi è di 3,25$. La domanda è "perchè i prezzi della benzina non sono più alti di quanto lo siano adesso?".

Prendersela con le avide compagnia petrolifere per l'aumento del prezzo della benzina è semplicemente irresponsabile. Qui di seguito ecco i margini di profitto di poche industrie selezionate:


Il servizio pubblico dell'acqua ha margini di profitto maggiori rispetto ai principali fornitori di benzina e petrolio
! Perchè nessun amministratore delegato la cui azienda ha margini di profitto maggiori rispetto a quelli delle compagnie petrolifere è chiamato a dare spiegazioni al Congresso? Chiaramente i profitti delle avide compagnie non sono il problema. Mentre poco più del nove per cento del prezzo della benzina va a costituire profitto per le compagnie, approssimativamente il venti per cento del prezzo del gallone di benzina è costituito da tasse (federali, statali e locali). Quelli che chiedono l'intervento del Governo affinchè faccia qualcosa per il prezzo della benzina o sono troppo giovani o si sono già dimenticati la crisi petrolifera del 1979. In quel periodo, le restrizioni imposte sul prezzo della benzina hanno portato ad un'impossibilità per molti di reperire la benzina (
e questo dovrebbe essere d'insegnamento anche per chi, qui, chiede a gran voce l'intervento di Mr.Prezzi, NdT). L'unica cosa peggiore del "pagare troppo" la benzina è quella di non poterla reperire a nessun prezzo. Non facciamoci influenzare da politici o giornalisti che creano notizie che non hanno riscontro nella realtà. I fatti e la logica economica devono prevalere sulla retorica.

Questo pezzo è la traduzione di un articolo di Sterling T. Terrell (Ph.D. candidate in the department of agricultural and applied economics at Texas Tech University) riferito alle recenti decisioni della Casa Bianca di creare una speciale task force [*1] per investigare su eventuali frodi perpetrate dalle compagnie petrolifere. Se volete contattarlo in prima persona questa è la sua mail, e questo il blog.

22 aprile 2008

Peak Food: problema - reazione - soluzione

Esistono tecniche di manipolazione delle masse che bisogna conoscere per cominciare a capire i meccanismi che stanno dietro a mutamenti indotti delle dinamiche sociali, legislative e geopolitiche. Una delle principali può essere definita dall'espressione "problema-reazione-soluzione". Funziona così: proporre apertamente di eliminare le libertà fonda­mentali, di iniziare una guerra, di centralizzare il potere o di tassare ulteriormente il contribuente, è controproducente, e senza delle motivazioni valide (almeno apparentemente) l'opinione pubblica si opporrà. É necessario, per poter perseguire i propri scopi, evitare di proporre apertamente e palesemente quelle cose, ricorrendo quindi al gioco sporco, ovvero alla strategia P-R-S. La sua attuazione, soprattutto avendo media [*1 - *2] e personalità di spicco dalla propria parte, è piuttosto semplice. La fase uno prevede la creazione di un problema. Potrebbe trattarsi di un "attacco terroristico", di una crisi economica [*3], di un'imminente e ipotetica catastrofe ambientale [*4]. Va bene qualsiasi cosa che faccia sentire insicuro e spaventato l'individuo e che quindi agli occhi dell'opinione pubblica ri­chieda una "soluzione". Nella fase due entrano in gioco i mezzi di comunicazione, che portano a conoscenza dell'opinione pubblica quei "problemi" che sono stati creati ad arte, presentando­glieli in un'ottica completamente distorta e del tutto finalizzata a rendere "indolore", o quantomeno sopportabile, l'applicazione della terza fase. È essenziale trovare un "capro espiatorio", dal riscaldamento globale di origine esclusivamente antropica [*5] al saudita che vive nelle grotte afghane e mette in ginocchio la potenza militare più grande al mondo, contro cui scagliare i cittadini. Una specie di Emmanuel Goldstein portato dal romanzo alla realtà. Creata la situazione di emergenza, in modo tale che ciascuno percepisca come reale un problema creato artificialmente, la gente pretenderà che "si faccia qualcosa". A questo punto è sufficiente proporre apertamente le soluzioni ai problemi creati, che a fronte di un pericolo verranno accettate senza opposizione. Tra queste soluzioni, ovviamente, figurano la centra­lizzazione del potere, il licenziamento dei funzionari o dei politici che met­tono i bastoni tra le ruote [*6], l'abolizione delle libertà fondamentali e un controllo (anche fiscale) più asfissiante sui cittadini. Grazie a questa tecnica, che sfrutta soprattutto l'emotività del singolo [*7], è facile manipolare la mente dell'opinione pub­blica al punto che essa pretenderà, o comunque permetterà, che si introducano misure che, in circostanze normali, rifiuterebbe categoricamente. In questo periodo sta emergendo sempre più su scala globale la crisi del cibo [*8 - *9], soprattutto a causa dei sussidi che i governi concedono a chi passa da terreni agricoli per scopo alimentare a quelli per il biodiesel. Un problema che quindi garantisce un notevole spostamento di risorse finanziarie (sotto forma di denaro pubblico, forzatamente preso dalle tasche del contribuente) ai grossi gruppi come Exxon e Chevron, e dall'altra parte crea un problema alimentare che diventa una grande occasione per altri colossi, i produttori di OGM:
[*IHT] Soaring food prices and global grain shortages are bringing new pressures on governments, food companies and consumers to relax their longstanding resistance to genetically engineered crops. In Japan and South Korea, some manufacturers for the first time have begun buying genetically engineered corn for use in soft drinks, snacks and other foods. Until now, to avoid consumer backlash, the companies have paid extra to buy conventionally grown corn. But with prices having tripled in two years, it has become too expensive to be so finicky. “We cannot afford it,” said a corn buyer at Kato Kagaku, a Japanese maker of corn starch and corn syrup. In the United States, wheat growers and marketers, once hesitant about adopting biotechnology because they feared losing export sales, are now warming to it as a way to bolster supplies. Genetically modified crops contain genes from other organisms to make the plants resistance to insects, herbicides or disease. Opponents continue to worry that such crops have not been studied enough and that they might pose risks to health and the environment. “I think it’s pretty clear that price and supply concerns have people thinking a little bit differently today,” said Steve Mercer, a spokesman for U.S. Wheat Associates, a federally supported cooperative that promotes American wheat abroad. The group, which once cautioned farmers about growing biotech wheat, is working to get seed companies to restart development of genetically modified wheat and to get foreign buyers to accept it. Even in Europe, where opposition to what the Europeans call Frankenfoods has been fiercest, some prominent government officials and business executives are calling for faster approvals of imports of genetically modified crops. They are responding in part to complaints from livestock producers, who say they might suffer a critical shortage of feed if imports are not accelerated. In Britain, the National Beef Association, which represents cattle farmers, issued a statement this month demanding that “all resistance” to such crops “be abandoned immediately in response to shifts in world demand for food, the growing danger of global food shortages and the prospect of declining domestic animal production.” The chairman of the European Parliament’s agriculture committee, Neil Parish, said that as prices rise, Europeans “may be more realistic” about genetically modified crops: “Their hearts may be on the left, but their pockets are on the right.” With food riots in some countries focusing attention on how the world will feed itself, biotechnology proponents see their chance. They argue that while genetic engineering might have been deemed unnecessary when food was abundant, it will be essential for helping the world cope with the demand for food and biofuels in the decades ahead.

21 aprile 2008

Prove di Legge Marziale

Da diverso tempo la Kellogg, Brown and Root, società controllata dalla Halliburton, si è aggiudicata un contratto da 385 milioni di dollari dell'Homeland Security, per la costruzione di tribunali e di strutture di detenzione, che verrebbero approntate in caso di emergenza a livello nazionale [*1]. Da un giorno all'altro i campi di prigionia dell'Homeland Security potrebbero riempirsi fino a traboccare, qualora gli Stati Uniti cadessero sotto il controllo militare d'emergenza. Infatti, gli antefatti mostrano che l'amministrazione Bush si sta preparando a questa eventualità. Gli USA hanno già il più alto tasso di carcerazione pro capite al mondo. Sotto la legge marziale, quando nessuno è libero di andare in giro a piacere, quasi tutti vengono sottoposti ad una specie di arresto "domiciliare". Gli Statunitensi hanno avuto un assaggio di questo pessimo futuro pochi giorni fa, quando con l'operazione "Sudden Impact" [*2], Tennessee, Mississippi and Arkansas sono stati sottoposti a legge marziale (il tutto lautamente finanziato dai contribuenti stessi):

Federal law enforcement agencies co-opted sheriffs offices as well state and local police forces in three states last weekend for a vast round up operation that one sheriff’s deputy has described as “martial law training”. Law-enforcement agencies in Tennessee, Mississippi and Arkansas took part in what was described by local media as “an anti-crime and anti-terrorism initiative” involving officers from more than 50 federal, state and local agencies. Given the military style name “Operation Sudden Impact”, the initiative saw officers from six counties rounding up fugitives, conducting traffic checkpoints, climbing on boats on the Mississippi River and doing other “crime-abatement” programs all under the label of “anti-terrorism”. WREG Memphis news channel 3 reported that the Sheriff’s Department arrested 332 people, 142 of whom were fugitives, or “terrorists” as they now seem to be known. Hundreds of dollars were seized and drugs recovered, and 1,292 traffic violations were handed out to speeding terrorists and illegally parked terrorists.

Gli Stati Uniti di George W. Bush si stanno gradualmente trasformando in uno stato di polizia fascista (in cui Stato e lobby si intrecciano) con il falso pretesto della “sicurezza nazionale” e della “lotta al terrorismo”.

20 aprile 2008

Affaristi inglesi vendono armi all'Iran

(*agr) La Gran Bretagna è favarevole a nuove sanzioni da parte dell'Unione Europea contro l'Iran. Lo ha detto il premier britannico Gordon Brown da Washington durante una conferenza stampa insieme al presidente americano George W. Bush. Brown ha spiegato di aver chiesto ai leader eurpoei di inaspriere le sanzioni di fronte al rifiuto di Teheran di sospendere le sue attività nucleari.

(*guardian) Investigators have identified a number of British arms dealers trading with Tehran, triggering alarm among government officials who fear Iran’s nuclear programme may be receiving significant support from UK sources. The probe by customs officers suggests that at least seven Britons have been defying sanctions by supplying the Iranian air force, its elite Revolutionary Guard Corps, and even the country’s controversial nuclear ambitions. Officials say they are perturbed by the number of British dealers who appear to be trading with Tehran, despite a third round of restrictions being recently imposed by the United Nations on exporting arms and components to Iran. However, investigators argue that it is the generous riches being offered by Iran, not any shared ideology, that is seducing the dealers. [...] Other examples involve a British millionaire arms dealer caught trading machine-guns used by the SAS and capable of firing 800 rounds a minute with a Tehran-based weapons supplier. Customs offers are also working on a number of ‘active investigations’ which include several Britons and breach sanctions aimed at curbing Iran’s military strength.

17 aprile 2008

Non è un paese per poveri

Deflagrate dagli artificieri dell'informazione e coperte dal roboante chiasso della campagna elettorale, le cifre Ocse sui salari europei hanno fatto parlottare per qualche giorno salvo poi sparire nel marasma di notizie interessanti che costantemente ci propinano. Resta il fatto che il potere d'acquisto di un italiano vale meno di un greco.
[*audionews] Gli stipendi degli italiani sono tra i più bassi tra i Paesi membri dell'Ocse. Esattamente al 23esimo posto su 30, dopo Spagna e Grecia. La classifica stilata dall'Organizzazione per lo sviluppo economico, riguarda il salario netto di un lavoratore senza carichi di famiglia ed è calcolato a parità di potere d'acquisto. Lo stipendio annuale in Italia è pari a 19.861 dollari, circa 5 mila dollari al di sotto della media.
Avete presente la vecchia barzelletta presentata in tutte le salse che iniziava con il rituale "ci sono un tedesco, un francese e un italiano"...? Ecco. Chi guadagna di meno? L'italiano! Bella vero?! Il problema è che, per quanto si rischi di diventare prolissi, va aggiornata in altro modo: "ci sono un francese, un inglese, un tedesco, un olandese, un belga, uno svizzero, uno spagnolo, un austriaco, un danese, uno svedese e un italiano... chi guadagna di meno? L'italiano!"

Ma se a questo elenco si aggiungono il portoghese e il greco, chi ride più?!

16 aprile 2008

Il fallimento di Kyoto

Il trattato di Kyoto "obbliga" tutti i paesi del mondo a ridurre le emissioni di gas che producono l'effetto serra e provocano il riscaldamento del nostro pianeta (almeno secondo una religiosa convinzione). L'India e la Cina ed altri paesi emergenti sono esclusi dagli obblighi della prima fase del protocollo di Kyoto, che nel periodo dal 2008 al 2012 impongono a tutti gli altri paesi di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 5,2 %. Eppure l'India e la Cina sono tra i paesi al mondo che più producono inquinamento. Su una popolazione mondiale di 6 miliardi di persone gli abitanti di India e Cina sono circa 2,3 miliardi. –Questa politica finisce per incentivare il trasferimento delle produzioni inquinanti in paesi che producono un inquinamento proporzionalmente maggiore (l'efficienza energetica di India e Cina, oltre che di molti altri paesi in via di sviluppo, è molto inferiore a quella delle economie sviluppate dell'Occidente). Se ne deduce che il probabile effetto netto del protocollo di Kyoto sarà un incremento e non un decremento netto dell'inquinamento. Difatti, come riporta AFP:
China has already surpassed the United States as the world's largest carbon polluter, the authors of a California study said Tuesday. "Our best forecast has Chinas CO2 (carbon dioxide) emissions correctly surpassing the United States in 2006 rather than 2020 as previously anticipated," said the study by researchers at the University of California. The report, written by economic professors Maximilian Aufhammer of UC Berkeley and Richard Carson of UC San Diego, is to be published next month in the Journal of Environmental Economics and Management. Researchers compiled information about the use of fossil fuels in various Chinese provinces and forecast an 11 percent annual growth of carbon emissions from 2004 to 2010. Previous estimates had set the growth rate at 2.5 to five percent. The spike in air pollution by China has largely cancelled out efforts by other countries' attempts to reduce greenhouse greenhouse gas emmissions in accordance with the Kyoto Protocol, the authors said.
I costosissimi sforzi dei Paesi industrializzati, saranno quindi più che compensati dall’aumento delle emissioni dei Paesi in via di sviluppo, i quali, anche se hanno siglato il trattato, non sono tenuti a rispettarlo. E la Cina è diventata la prima “fabbrica” di gas serra del pianeta. Non va trascurato, ma anzi è un problema di primaria importanza, che a fronte di un fallimento totale nei confronti della lotta alle emissioni, ci sarà un enorme costo economico da sopportare. Per l'Italia, visto che ha deciso di rinunciare per legge al nucleare, il prezzo sarà ancora più alto. Secondo gli accordi la quota di energia che, da qui al 2020, dovrà essere prodotta mediante fonti rinnovabili (idrica, geotermica, biomasse, eolica e solare) è del 20%.

Oggi in Italia questa percentuale, come da grafico, è pari al 16,4%, rispetto al 20,9% del 1994 [Fonte: *wec]. Un calo del 4,5% che manifesta una tendenza in totale opposizione ai dettami di Kyoto. Confindustria ha stimato il costo che ricadrà sulle sole imprese italiane: 500 milioni di euro l’anno per il periodo 2008-2012. Un prezzo che fatalmente le aziende scaricheranno sui consumatori e che avvantaggerà ancora di più i concorrenti di quei Paesi che si sono guardati bene dal siglare il trattato.

15 aprile 2008

La Fed ha causato la bolla immobiliare?

Uno dei pochi sviluppi positivi della bolla immobiliare statunitense è di aver portato molti economisti [*1] a riconoscere il dannoso ruolo giocato dalla Federal Reserve. Anzi, alcuni analisti hanno discusso alla CNBC della completa abolizione della Banca centrale statunitense [*2]. L'accusa nei confronti della Fed è chiara: nel tentativo di far uscire l'economia americana dalla recessione, Greenspan ha tagliato i tassi di sconto passando dal 6,5% del gennaio 2001 ad un ridicolo 1% del giugno 2003 [*3]. Dopo aver mantenuto per quasi un anno il tasso attorno all'1%, la Fed l'ha stabilmente riportato al 5,25% del giugno 2006. La connessione tra la politica monetaria della Banca centrale e il progressivo "gonfiarsi" della bolla speculativa sembra più che una semplice coincidenza. Al contrario è un classico esempio di teoria misesiana del ciclo economico, in cui tassi di interesse mantenuti artificalmente bassi, provocano cattivi investimenti [*4], a cui seguirà una recessione per correggerne le "storture" provocate nel mercato. Ironicamente, così come diversi analisti riconoscono la correttezza del punto di vista austriaco, due economisti libertari Jeffrey Rogers Hummel e David Henderson, sostengono l'opposto. Hummel e Henderson (H&H) sostengono che la Fed non va biasimata [*5] per il disastro immobiliare. Uno degli argomenti portati da H&H a difesa della Fed è che i bassi tassi dei primi anni del XXI secolo non erano poi così bassi se aggiustati in riferimento all'inflazione. Testualmente:
Why do people judge the Federal Reserve, whether under Alan Greenspan or Ben Bernanke, to be a major cause of the subprime bust? They note how low interest rates were from 2002 through 2004 and make the classic mistake of using interest rates to judge monetary policy. If interest rates are low, they reason, monetary policy must have been excessively expansionary. Years ago, Milton Friedman pointed out one problem with this reasoning by emphasizing the distinction between nominal and real rates. Nominal rates can be low because expected inflation is low, an indicator of tight monetary policy.
Sebbene il discorso di fondo sia giusto, questa spiegazione non esonera le responsabilità di Greenspan. Come riportato nel grafico 1, anche correggendo i tassi di sconto con l'inflazione, essi rimangono comunque notevolmente bassi. Bisogna tornare agli anni '70 per trovare una politica monetaria simile [*].

Come attesta l'estratto di cui sopra, H&H sono convinti che i tassi di interesse non siano un'ottimo metro di valutazione della politica economica della Banca centrale. Dal loro punto di vista sono molto più indicativi i tassi di crescita degli aggregati monetari:
The better way to judge monetary policy is by the monetary measures: MZM, M2, M1 and the monetary base. Since 2001, the annual year-to-year growth rate of MZM fell from over 20% to nearly 0% by 2006. During that time, M2 growth fell from over 10% to around 2%, and M1 growth fell from over 10% to negative rates. The Fed most directly controls the monetary base. Its year-to-year annual growth rate since 2001 fell from 10% to below 5% in 2006 and now is 2%. Also, nearly all of the growth of the monetary base went into currency, much of which is held abroad.
Le statistiche fornite dagli analisti non sono sufficientemente complete per poter valutare il problema. Il grafico 2 confronta il tasso di sconto con la crescita degli aggregati monetari:

Questo grafico fotografa ottimamente il meccanismo secondo cui la Fed conduce le sue operazioni di mercato: quanto taglia i tassi d'interesse, pompa valuta nel sistema, aumentando l'offerta di banconote. Al contrario, quando alza i tassi, riduce l'espansione monetaria. Ed è proprio quello che è avvenuto dal gennaio 2001 al giugno 2003. Inoltre per verificare quanto fosse inflazionaria la Fed ad inizio duemila possiamo confrontare i tassi di crescita della liquidità primaria M1 con quelli della massa monetaria:

Quando la Fed stava gonfiando la bolla immobiliare i tassi di crescita erano identici a quelli del 1970 [*], periodo in cui si verificò una crisi econimica, che aprì una lunga fase di instabilità (durante la quale Nixon sospese la convertibilità del dollaro in oro e in seguitò svalutò la banconota). A meno che H&H non sostengano che la Fed agì in maniera responsabile durante gli anni '70, anche il comportamento attuale della Banca centrale risulta irresponsabile e gioca un ruolo primario fra le cause dell'attuale recessione statunitense.


Questo post è la traduzione "libera" di un articolo di Robert P. Murphy. Se dovessero esserci imprecisioni o errori siete liberi di segnalarmeli direttamente qui o via mail. Se invece volete contattare l'autore questa è la sua
mail.

14 aprile 2008

La bolla immobiliare europea è esplosa

In bocca al lupo a tutti.

[*IHT] The collapse of the housing bubble in the United States is mutating into a global phenomenon, with real estate prices down from the Irish countryside and the Spanish coast to Baltic seaports and even in parts of India.
This synchronized global slowdown, which has become increasingly stark in recent months, is hobbling economic growth worldwide, affecting not just homes, but also jobs. In Ireland, Spain, Britain and elsewhere, housing markets that soared over the past decade are falling back to earth. Experts predict that some countries, like Ireland, will face an even more wrenching adjustment than the United States, with the possibility that the downturn could turn into wholesale collapse.

13 aprile 2008

Questa volta no! Appello astensionista.

Oggi mi sono imbattuto in un elenco redatto dal solito Travaglio dei condannati, prescritti, indagati e rinviati a giudizio che verranno eletti in Parlamento (o meglio, già eletti dai segretari di partito). Sono in tutto 100, massoni compresi. Allo stesso tempo, a fronte della leggerezza e del totale menefreghismo dei partiti di tutto l'arco costituzionale, è da diverso tempo che, vagando per blogs e forum, leggo sofferte riflessioni sul non voto, a dimostrazione che questa scelta toglie il sonno a moltissimi cittadini. In realtà, un'analisi seria e approfondita ci dovrebbe portare a concludere che gli unici a dover dare dei buoni motivi per votare, per esercitare questo diritto-dovere, e non semplici stimoli emozionali degni del peggior Pavlov, dovrebbero essere i signori che da 2 mesi a questa parte appaiono nelle prime 37 pagine dei quotidiani italiani (compreso "Il Foglio"). L'aspetto assurdo è che si sente spesso parlare di meno peggio, quando in realtà si tratta di uno schieramento compatto di persone che tace sull'inflazione creata dalla BCE [*1], sul 70% dello stipendio tassato [*2] e su tutte le altre amenità che giorno dopo giorno ci avvicinano sempre più alla capanna sotto il cavalcavia. Insomma, si va a votare una persona (poco importa chi) che è del tutto cosciente di peggiorarti enormemente la vita ma che ti sta coglionando a parole (altrimenti non parlerebbe di PIL e gettito). Pertanto mi sento di sottoscrivere questo appello (per quanto non ne condivida alcuni passaggi) e invitare tutti a seguirlo [*3], senza nemmeno perderci il sonno la notte:
Il 13 aprile non voteremo, non ci piegheremo ad alcun ricatto, diremo no ad elezioni truffa che preparano la legislatura dell’americanizzazione integrale del sistema politico italiano. Una legislatura i cui contenuti essenziali sono già tracciati dall’intesa Veltroni-Berlusconi, un’intesa coperta a sinistra dall’arlecchinesco arcobaleno di Bertinotti. Come ben si capisce dal testo dell’appello il nostro non è un astensionismo ideologico, astorico e decontestualizzato. Al contrario, quel che proponiamo è un astensionismo politico che trova le sue ragioni fondanti nell’attuale tornante della storia del nostro paese. Per quanto la casta di regime - sia essa di “centro”, di “sinistra” oppure di “destra” – si sforzi per dare dignità ad un finto dibattito politico, ampi settori popolari hanno già capito l’essenziale: queste elezioni sono una truffa. Un imbroglio antidemocratico che impedisce ogni vera scelta, perché le vere scelte sono state già fatte e verranno imposte al paese qualunque sia il risultato. Il rapporto di sudditanza con gli Usa si rinsalderà, insieme alla disponibilità a nuove avventure militari se Washington lo chiederà. Gli interessi delle oligarchie finanziarie saranno la preoccupazione condivisa del nuovo mostro bipartitico, mentre i privilegi del ceto politico saranno ancor più tutelati. La costituzione che prenderà forma sarà apertamente fondata sull’impresa, non più sul lavoro; mentre il sistema istituzionale (legge elettorale inclusa) verrà sempre più piegato alle esigenze delle classi dominanti, verso nuove forme di totalitarismo che includono ma non si esauriscono nel presidenzialismo. Questa è la Terza repubblica di cui già parlano, frutto velenoso dell’imbarbarimento sociale, prodotto garantito di queste elezioni truffa. Come rispondere a questo scenario? In teoria ci sono tre possibilità: il menopeggismo, l’identitarismo, il rifiuto. Il menopeggismo (rifondarolo e non solo) è l’ideologia che più ha prodotto danni, dato che il meno peggio prepara sempre il peggio. L’identitarismo di chi pensa che basti avere una falce e martello sulla scheda elettorale (Sinistra Critica, Pcl, ecc.) è comprensibile ma del tutto inefficace.

Resta il rifiuto ed è questa la scelta che proponiamo. Una scelta etica e politica. Ma il rifiuto, cioè l’astensione, non è fuga. Al contrario, esso vuol essere la premessa di una lotta più ampia che potrà svilupparsi solo a condizione di una rottura totale con l’indecente casta che chiederà il voto il 13 aprile. A volte il voto più forte è quello non dato. A noi sembra che questa volta sia proprio così.


QUESTA VOLTA NO


Quelle del 13 aprile non saranno elezioni di ordinaria amministrazione. Esse potrebbero avere conseguenze di portata storica. Le stesse oligarchie che seppellirono la prima Repubblica, sprofondata la seconda nei miasmi delle loro meschine lotte di potere, hanno deciso di fondarne una terza. I due partiti di plastica, quello di Veltroni e quello di Berlusconi (forti dell’inopinato sostegno del neonato ectoplasma di Bertinotti che ha assunto il ruolo di garante di questo imbroglio) chiedono di cambiare le “regole del gioco”, nascondendo ai cittadini quali siano il gioco e la posta in palio. Il gioco consiste nell’adottare un modello istituzionale di tipo americano, ovvero una monarchia elettiva fondata su di un bipartitismo coatto più o meno perfetto. La posta in palio, già deciso quali siano i due monarchi, è a chi dei due debba spettare il trono. Chiunque si piazzerà per primo ricorrerà infatti all’appoggio del secondo classificato (e all’avallo delle due forze di complemento, quella di Bertinotti per il PD e quella di Casini per il PdL), per fare a pezzi la Costituzione, atto obbligato per passare dalla democrazia parlamentare ad un regime presidenzialista autoritario. Da un sistema in cui la sovranità, almeno legalmente, spetta al popolo, vogliono condurci ad un altro in cui essa sarà appannaggio di ristrette oligarchie che trasformeranno i governi in docili comitati d’affari dei grandi oligopoli capitalistici, e le assemblee elettive in bivacchi schiacciati dagli stivali dell’Esecutivo.
Un sistema oligarchico che farà della democrazia una finzione procedurale, trasformando i cittadini in sudditi, non può essere altrimenti considerato che una dittatura mascherata. Sappiamo bene che questa tendenza non riguarda solo l’Italia, che essa riguarda tutta l’Europa. [...] Non si tratta solo del presidenzialismo, ma del passaggio dallo Stato di diritto allo Stato di Polizia.

In questo contesto, davanti ad elezioni il cui risultato è già sancito in anticipo, l’astensionismo di massa è la sola risposta che abbia valore etico e senso politico. [...]
.

10 aprile 2008

Il mercato nero dei derivati

Gli strumenti derivati, sono contratti di diversa natura basati sull'andamento di alcune variabili. Si distinguono per il fatto, che il loro valore dipende da altre variabili, definite attività sottostanti. Il termine "derivato" indica quindi che il valore del contratto deriva, appunto, dal valore di un altro strumento finanziario oppure da un'attività o ancora da un altro indice sottostante. Questo genere di "prodotti" costituisce terreno fertile per gli speculatori, che con un investimento relativamente modesto possono permettersi giganteschi guadagni (per chi volesse leggere una spiegazione chiara ed esaustiva a riguardo consiglio la lettura di *Truffe e derivati di Ashoka). Chi segue Report con una certa frequenza ha già avuto modo di constatare quanto questi "prodotti" siano pericolosi per il piccolo risparmiatore [*Il Banco vince sempre], tanto che nel luglio del 2007 la Banca Italease si mise a vendere derivati a più di duemila clienti salvo poi trovarsi un buco di 700 milioni di euro e gli imprenditori e i piccoli risparmiatori che avevano stipulato quel genere di contratti sul lastrico. Un'operazione simile è stata effettuata dal comune di Torino, che si è fatto prestare soldi per pagare le Olimpiadi e assicurando il debito acquistando derivati, che oggi perdono... o il comune di Taranto... o la giunta Bassolino. In sostanza hanno trasferito il peso dei pagamenti alle giunte future, sempre in nell'ottica lungimirante e responsabile che caratterizza i politici di ogni angolo del globo. La situazione non è però circoscritta all'Italia, ma anzi, recentemente, Paul B. Farrel ha suonato l'allarme su Marketwatch [*1] affermando che quello dei derivati è diventato il più grande mercato nero del mondo (persino davanti ad attività cospicue come il commercio di droga e d'armi...):
The fact is, derivatives have become the world’s biggest “black market,” exceeding the illicit traffic in stuff like arms, drugs, alcohol, gambling, cigarettes, stolen art and pirated movies. Why? Because like all black markets, derivatives are a perfect way of getting rich while avoiding taxes and government regulations. And in today’s slowdown, plus a volatile global market, Wall Street knows derivatives remain a lucrative business. Recently Pimco’s bond fund king Bill Gross said “What we are witnessing is essentially the breakdown of our modern-day banking system, a complex of leveraged lending so hard to understand that Federal Reserve Chairman Ben Bernanke required a face-to-face refresher course from hedge fund managers in mid-August.” In short, not only Warren Buffett, but Bond King Bill Gross, our Fed Chairman Ben Bernanke, the Treasury Secretary Henry Paulson and the rest of America’s leaders can’t “figure out” the world’s $516 trillion derivatives.
In sintesi i derivati sono un ottimo modo per evitare tasse e regole governative (che ovviamente valgono solo ed esclusivamente per i piccoli commercianti e i dipendenti), per un giro d'affari che si aggira attorno ai 516 miliardi di dollari (nonostante Bernanke e soci abbiano difficoltà a fornire un quadro d'insieme sufficientemente chiaro sull'argomento).
Why? Gross says we are creating a new “shadow banking system.” Derivatives are now not just risk management tools. As Gross and others see it, the real problem is that derivatives are now a new way of creating money outside the normal central bank liquidity rules. How? Because they’re private contracts between two companies or institutions. BIS is primarily a records-keeper, a toothless tiger that merely collects data giving a legitimacy and false sense of security to this chaotic “shadow banking system” that has become the world’s biggest “black market.” That’s crucial, folks. Why? Because central banks require reserves like stock brokers require margins, something backing up the transaction. Derivatives don’t. They’re not “real money.” They’re paper promises closer to “Monopoly” money than real U.S. dollars. And it takes place outside normal business channels, out there in the “free market.” That’s the wonderful world of derivatives, and it’s creating a massive bubble that could soon implode.
In sintesi, un'altra bolla che scoppierà nel culo di qualche povero cristo.